domenica 26 ottobre 2008

Il lavoro di nuovo sullo schermo: la sicurezza sui luoghi di lavoro alla 65° Mostra di Venezia


Ci sono voluti troppi morti perché il mondo della cultura e il cinema si accorgessero di nuovo del mondo del lavoro.Adesso il cinema sembra rispondere agli appelli lanciati dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano sin dal 2006 e alle tante richieste di non dimenticare dopo le stragi sul lavoro di Torino alla Thyssenkrupp, di Marghera, di Genova, di Molfetta e di tutti quelli che con un atroce stillicidio scandiscono i numeri di una ecatombe silenziosa. Sembra ritornare, almeno in alcune operazioni culturali, e con le dovute cautele dovute al contesto sociale completamente cambiato, quello spirito della cultura impegnata, engagée, che aveva contraddistinto per alcuni decenni il cinema italiano nell'immediato dopoguerra, innervato di passione civile e di sensibilità ai problemi sociali. Al cinema, come alla letteratura, si assegnava un compito educativo, pedagogico, come a tentare un legame realtà-rappresentazione-trasformazione, con l'esplicita intenzione di partecipare al generale movimento di ricostruzione e di rinascita dopo l'esperienza del fascismo e della guerra. (1)
Film come “Ladri di Biciclette” (1948 - De Sica), sul tema della disoccupazione e della povertà o “Rocco e i suoi fratelli” (1960 -Visconti), sul tema dell'immigrazione interna in Italia, per citare due tra i più celebri, e che descrivono la parabola del movimento neorealista dall'inizio alla fine del suo percorso, sono i capofila di un nutrito gruppo di opere che avevano portato la realtà sociale più difficile e controversa sul grande schermo, compiendo un'operazione culturale di grande prestigio e di grande influenza sulla società italiana.
Tornando al tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, così come si è diffuso nell'opinione pubblica un segno di attenzione e di sensibilità intorno ad un tema colpevolmente dimenticato, rimosso per troppo tempo dalla coscienza collettiva, anche il mondo del cinema torna ad interessarsi della realtà e dei problemi della sicurezza sui luoghi di lavoro, riportando fuori dal cono d'ombra dei mezzi d'informazione la condizione durissima in cui si trovano molte realtà lavorative, tra precarietà e insicurezza.Inoltre, a testimonianza di un nuovo clima di interesse intorno a questo tema, come a voler operare più nella sfera simbolica e culturale che in quella normativa, l'associazione “Articolo 21 Liberi di” ha presentato l'iniziativa ” Carovana per il lavoro sicuro”, coordinata da Cesare Damiano, ex Ministro del Lavoro, e che ha avuto l'adesione di molte personalità del giornalismo e della cultura.Si tratta di un viaggio che unisce varie iniziative che coinvolgeranno il mondo del cinema, della musica, del teatro e del giornalismo e che farà tappa nei luoghi dove si sono consumate alcune stragi sul lavoro, da Torino a Marghera, da Molfetta a Campello sul Clitunno. “L'obiettivo dell'iniziativa, ha precisato Damiano, non è solo di commemorare queste tragedie ma anche di mettere in rete come punti simbolici questi luoghi e ribadire che non bisogna abbassare la guardia rispetto alle morti bianche e agli infortuni.”(2)
La Carovana per il Lavoro sicuro è partita i primi di settembre e durerà fino a dicembre.Tra le tappe previste c'è stata anche la mostra del Cinema di Venezia, che ha dedicato quest'anno una sezione al fenomeno delle morti bianche.(3)
Proprio nel corso dell'ultima Mostra di Venezia, giunta alla sua 65° edizione, sono stati presentati due film ( ma sarebbe meglio dire due docu-fiction), dedicati esplicitamente a questo tema.Il primo di essi, del regista Mimmo Calopresti, calabrese, famiglia operaia alla Fiat di Torino, dal titolo significativo “La fabbrica dei tedeschi”, è stato presentato alla sezione Orizzonti il 4 settembre 2008 come evento speciale, per sottolineare l'urgenza e l'importanza del tema della sicurezza.In questo film-documentario, in cui sono compresenti elementi di fiction e materiali d'archivio, si ricostruisce l'ultimo giorno di lavoro prima dell'incendio alla Thyssenkrupp di Torino che costò la vita a sette operai nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007. Con un prologo interamente di fiction, si mescolano in questo emozionante lavoro le interviste di repertorio ai parenti delle vittime, ai vigili del fuoco, ai sopravvissuti e la recitazione di attori e attrici famosi che nel film interpretano familiari e colleghi delle vittime.Come ha dichiarato lo stesso regista alla conferenza stampa, “la sicurezza nei luoghi di lavoro è un'utopia per cui vale la pena di battersi. Ho sentito un impeto fisico davanti alla tv, mentre quei ragazzi morivano. Dovevo fare qualcosa, andare lì per stare vicino a loro: alle madri, alle mogli, ai sopravvissuti.