sabato 19 settembre 2009
Cittadini e Pubblica Amministrazione: come misurare i servizi resi dalla PA
La Pubblica Amministrazione e i dipendenti pubblici, si sa, non godono di buona stampa.
La reputazione complessiva dell'amministrazione pubblica, diventata facile bersaglio del ludibrio e della riprovazione generali, si può considerare al minimo storico.
Quanto nei luoghi comuni ci sia un granello – o più – di verità, lo stabiliranno i lettori.
Viene subito opportuno precisare che una realtà che comprende milioni di persone e centinaia, se non migliaia, di realtà amministrative diverse tra loro, difficilmente può essere liquidata con un giudizio dettato da impressioni estemporanee e soggettive.
Le accuse di fannullonismo lanciate con grande “vis polemica” da autorevoli cattedratici e uomini di Governo, toccando un nervo scoperto nell'opinione pubblica, si sono trasformate nella facile ricerca di un capro espiatorio, come se la PA, presa nella sua generica e indistinta interezza, fosse uno dei mali più gravi per questo nostro disgraziato Paese.
Oltre alla semplice constatazione che si predilige il giudizio sommario, inarticolato, che non prende in esame le diversità istituzionali e territoriali e che offrono delle amministrazioni pubbliche un'immagine più mossa e in chiaroscuro del semplicistico ritratto caricaturale che piace a molti e raccoglie così tanti consensi, ci sarebbe da considerare la centralità dell'amministrazione pubblica nella vita di tutti i cittadini.
E allora invitiamo tutti a tornare ai “fondamentali”, come si dice.
Cosa fa la PA?
Per andare all'essenziale, e per renderlo chiaro davvero a tutti, rende possibile l'esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti.
Tutti gli ambiti vitali e tutti i più importanti avvenimenti che riguardano la vita concreta di tutti i cittadini sono direttamente o indirettamente legati all'attività delle varie amministrazioni pubbliche istituite per questo scopo.
Lavoro, salute, istruzione, giustizia, mobilità, sostegno in caso di bisogno, ecc. sono i settori in cui si muovono le varie “macchine amministrative”, più o meno efficienti, e tutte con la “mission” di rendere possibili e praticabili dei diritti e dei doveri che, altrimenti, resterebbero inespressi e inapplicati.
In tempi di crisi e di bilanci pubblici magri, si chiede giustamente da più parti di ridurre sprechi e duplicazioni di funzioni e, dall'altro, di rendere più trasparenti e comprensibili le azioni amministrative, considerate non sempre a torto come autoreferenziali e attente più agli aspetti formali che a quelli sostanziali.
Spesso si dimentica, però, che gli stessi critici affilati che oggi mettono alla frusta l'intera PA, sono spesso gli stessi che hanno redatto le norme di funzionamento delle realtà amministrative. Inoltre, sono coloro che ne nominano i vertici i quali, almeno sulla carta, sono i responsabili del malfunzionamento della macchina.
Infine, per completare il quadro delle richieste che sono indirizzate alla PA, va citato il sempreverde argomento del “render conto”: quale rapporto c'è tra input ed output, tra risorse investite e servizi resi alla collettività? E soprattutto: quanto costano? E ancora: per i cittadini è possibile avere un'idea della qualità dell'azione amministrativa in modo da valutare i servizi pubblici e quanto la PA restituisce al contribuente in termini di servizi e risposta ai bisogni?
Un passaggio interessante, e un tentativo di dare una risposta seria e circostanziata a tutte queste domande è emerso recentemente al Forum PA, dove è stata presentata una ricerca appunto sulla misurazione delle performances della Pubblica Amministrazione.
Si tratta dei primi risultati di un progetto commissionato dal Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie denominato “MisuraPA”(1) che ha in prima battuta l'obiettivo di rendere conoscibili alcune misure che rappresentano l’azione della pubblica amministrazione nei diversi settori di policy.
Possiamo definirlo come un aggregatore, come fanno alcuni software per le notizie in rete prese da varie fonti.
Non si tratta di rilevazioni statistiche ad hoc, ma della raccolta di indicatori che già esistono perché rilevati da altri Osservatori istituzionali - Istat, Ministeri, stakeholder, istituti di ricerca - e che spesso sono dispersi in una molteplicità di luoghi o semplicemente non divulgati.
L’idea di fondo di MISURAPA è in fondo abbastanza semplice: per sapere se la Pubblica Amministrazione ha delle performances accettabili, se sono comparabili tra loro e se col tempo migliora o peggiora la qualità dei servizi resi al cittadino, si fissano alcuni parametri sulla cui base si avvia un percorso di misurazione e di valutazione.
Il sistema scelto è quello delle cosiddette 100 misure. Si individuano dieci settori sensibili della PA e per ciascuno di questi settori si individuano dieci indicatori utili come parametro di riferimento per stabilire le cosiddette eccellenze o benchmark. In questo modo si può stabilire se le performances misurate sono variate nel tempo e, cosa ancora più rilevante, si stabilisce una comparazione relativa tra sistemi regionali differenti.
I settori chiave in cui sono state identificate le 100 misure sono stati scelti in funzione della rilevanza per il cittadino, della possibilità di tradurre i risultati in indicatori e della disponibilità di dati aggiornati.
Sulla base di questi criteri i settori scelti sono: AMBIENTE, COMPETITIVITA’, GIUSTIZIA, ISTRUZIONE, LAVORO, MOBILITA’, SALUTE, SICUREZZA, WELFARE, QUALITA’ DELLA VITA.
Gli indicatori sono stati scelti in base agli aspetti rilevanti e di interesse immediato per i cittadini.
A titolo esemplificativo, prendiamo in esame il settore LAVORO. Gli indicatori rielaborati per questa ricerca sono relativi alle dimensioni della disoccupazione, alla partecipazione al mercato del lavoro, all'incontro tra domanda ed offerta, all'inserimento lavorativo, al collocamento mirato, all'innovazione per i servizi all'impiego, agli aspetti di legalità ed emersione del lavoro illegale, alla sicurezza sul lavoro, alla partecipazione alla formazione continua e alla precarietà occupazionale.
Da una comparazione tra le varie regioni su questo tema, emerge come al solito la frattura tra Sud e Centro-Nord. Trentino e Umbria risultano le regioni in cui le politiche per il lavoro risultano più efficaci, mentre in Calabria, Campania, Sardegna e Sicilia, si ottengono scarsi o insufficienti risultati.
Come si vede, si tratta di una sistema metodologicamente strutturato e che potrebbe essere esteso anche ad altri settori. Certamente si tratta di analisi meno impressionistiche e umorali di quelle che normalmente arrivano a conoscenza dell'opinione pubblica.
Oltretutto, in vista dell'annunciato e imminente sistema federale che dovrebbe a breve interessare il nostro sistema istituzionale, diventa oltremodo utile conoscere le diverse realtà amministrative e avviare un'opera di comparazione tra le varie realtà territoriali.
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Note
1)Vedi il Portale all'indirizzo http://www.misurapa.it/ . Questa ricerca è stata commissionata al Consorzio Nuova PA, costituito da Forum PA e Lattanzio e Associati. Vedi anche
http://saperi.forumpa.it/files/documents/file/portal/docs%20NuovaPA/Brochure_consorzio.pdf
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