domenica 19 aprile 2009

Il World Wide Web ha compiuto venti anni. Quali rischi e quali prospettive per il futuro della Rete


Esattamente venti anni fa, il 13 marzo del 1989,al CERN di Ginevra, il giovane ricercatore inglese Tim Berners Lee, oggi baronetto d'Inghilterra, sperimentò per la prima volta un sistema di collegamento tra computer e di trasferimento di dati, per mezzo dei cosiddetti ipertesti. Insieme all'invenzione del “protocollo” TCP/IP, ad opera di Vinton Cerf, la Internet aveva mosso i suoi primi passi per affermarsi come una delle più grandi innovazioni di sempre. Si era trovato il modo di inviare dei pacchetti di dati da una macchina all'altra e si era trovato il modo di far comunicare per mezzo delle linee telefoniche delle macchine, il cui uso normale, fino allora, era quello di fare calcoli sempre più complessi.

Fu l'inizio di una rivoluzione, in un tempo che ci sembra brevissimo. A distanza di soli venti anni,il mondo digitale che ci avvolge sembra una nostra seconda natura. Quell'esperimento, che il capo progetto di Berners Lee definì come eccitante, fu all'origine del cosiddetto World Wide Web e diede vita, un anno dopo, al primo sito Internet al mondo, tuttora funzionante: http://info.cern.ch.(1)

Il Web, che celebra in questi giorni i suoi primi venti anni di vita, e che noi oggi frequentiamo e usiamo per scambiare informazioni, o ricevere notizie, files, ecc e che all'origine era una piccola parte di un sistema più ampio creato per scambiare comunicazioni scientifiche tra ricercatori, ha e avrà sempre più una grande influenza per modellare la nostra immagine del mondo e per la diffusione delle conoscenze.

Tuttavia, l'avanzata trionfale di questa stupefacente infrastruttura di comunicazione, non deve farci perdere di vista le problematiche e i rischi che essa corre, in particolare per la cosiddetta “neutralità delle Rete”, come l'ha definita lo stesso Berners Lee sul suo blog o per le questioni legate alla privacy degli utenti, come ha recentemente dichiarato ad una audizione alla Camera dei Lord.(2)

Sono due aspetti che stanno scatenando un enorme dibattito, in particolare negli Stati Uniti. Gli Usa, in questo senso, funzionano come una specie di laboratorio avanzato per ciò che sarà il futuro della governance della Rete, influenzando in maniera sostanziale i livelli di accesso e di fruizione dei contenuti on line.

Quando Berners Lee e molti altri parlano di minaccia alla neutralità delle Rete si riferiscono, in sostanza, alla richiesta avanzata ai legislatori americani da alcuni grandi provider (ISP, Internet Service Provider), come At&T, Verizon, Bell, ecc., in nome del libero mercato, di creare una sorta di Internet a 2 velocità,una lenta e una veloce, in cui l'accesso a quella più veloce avviene in base alla selezione che i provider compiono per i clienti e gli utenti che pagano di più e in base al tipo di files e di applicazioni richieste.
In questo modo, una “semplice” riforma della legislazione sulle telecomunicazioni negli Usa, per via della natura di Internet, interessa tutto il globo.

Sulla neutralità delle Rete, vale la pena di riportare direttamente le parole dello stesso Berners Lee, uno dei fondatori riconosciuti della Rete, così come le troviamo sul suo blog :
“Vent'anni fa, gli inventori di Internet progettarono un'architettura semplice e generale. Qualunque computer poteva mandare pacchetti di dati a qualunque altro computer. La rete non guardava all'interno dei pacchetti. È stata la purezza di quel progetto, e la rigorosa indipendenza dai legislatori, che ha permesso ad Internet di crescere e essere utile. (...)
Quando ho progettato il Web non ho avuto bisogno di chiedere il permesso a nessuno. Le nuove applicazioni arrivavano sul mercato già esistente di Internet senza modificarlo. Allora provai a rendere la tecnologia del web una piattaforma al contempo universale e neutrale, e ancora oggi moltissime persone lavorano duramente con questo scopo. Il web non deve assolutamente discriminare sulla base di hardware particolare, software, rete sottostante, lingua, cultura, handicap o tipologia di dati.
La neutralità della rete è questo: se io pago per connettermi alla rete con una certa qualità di servizio, e tu paghi per connetterti con la stessa (o una migliore) qualità di servizio, allora possiamo iniziare una comunicazione con quel livello di qualità. Questo è tutto. I fornitori di accesso ad internet (ISP) hanno il compito di interagire tra loro affinché questo avvenga.”(...)(3)

