sabato 26 dicembre 2009

Un nuovo Rapporto sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza


E' stato presentato a Roma il nono Rapporto nazionale sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza realizzato dall'Eurispes e da Telefono Azzurro.(1)

Sono dunque dieci anni che l'Istituto di ricerca sociale e l'ente che si occupa della protezione dell'infanzia si pongono nella posizione di osservatori qualificati dei fenomeni più rilevanti che interessano il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza.

Si tratta di una raccolta di istantanee che cercano di individuare, nel rimescolarsi continuo di temi e di nuclei critici, quelli che sono gli aspetti più significativi di un mondo che spesso è trattato con forme ansiose o con superiore disinteresse.
Stupisce, infatti, che per quanto si tratti di ricerche metodologicamente rigorose, con campioni significativi, i risultati, per quanto parziali ed ipotetici, sembrano interessare poco o punto la pubblica opinione e coloro che sono chiamati a elaborare adeguate politiche sociali. Al più si strappa qualche titoletto di giornale, un richiamo in qualche notiziario e poi tutto scorre verso l'oblio.(2)

La questione risulta ancora più significativa se si pone attenzione al fatto che nonostante le roboanti prese di posizione e gli alti lamenti intorno alla crisi dei valori, l'attenzione verso i bambini e gli adolescenti in carne ed ossa è assai carente. Si preferisce attenersi ai saperi consolidati e, con una certa aria di superiorità, trattare con sufficienza le nuove generazioni. Non sembra, in sostanza, che le istituzioni, la politica, la collettività nel suo complesso vogliano appropriarsi di conoscenze realistiche e di strumenti adeguati d'intervento.
Le politiche formative, quelle del lavoro, le scelte di orientamento del welfare dovrebbero tener conto di queste conoscenze, ma in linea di massima ciò non avviene.

Le 40 schede che compongono il Rapporto approfondiscono macro-tematiche che vanno dall’abuso al disagio,dal bullismo al lavoro minorile, dal consumo di sostanze stupefacenti all'obesità. E ancora i temi dell'affido familiare, il rapporto tra i più giovani e la politica, le tutele dei bambini rom, ecc.

Vediamo alcuni temi generali che emergono da questo interessante rapporto.

Ricerca di identità. Si tratta di uno dei temi tipici, costitutivi delle giovani generazioni e degli adolescenti in particolare. Il contesto in cui vivono i ragazzi e gli adolescenti è quello di una “crisi” di certezze e di difficoltà nel reperire modelli positivi di sviluppo. Le famiglie, la scuola, i gruppi di pari, le realtà associative sono i luoghi in cui ragazzi ed adolescenti cercano la propria identità e in cui, però, gli adulti sembrano incapaci di fornire adeguate risposte.
Lo scarto tecnologico sembra essere uno dei punti di crisi del rapporto tra i cosiddetti “nativi digitali” e il mondo degli adulti o dei genitori.
Le apparecchiature tecnologiche sempre più complesse, la possibilità di vivere la propria esistenza attraverso percorsi e realtà virtuali, l’accesso ad una mole enorme di informazioni, fanno dei bambini e degli adolescenti una sorta di “tecno-formatori” per i propri genitori e per gli adulti in preda ai dubbi, per un gap che è insieme generazionale e tecnologico.
I genitori in primis, e gli adulti nel loro complesso, sono percepiti come non aggiornati, in genere incapaci di fornire risposte certe e plausibili.
Come è spesso accaduto in passato, per avere risposte adeguate ci si rivolge al gruppo dei pari, anche se in forme inedite e ancora non del tutto esplorate, dato che siamo alla presenza di una appropriazione naturale di strumenti relazionali complessi come le chat o i social network.
Ma le caratteristiche della Rete sono, come sappiamo, ambivalenti.. Se da un lato è lo spazio dello scambio, della conoscenza, dell’incontro, dall’altro rischia di essere un luogo di solitudine, di persone che sole stanno davanti al proprio pc o al display del telefonino. (continua)

