domenica 10 gennaio 2010

Un nuovo Rapporto sulla condizione dell'infanzia (seconda ed utlima parte)


Tra i tanti temi proposti, un altro tema che sembra dominante in questo rapporto è una presenza importante di ansia e di paura nelle giovani generazioni. Il profilo dei giovani e giovanissimi italiani che viene fuori da questa analisi è quello di una generazione condizioanata dall’ansia e dalla paura.

Entrando nei dati, emerge che per il 22,6% dei bambini italiani la paura più grande è di essere rapiti. Segue un 16,3% che ha paura di essere avvicinato da sconosciuti, mentre il 16,2% teme di essere coinvolto in attentati terroristici.

Rispondendo alle domande relativa ai “pericoli vissuti” si nota come l'enfatizzazione mediatica dell’emergenza sicurezza nelle città abbia influenzato anche i piccoli italiani.
Il 39,2%, infatti, non si è sentito al sicuro andando in giro per la città. Ma anche la propria abitazione (23,8%) e la scuola (10,1%) sono luoghi che non trasmettono sicurezza.
Per quanto riguarda gli adolescenti, la paura più frequente è quella di essere vittima di violenze sessuali (17%), seguita dal timore di essere importunati da sconosciuti (11%) e di essere rapiti (9,7%). Tuttavia, il 51,6% degli adolescenti italiani ha detto di non essersi mai sentito in pericolo.

Un capitolo davvero interessante, tra gli altri, riguarda la proiezione dei ragazzi verso il futuro.
Se c'è un tempo che di necessità appartiene ai giovani, esso è il futuro.
Eppure, dal tenore delle risposte, la speranza nel futuro, di trovare un lavoro o di avere una vita soddisfacente, non emerge come un dato importante. Semmai, sembra presentarsi una diffusa consapevolezza della difficoltà dei tempi e una certa disillusione per un futuro che appare nebuloso, problematico, incerto.
Infatti, il 56,7% dei giovani si dice abbastanza (43,6%) o molto fiducioso (13,1%) di trovare un lavoro sicuro ed economicamente soddisfacente, contro un 42,2% che invece nutre poca o addirittura nessuna speranza.
Il 65,1% degli intervistati, poi, si è detto molto (21,4%) o abbastanza (43,7%) convinto che il futuro riservi la possibilità a ciascuno di trovare il lavoro che più piace mentre il 34% non è così ottimista.

Insomma sembra mancare un deciso ottimismo verso il futuro, come a rimarcare la mancanza di un progetto di progresso e di emancipazione che riguarda non solo i giovani ma tutti quanti.
D'altronde, un orizzonte di questo genere, misurato sul complesso della società italiana, offre un segnale non certo incoraggiante sulla qualità dei progetti sul futuro.
Senza entrare troppo nell'attualità politica e nelle parole d'ordine che si rincorrono sui principali mezzi d'informazione, Rete compresa, la proiezione sul futuro e sui progetti complessivi di società sembra carente o addirittura mancare del tutto. Perché, dunque, dovremmo meravigliarci se la disillusione e l'attenzione al presente sembrano dominanti nella lettura della realtà e nelle scelte di vita delle giovani generazioni?

Tratto da:Rivista Lavoro e Post mercato n° 76

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