Se una personalità di spicco come Berners Lee sente il bisogno di schierarsi apertamente contro i tentativi di privatizzazione e di selezione dell'accesso alla Rete, allora vuol dire che le minacce sono davvero serie.
Recentemente, infatti, la commissione parlamentare USA per le attività produttive ha respinto definitivamente una bozza legislativa per la riforma delle telecomunicazioni, che faceva proprio il principio di neutralità della Rete e cercava di emendare una proposta di legge già in discussione, avanzando l'ipotesi di comminare multe salatissime per tutti gli ISP che non rispettavano la parità di trattamento agli utenti dei servizi di accesso. Adesso la legge da emendare avanza e si prevede la sua approvazione per la fine di aprile.

Per quanto riguarda il nostro Paese invece, che rimane come sempre ben lontano dal livello delle discussioni che citavamo poc'anzi, si tratta solo di regolamentare uno spazio che viene definito come infido e ricco di pericoli. Eppure i vantaggi che l'uso della Rete ha portato nel lavoro o nella vita sociale sono evidenti e riconoscibili da tutti. Ma, come accade nel nostro spazio pubblico, colonizzato dai media tradizionali, che guardano con preoccupazione alla concorrenza che Internet fa loro per cercare notizie, intrattenersi con gli amici, divertirsi o scambiare conoscenze ed esperienze, si applica lo stesso meccanismo dei processi di costruzione della paura per invocare la necessità di leggi liberticide. Così, ripetendo ossessivamente la storiella della Rete anarchica e senza regole, il nuovo Far West senza sceriffi e senza tutori della legge, dove allignano criminali, truffatori e pedofili, si introducono nuovi progetti di legge che, se approvati, potrebbero portare ad un vero e proprio regresso culturale e legislativo davvero preoccupante. (4)

Ma Internet non è del tutto un luogo altro, sregolato da leggi e sanzioni. Sicuramente ci dovranno essere procedure e norme da adeguare, dovute alle caratteristiche tecnologiche del mezzo o alla distribuzione geografica ma, come ogni tutore della legge sa, non c'è reato che non possa essere perseguito se alla sua origine c'è un network digitale. A pensarci bene, forse sono molti di più i delitti non puniti nel mondo reale, data la difficoltà di avere certezze chiare in merito alla colpevolezza, mentre è sufficientemente chiaro ai solerti e informati tutori della legge che nello spazio digitale si lasciano una quantità di tracce che solo l'irrilevanza o la venialità sconsigliano dal punire....

La particolare natura del mezzo, infine, dovrebbe far propendere per un principio di prudenza e di apertura: se in vent'anni è cambiato il panorama economico e sociale in modo così radicale, perchè intervenire sul cyberspazio con questa perentorietà e ristrettezza di vedute?

Meno male che c'è l'Europa, verrebbe da dire.
E' stata infatti da poco approvata con una larghissima maggioranza una raccomandazione, presentata al Parlamento europeo dal socialista Stavros Lambrinidis (Grecia), sul “rafforzamento della sicurezza e delle libertà fondamentali su Internet”.(5)
Nel testo viene indicato chiaramente che:
- La Rete Internet dà pieno significato alla definizione di libertà di espressione, sancita all'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare nella sua dimensione "senza limiti di frontiera", ed è uno strumento fondamentale per promuovere l'acquisizione di informazioni, di competenze informatiche e per la diffusione della conoscenza;
- La Rete può rappresentare una straordinaria possibilità per rafforzare la cittadinanza attiva;
I crimini che vi si commettono devono essere combattuti con efficacia e determinazione, senza alterare la natura fondamentalmente libera e aperta di Internet;
considerando che i progressi tecnologici consentono sempre più di sorvegliare le attività dei cittadini su Internet in modo segreto e praticamente inintelligibile per il singolo, la mera esistenza di tecnologie di sorveglianza non giustifica automaticamente il loro uso, quanto invece l'interesse preponderante della protezione dei diritti fondamentali dei cittadini dovrebbe determinare i limiti e precisare le condizioni in base alle quali tali tecnologie possono essere utilizzate dai poteri pubblici o da società private. Limitazioni all'esercizio di tali diritti possono essere imposte dalle autorità pubbliche solo se conformi alla legge, necessarie, proporzionate e appropriate in una società democratica.