NOTE
1)Il 20 novembre di ogni anno ricorre la Giornata internazionale dei Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Si tratta del giorno in cui nel 1989 l'Onu ha ratificato "La Convenzione sui diritti dell'infanzia"). Vedi http://www.eurispes.it/index.php e http://www.eurispes.it/index.php/Rapporto-Nazionale-sulla-Condizione-dell-Infanzia-e-dell-Adolescenza/sintesi-10d-rapporto-nazionale-sulla-condizione-dellinfanzia-e-delladolescenza.html.
2)L'indagine è stata condotta nelle scuole, su un campione di quasi 6.000 bambini e ragazzi di età compresa tra i 7 e i 19 anni.Più nel dettaglio, i dati dell’indagine sono stati elaborati a partire dalle informazioni fornite, per mezzo di questionari, compilati da 2.812 bambini tra i 7 e gli 11 anni, e da 2.991 adolescenti di età compresa tra i 12 e i 19 anni. 41 le scuole interessate, di ogni ordine e grado, dalle elementari alla scuola secondaria di II grado, telefono azzurro

domenica 20 dicembre 2009

Il lavoro adesso è wiki. E’ on line il portale tematico sul lavoro Wikilabour


Nonostante nel nostro Paese la diffusione della banda larga stenti ad allinearsi agli standard di uso e di accesso di altri paesi europei, l’uso della Rete come strumento di informazione e di aggiornamento si consolida sempre di più.

Un interessante esperimento è stato presentato recentemente a Milano e si chiama Wikilabour (http://www.wikilabour.it/Default.aspx?AspxAutoDetectCookieSupport=1), un portale sindacale (CGIL) che mette a disposizione di tutti coloro che vogliono rimanere aggiornati in ambito giuslavoristico una grande quantità di informazioni, di commenti e di approfondimenti.

L’attività politica e sindacale, si sa, vive di circolazione di informazioni e di analisi; l’idea di usare il web per affermare la propria identità politica e sindacale è alla base della diffusione della Rete sin dai suoi esordi.

L’esperimento che viene presentato a Milano ha come novità principale lo spirito wiki, quello della collaborazione degli utenti esperti che commentano, segnalano e integrano i contenuti “di servizio” offerti dal portale. (1)

L’attivismo sindacale oggi si propone anche così, soprattutto nei confronti di quei soggetti e di quelle realtà lavorative che non vogliono o non possono organizzarsi a tutela dei propri diritti con una presenza fisica o con l’accesso a qualche sede sindacale.
E’ chiaro, tuttavia, che un portale, per quanto ben fatto e ben documentato, non può sostituire integralmente il contatto diretto tra attivisti sindacali e lavoratori. Si tratta, quindi, di un utilissimo strumento di lavoro, una fonte di riferimento per orientarsi in un mare magno di norme o di provvedimenti, di opportunità e di adempimenti che spesso risultano difficili da reperire e da interpretare.

Con questa avvertenza, tutti coloro che hanno necessità di avere informazioni o di aggiornarsi sulle novità legislative possono quindi accedere al portale per conoscere i propri diritti, le varie tipologie contrattuali, le informazioni sulle retribuzioni e sui contributi da versare.

Con la creazione di un profilo individuale, poi, si può accedere a pareri tecnici o a consulenze legali più dettagliate, oltre ad essere abilitati come utenti esperti per offrire eventuali contributi personali.
I contributi degli utenti esperti, infatti, come è nello spirito wiki, fanno parte integrante dei contenuti del sito, in modo che l’offerta sia orientata alla massima chiarezza, completezza e competenza.

Per assicurare il costante aggiornamento dei contenuti, infine, un Comitato dei Garanti composto da docenti universitari ed esperti di diritto, consente sia di mantenere aggiornata l'informazione, sia di controllarne l’autorevolezza scientifica e tecnica.

NOTE
1) Com’è noto, il più importante esempio di collaborazione in Rete e fonte sempre più consultata per gli internauti, è wikipedia, l’enciclopedia gestita e aggiornata dagli utenti (http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale.) L’esperimento, lanciato qualche anno fa tra le perplessità di molti, si è invece rivelato un grande successo.