In definitiva, conclude l'importante determinazione che stiamo sintetizzando, si rivolgono alla Commissione Europea alcune raccomadazioni che sintetizzano le considerazioni che abbiamo ricavato dalla lettura del testo. Esse riguardano, in sostanza, il pieno e sicuro accesso a Internet per tutti, un serio impegno a combattere la cosiddetta cybercriminalità, l'attenzione costante alla protezione assoluta e a una maggiore promozione delle libertà fondamentali su Internet.


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NOTE

1) Oggi si stima che siano quasi 100 milioni i siti connessi,con più di un miliardo di utenti.
2)Rinviamo per questo particolare aspetto ai nostri interventi già apparsi su questa Rivista ai nn. 38, 39 e 40, Forme e modelli di tutela della privacy.
3) Vedi http://dig.csail.mit.edu/breadcrumbs/blog/4.
4)Vedi la seguente proposta di legge:http://blog.webnews.it/06/03/2009/ecco-il-disegno-di-legge-firmato-da-gabriella-carlucci/. Questo progetto di legge ha suscitato molte discussioni ed aspre critiche nella comunità degli addetti ai lavori, anche se per i media generalisti è da considerare una non-notizia.
5)Vai a http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P6-TA-2009-0194+0+DOC+XML+V0//IT&language=IT

sabato 18 aprile 2009

La legge sul fine vita nel paese dei cuscini soccorrevoli. In margine al caso di E. Englaro (prima parte)


Nel nostro strano paese, dove si verifica una produzione legislativa e una propensione alla giuridificazione che non trova riscontri in molti paesi occidentali avanzati, non si sono trovati il tempo e il modo, finora, di regolamentare in modo coerente e ragionevole alcune questioni legate alla bioetica, alla luce dei nuovi e complessi rapporti tra i progressi della tecnica e della medicina e le questioni etiche e deontologiche che vi sono connesse.

Il caso di Eluana Englaro, o il caso di Piergiorgio Welby del 2006, hanno posto davanti alle nostre coscienze di cittadini italiani, e di uomini, la presenza di nuovi e controversi problemi etici, insieme all'esigenza di trovare una sintesi se non definitiva almeno condivisa, che provi ad individuare un terreno d'incontro tra orientamenti culturali e etici divergenti.(1)

In controtendenza con ciò che è stato detto e scritto fin qui, vorremmo provare in questo intervento a mantenerci sul livello delle idee, delle argomentazioni e dell'analisi delle conseguenze etiche e politiche, come sempre bisognerebbe sforzarsi di fare quando si accosta l'etica, anzi la bioetica e la biopolitica, come nei casi appena richiamati.

a) Il primo punto dal quale vorremmo partire riguarda la questione dello Stato etico - e del suo assoluto rifiuto. Qualcuno forse ricorderà che la teoria hegeliana affermava che lo Stato è l'unica fonte di libertà e l'unica norma etica per il singolo, poiché solo lo stato ha coscienza di sé. La condotta dello stato, poi, non può essere oggetto di valutazioni morali da parte dell'individuo, poiché esso si pone quale fine supremo e arbitro assoluto del bene e del male.
Com'è forse più noto, le elaborazioni hegeliane, del tutto travisate e strumentalmente distorte, furono alla base di molte pratiche aberranti dei vari regimi totalitari che si sono succedute nel ventesimo secolo.
E se non si vuole ritornare a quel monstrum giuridico-istituzionale, occorrerà pur trovare qualche fondamento migliore al rapporto tra diritto ed etica e alla regolamentazione dei confini tra intervento dello Stato e spazio individuale.
Per sottrarsi all'abbraccio mortale che regolamenta in modo minuzioso le scelte etiche e a cui il singolo deve solamente obbedire, il principio etico e giuridico al quale è bene ritornare è quello dell'habeas corpus.(2)