Tratto da Rivista Lavoro e Post mercato n° 75.

sabato 19 dicembre 2009

Il concetto di salute integrale per la sicurezza sul lavoro. (ultima parte)


Anche il profilo psichico rientra nel novero dei beni da proteggere; anche qui non si sceglie la via della semplice mancanza di patologie psichiche o psichiatriche per definire il raggiungimento della tutela; alla ovvia assenza di malattie psichiche va aggiunto anche l’aspetto positivo, dell’auspicabile pieno soddisfacimento, di quello che si chiama, con una locuzione entrata nel lessico delle organizzazioni lavorative, benessere organizzativo.

Non solo. Alle dimensioni sin qui richiamate, quella fisica e quella psichica, va aggiunta anche quella sociale, la più impalpabile ed indefinibile.

Man mano che ci si sposta dal lato fisico verso quello delle relazioni sociali, la tutela del benessere integrale del lavoratore include il rapporto dell’individuo-lavoratore con altri individui e con i gruppi. Si tratta di una dimensione della tutela più complessa da chiarire e da operativizzare, ma si tratta di una vera e significativa novità concettuale, giuridicamente rilevante.

L’ampliamento del concetto della salute, tradotto nelle sue componenti fisiche, psichiche e sociali, implica un mutamento anche delle relazioni tra datore di lavoro e lavoratori.

Nell’analisi e nella valutazione dei rischi che il datore di lavoro deve compiere, sotto questo profilo acquista maggiore importanza il coinvolgimento dei lavoratori nell’individuazione dei fattori di rischio. Vanno analizzati con sempre maggiore cura quei rischi meno semplici da individuare e da verificare, in particolare quelli relativi agli aspetti di organizzazione e gestione del lavoro, nonché dei contesti ambientali e sociali informali in cui si effettua l’attività lavorativa.

Last but no least, oltre all’ampliamento del concetto di salute sui luoghi di lavoro, va sottolineata l’intrinseca natura di processualità per le analisi dei rischi.
Un documento di valutazione dei rischi non è un adempimento e basta. Non è solo un elenco dei rischi, magari circostanziato ed esauriente. Deve essere soprattutto un documento condiviso e continuamente revisionato ed adeguato alle realtà concrete.
Così come la salute è da intendere come una condizione dinamica e complessa del benessere individuale e collettivo, allo stesso modo le analisi e le prescrizioni presenti in questi documenti di valutazione devono tener conto delle evoluzioni e delle specificità di ogni contesto lavorativo

martedì 8 dicembre 2009

Il concetto integrale di salute nella sicurezza sui luoghi di lavoro. (prima parte)


Come ci ricorda spesso la cronaca, con il continuo riproporsi di tragici incidenti sul lavoro, Il tema della salute e sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro è uno di quelli che occorrerebbe affrontare, oltre che con il doveroso impegno della denuncia, sempre più in termini di prevenzione e di misure organizzative adeguate.

Numerose discipline e studi specialistici, come l’ergonomia, lo studio dei sistemi organizzativi, la psicologia del lavoro, ecc. si sono negli ultimi tempi sempre più affiancate al legislatore nel proporre un adeguamento della nozione di salute, ampliando e precisando in modo considerevole la definizione del bene giuridico da proteggere nella fattispecie della sicurezza sul lavoro.

Come previsto dal Decr. Leg.vo 81/08, Il datore di lavoro è responsabile, oltre che della sicurezza fisica di base dei propri dipendenti, anche della salute mentale e sociale dei propri dipendenti e deve adeguare la propria competenza, accrescendo le proprie conoscenze in materia, alla luce del nuovo “bene giuridico da proteggere”. (1)

Egli dovrà gestire il suo potere decisionale, peraltro, con una mutata e specifica definizione di “salute” (art. 2, c.1, lett. o), alla quale il datore di lavoro dovrà prestare interesse particolare poiché essa è da intendere come uno “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità”.

Il nuovo dettato legislativo, ampliando in modo significativo la nozione di salute, ci offre una interessante e preziosa opportunità di stabilire con precisione il bene giuridico da proteggere. (2)

La nuova formulazione, peraltro, ci conduce a riflettere su alcune conseguenze significative.

In primo luogo, la salute, presa in considerazione nella recente formula, è, infatti, una condizione, vale a dire una situazione personale e collettiva sul lavoro che deve permanere nel tempo.
Questa condizione, come ci chiarisce la definizione in esame, non consiste, secondo un’interpretazione minimalista sin qui prevalente, “solo in un’assenza di malattia o d’infermità”.

In secondo luogo, se sospendiamo per un momento la disquisizione in punta di diritto sui profili di responsabilità del datore di lavoro in ordine alla sicurezza lavorativa,
Il mantenimento di tale condizione è, evidentemente, pur sempre rilevante, ma non
sufficiente a rendere il datore di lavoro esente da eventuali responsabilità;

Infatti, lo stato di salute considerato degno di protezione è quello del “completo benessere”.
Il grado della salute, la condizione di benessere, che il legislatore chiede che sia perseguito, corrispondono all’appagamento e alla soddisfazione, beninteso relativamente alla sola vita lavorativa;

La dimensione della salute nel suo dato più elementare, vale a dire nel suo aspetto fisico, continua a rappresentare una categoria essenziale da proteggere. Ma la tutela innanzitutto fisica è da perseguire, secondo la nuova nozione, ad un livello elevato, rappresentato, come si è detto prima, da “pieno appagamento”.

(continua)

NOTE
1) Secondo il DLgs 81/08, all’art. 2, c. 1, lett. b), infatti, il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa.
2) Come esplicitato nello stesso Decr. Leg.vo n. 81/08: “l’oggetto” da proteggere con la disciplina citata è rappresentato, proprio da quanto espresso nell’art. 2, c. 1, lett. o), la “salute”. Questo concetto di salute è frutto delle oramai celebre definizione data dall’OMS nel 1948 nel suo Statuto. Da notare che ci sono voluti sessant’anni per accoglierlo come criterio guida, nonostante i dibattiti che da diversi anni esistono intorno a questa definizione. Riandando alla storia, è solo dal ‘700 che abbiamo una medicina scientifica, che richiama il metodo di Ippocrate dell’osservazione. Il modello bio-medico, nato insieme alla società industriale, si occupa più della patologia, delle malattie, che non della salute e delle condizioni materiali e lavorative delle popolazioni. E’ solo negli ultimi decenni che si è affacciato il concetto di salute globale, che porta con sé un modello di salute abbastanza diverso da quello conosciuto sin qui e che intende l’individuo come unità psicofisica e non come portatore di singoli organi. Inoltre, acquista rilevanza maggiore l’interazione con l’ambiente circostante, anche nell’eventualità di un ricorso sempre più intenso alle cure genetiche e agli interventi sul DNA. E’ dal rapporto dinamico tra codici genetici ed ambiente che si profila l’esigenza di un nuovo modello di salute.

domenica 6 dicembre 2009

10 buoni motivi per il no B Day

Ieri c'è stato il no B Day.
Tra le cose migliori che ho visto c'è questo.
Fonte:www.antoniodipietro.com

Un laboratorio di cittadinanza digitale a Venezia.




Nello scorso mese di luglio ha avuto inizio a Venezia un importante progetto per innovare le comunicazioni tra cittadini e pubblica amministrazione.

La città di Venezia, sulla scia di altre esperienze già avviate a macchia di leopardo in tutta Italia, con uno stanziamento di circa 10 milioni di euro ha deciso di investire vigorosamente nella copertura con rete wi-fi di gran parte del territorio cittadino, iniziando da Canal Grande per poi estenderlo ad altri luoghi strategici del capoluogo lagunare.

Si tratta, peraltro, di un progetto che fa parte di una strategia di digitalizzazione e di innovazione nell'organizzazione delle città che ha preso il via qualche mese prima con la piattaforma Venice connected (1 ), con la quale si garantisce con un portale multilingue la possibilità di accesso ai servizi turistici della città in modo semplificato.
Poco dopo, ha preso il via un altro portale, Cittadinanza digitale, che ha reso disponibile le procedure per ottenere le credenziali per l'accesso alla Rete tramite ripetitori pubblici. (2)