b) In quali modi dovrebbe funzionare l'habeas corpus, dunque? In quali modi possiamo intendere i rapporti tra lo spazio minimo e intangibile dell'individuo rispetto al potere (del) sovrano? Quel caposaldo etico e giuridico nasceva, come si ricorderà, dall'esigenza di garantire, prima di tutto, l'incolumità personale del suddito rispetto al potere assoluto del re. “Non sarà alzata la mano su di te”, come recita quella formula celebre, sta a significare, per noi moderni, dopo la lezione di Montesquieu, la supremazia della legge e del diritto sulla forza e sul potere assoluto. Questo modo d'intendere l'habeas corpus, non si ferma, come avrebbe detto Isaiah Berlin, alla “libertà da”, vale a dire alla libertà intesa nel solo modo della salvaguardia da un potere coercitivo.(3)
Per continuare ad usare le categorie del grande pensatore liberale, dovremmo aggiungervi anche la “libertà di”, cioè la possibilità di esercitare quella libertà che trova il suo punto di partenza nel rispetto di ogni persona e di ogni individuo.
Oppure, secondo i più contraddittori tra i critici, dovremmo rinunciare a pensare che la nostra libertà sia solo quella di negare la sopraffazione del potere altrui ma non abbia anche a vedere, radicalmente, con un principio di autodeterminazione? Si può essere liberi senza disporre di sé stessi? Non tocca rifarsi al libero arbitrio per richiamare tutti alla possibilità e alla libertà della scelta? Come ha scritto di recente il teologo Mancuso, “ se si riconosce alla persona la libertà di autodeterminarsi nel rapporto con Dio, come fa la Chiesa cattolica a partire dal Vaticano II, quale altro ambito si sottrae legittimamente al principio di autodeterminazione? (…) La realtà è che non è possibile nessuna adesione alla verità se non passando per la libertà.” (4)
Dalla libertà che decide non è possibile deflettere, aggiunge Mancuso. Dire e fare altrimenti, sarebbe un esito strano e del tutto paradossale anche per i più strenui difensori della indisponibilità della vita.

c)A questo proposito, ci sono due posizioni che si fronteggiano nel campo nuovo e controverso della bioetica. I pensatori di area cattolica, sulla base dell'idea del dono divino, ritengono la vita sempre e comunque indisponibile e che ogni atto od omissione che determini la morte per il soggetto sia da qualificarsi come suicidio o eutanasia. Viceversa, e semplificando anche qui in modo estremo, per i pensatori che si possono definire laici, la vita è invece nella disponibilità degli individui e in ogni momento, come nel caso in cui occorra ricorrere a cure mediche ritenute lesive della dignità della vita, con le dovute cautele, e con l'assistenza di un medico, possono decidere quali cure accettare e quali rifiutare, esercitando il cosiddetto “consenso informato” per evitare quel che si è definito accanimento terapeutico. La necessità di coniare il termine accanimento terapeutico nasce, infatti, dalla crescente capacità dell’odierna medicina di regolare la durata della vita umana a prescindere dalle condizioni del paziente. Ciò viene vissuto da molti pazienti come una invasione della sfera personale e sono sempre più coloro che si oppongono a questo, rifiutando le cure. Questo sentimento di invasione è stato, quindi, tradotto con il termine medico di accanimento terapeutico il quale, pur essendo nato negli anni ’70, si è andato affermando negli anni ’80 ed è comparso per la prima volta nel codice deontologico nel 1989 con una definizione che non ha subito sostanziali modifiche nei successivi codici.(5)
Non ha suscitato altrettanto scalpore il caso della donna che dovendo combattere una cancrena ad una gamba, ne rifiutò l'amputazione, con la conseguenza di morire a causa del mancato intervento. Il caso di Eluana Englaro, ha posto, invece, il problema di stabilire il consenso o il dissenso rispetto alle cure, perchè la povera ragazza versava in stato di coma permanente da 17 anni e non si aveva la certezza di quale fosse la sua volontà rispetto alle cure proposte come necessarie. Questione approfondita e sviscerata nella lunghissima vicenda processuale.