La novità significativa, rispetto ad altre esperienze analoghe, è che si tratta anzitutto di una strategia di medio-lungo termine, in cui la facilità dell'offerta di accesso si coniuga alla erogazione di servizi innovativi offerti ai cittadini e ai turisti.
In secondo luogo, il tentativo è da considerarsi importante perché con la copertura di tutto il territorio, superando di gran lunga le esperienze di “illuminazione” col wi-fi di piccole porzioni del territorio, la strada scelta è quella della costruzione di una Rete proprietaria pubblica, alternativa alle infrastrutture già esistenti
I circa 10.000 chilometri di fibra ottica ad alta velocità già posati in laguna, insieme ai ripetitori wi fi, sono insieme una infrastruttura e un patrimonio strategico. Consentono di disporre di una rete ad alta velocità che acquisisce valore col tempo e che garantisce, per definizione, la neutralità della rete (3).
Tutti i cittadini veneziani hanno il diritto di connettersi gratuitamente, registrandosi sul portale di Cittadinanza digitale. La rete veneziana sarà aperta, a pagamento, anche ai turisti, con tariffe di gran lunga inferiori alle offerte commerciali.

Visto dalla prospettiva dell'amministrazione, la scommessa è quella di rendere meno fumosi i richiami all'innovazione. Essa sarà più legata ai territori, ai cittadini e alle persone in movimento, cambiando e semplificando la vita quotidiana del maggior numero di persone possibili.

Questo investimento sulle infrastrutture è decisivo per molte città che faticano nel passaggio dall'età industriale al settore dei servizi e dell'informazione.
Il tentativo è quindi duplice: si tratta in primo luogo di ripensare la cittadinanza, il rapporto tra amministrazione e cittadini. In un altro senso, si tratta di ripensare l'idea stessa di città, intesa come organismo produttivo oltre che di beni anche di servizi e di conoscenza.

Note

1)http://www.veniceconnected.com/it.
2)http://www.cittadinanzadigitale.it/.
3)Vedi ns. intervento su Lavoro e Postmercato n° 59 “ Il World wide web ha compiuto venti anni. Quali rischi e prospettive per il futuro della Rete”.

Un rapporto Eurostat sulle condizioni materiali di lavoro.


Le statistiche intorno agli incidenti sul lavoro o, come sarebbe meglio dire, in occasione di lavoro, sono abbastanza note anche al grande pubblico.

Sono meno conosciute, invece, quelle sui problemi generici di salute, legati al benessere generale, alle condizioni psicofisiche o allo stress.

Secondo uno studio di Eurostat pubblicato di recente (1), e che mette a confronto le condizioni materiali di lavoro degli europei, le cifre che emergono intorno al disagio o ai problemi di salute sui luoghi di lavoro sono abbastanza significative, visto che interessano un numero molto ampio di cittadini europei.

Molti lavoratori europei, infatti, si ritrovano a fare i conti con problemi di salute collegati alle attività quotidiane sul lavoro. Nel complesso, queste problematiche parrebbero coinvolgere più di un europeo su dieci. Sono infatti venti milioni quelli che hanno avuto problemi di salute negli ultimi dodici mesi e quasi sette milioni quelli che hanno avuto un incidente. I dati, come si diceva, sono quelli del monitoraggio effettuato dalla divisione di Eurostat che si occupa dei temi legati alle popolazioni e alle condizioni sociali.

La sofferenza psicofisica prevalente, riguarda le ossa, le articolazioni e i muscoli. In testa a questa particolare classifica dei dolori, ci sono quelli alla schiena. Altrettanto diffusi sono i problemi relativi a collo, spalle, braccia e mani.

Lo stress, la depressione e gli stati di ansia pare che colpiscano soprattutto le donne: più del 15 per cento. I problemi agli arti inferiori colpiscono circa il 10% dei lavoratori. Quelli cardiaci e al sistema circolatorio riguardano circa il 5 per cento dei lavoratori e sembrano coinvolgere di più gli uomini.

Dai dati di Eurostat, poi, risulta abbastanza evidente che l’insorgenza di questo tipo di problemi aumenta al crescere dell’età. E questo dovrebbe far riflettere anche tutti i difensori dell’allungamento dell’attività lavorativa.
Nella classe dei lavoratori tra 25 e 34 anni i casi sono tutti in una soglia da considerare fisiologica, al di sotto del 6 per cento.
I lavoratori e le lavoratrici che invece ricadono nella fascia d’età tra 55 e 64 anni la quota di chi fa i conti con queste problematiche di salute, raddoppia.
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Note

Vedi http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/health/documents/tables.pdf.