(continua)



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NOTE

1)Quello che si è visto sin qui, invece, e quello che si vede nelle concitate discussioni intorno al ddl Calabrò sul “fine vita”, è la solita guerra di religione travestita da scontro politico (questa relazione la si può leggere, nel nostro isterico spazio pubblico, anche al contrario...).
2)Nel sistema anglosassone di common law si indica con la locuzione habeas corpus (trad. lat. "(ordiniamo che) tu abbia il corpo") l'ordine emesso da un giudice di portare un prigioniero al proprio cospetto. Ciò vale in senso stretto, poiché di solito si fa riferimento all'atto legale o al diritto in base al quale una persona può difendersi dall'arresto illegittimo di se stessa o di un'altra persona. Il diritto di habeas corpus nel corso della storia è stato un importante strumento per la salvaguardia della libertà individuale contro l'azione arbitraria dello stato.Tale sistema è stato inserito nell'importante documento della Magna Charta Libertatum (1215) successivamente a rivendicazioni di alcuni baroni inglesi.
3)Vedi Isaiah Berlin, Libertà, Feltrinelli, Milano, 2005.
4)Vito Mancuso, Non c'è fede senza libertà, La Repubblica, 9/3/2009.
5)Vedi http://www.salus.it/codice.html

sabato 11 aprile 2009

Sommario Rivista Lavoro e Post mercato

Lavoro e Post Mercato
Quindicinale telematico a diffusione nazionale a carattere giornalistico e scientifico di attualità, informazione, formazione e studio multidisciplinare nella materia del lavoro

vedi la rivista completa

Rivista n. 59 - del 01-04-2009

Sommario

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Argomento: Laboratorio sociale

DDL Fine vita: al via il confronto su Lavoro e Post Mercato (LPM)

La nostra Rivista da periodo non sospetto crede che il diritto alla vita, la difesa della vita, in qualunque sua forma, anche imperfetta, sia un diritto inalienabile dell'uomo e contestualmente un di...

La Redazione (D.P.)


Argomento: Formazione

Il valore solutorio della moneta elettronica

Un tema di particolare rilevo, per ciò che concerne lo studio della moneta elettronica ed in particolare la tutela del consumatore, è quello attinente il valore solutorio o meno della moneta elettroni...

Diego Piergrossi

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Argomento: Formazione

La Responsabilità degli Internet Providers in Germania

In Germania la responsabilità del provider è disciplinata oggi dal Geset Zur Regelung der

Rahmenbedingungen fur Informations, la legge federale entrata in vigore l’11 agosto 1997.
<...

Rita Schiarea

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Argomento: Evoluzione normativa

Il World Wide Web ha compiuto venti anni. Quali rischi e quali prospettive per il futuro della Rete

Esattamente venti anni fa, il 13 marzo del 1989,al CERN di Ginevra, il giovane ricercatore inglese Tim Berners Lee, oggi baronetto d'Inghilterra, sperimentò per la prima volta un sistema di collegamen...

Antonio M. Adobbato



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Argomento: Approfondimento

E-money: Le Linee Guida OCSE per la tutela dei consumatori nel contesto del commercio elettronico.

Solo gli specialisti della materia sono a conoscenza che ad oggi la tutela diretta degli utenti di moneta elettronica, sotto il profilo privatistico, è lasciata a provvedimenti volti in realtà a r...

Diego Piergrossi



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Argomento: Approfondimento

COMPUTER CRIMES: I.S.P. L'IDENTIFICABILITA’ DELL’AUTORE DELL’ILLECITO

La natura transnazionale della rete e la massiccia diffusione globale dei messaggi, immagini, filmati

ed ogni altro tipo di comunicazioni immesse all’interno di newsgroup, mailing list, c...

Rita Schiarea


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Argomento: Approfondimento

La legge sul fine vita nel paese dei cuscini soccorrevoli. In margine al caso di E. Englaro (prima parte)

Nel nostro strano paese, dove si verifica una produzione legislativa e una propensione alla giuridificazione che non trova riscontri in molti paesi occidentali avanzati, non si sono trovati il tempo e...

Antonio M. Adobbato