(...) A me mancano molto gli operai, quel mondo di personaggi con stipendi di m....(sic!) e condizioni di lavoro dure, mancano nel dibattito politico quasi sempre inutile, nel ping pong delle dichiarazioni, mancano sui giornali troppo pieni di gossip. Vicende come quella della Thyssenkrupp, che pure accadono spesso, trovano posto solo il giorno della tragedia.”Il cinema, ha precisato Calopresti, “ci porta dentro la realtà in maniera potente, più di qualsiasi altro mezzo” [sono un] cineasta che crede in questo mezzo per elaborare il dolore, per emozionare.”(4)
Il film, oltre che in distribuzione nelle sale, sarà trasmesso in tv in esclusiva su La 7, l'8 dicembre prossimo, all'interno di una puntata speciale de 'L'Infedele' di Gad Lerner.
Il giorno dopo, il 5 settembre, è stato presentato “Thyssen Krupp Blues”, opera di Pietro Balla e Monica Repetto. Le riprese di questo film documentario sono iniziate alcuni mesi prima della tragedia del 6 dicembre 2007. L'intento degli autori era quello di raccontare la città di Torino e la rinascita della Fiat dopo una lunga crisi. Cambiando in corso d'opera, il documentario che voleva essere il racconto della crisi e della ripresa di due aziende storiche, Fiat e Bertone, si trasforma nella cronaca di una tragedia annunciata.Il protagonista di questo documentario è Carlo Marrapodi, operaio, che, insieme ai suoi colleghi ed amici, racconta storie semplici di gente semplice, alle prese con turni massacranti e condizioni di lavoro durissime. Ma malgrado le denunce e gli appelli, nella linea 5 dell'acciaieria, in un terribile rogo, si compirà la tragedia, la morte di sette operai. Il titolo del film, dicono gli autori, è perchè tutta questa “storia ricorda un blues: melanconica, dove nessuno ha ragione, a parte quelli che sono morti. E' una storia tristissima che sottolinea la necessità delle cose che mancano, con un andamento straziante e senza nessuna possibilità di recupero.(...) E poi è una storia che potrebbe succedere a chiunque, il protagonista è un ragazzo trentenne, normale, felice che improvvisamente di fronte alla morte, per la prima volta, tocca con mano una tragedia che non ha possibilità di essere risolta, che rappresenta la fine.”Come si vede anche dal tenore delle dichiarazioni degli autori, sembra riemergere, pur se in vesti differenti rispetto al movimento neorealista, l'idea che l'espressione artistica possa contribuire a gettare luce su problemi sociali gravi e che possa contribuire a creare maggiore sensibilità e stimolare interventi intorno ad eventi che riguardano le condizioni materiali di vita di milioni di persone.C'è da augurarsi che il sistema distributivo cinematografico dia la possibilità a queste due opere di circolare e di essere viste dal maggior numero possibile di spettatori, ricavando almeno un posticino accanto ai più scanzonati cinepanettoni.
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Note
(1)Vedi
http://www.italica.rai.it/cinema/index.htm. Per inquadrare il neorealismo in letteratura, cfr. C. Muscetta, Realismo, neorealismo, controrealismo, Garzanti, Milano, 1976.
(2)Vedi
http://www.articolo21.info/notizia.php?id=7288.
(3)Vedi
http://www.labiennale.org/it/cinema/
(4)Il film, oltre che in distribuzione nelle sale, sarà trasmesso in tv in esclusiva su La 7, l'8 dicembre prossimo, all'interno di una puntata speciale de 'L'Infedele' di Gad Lerner.Vedi anche il sito dedicato alla rassegna cinematografica Cinema &/è Lavoro che si tiene a Terni dal 14 al 18 ottobre 2008, dove ci sarà anche la carovana per il lavoro sicuro:
http://www.cinemaelavoro.com/

venerdì 24 ottobre 2008

Sommario Rivista Lavoro e Post Mercato n° 48

Lavoro e Post Mercato
Quindicinale telematico a diffusione nazionale a carattere giornalistico e scientifico di attualità, informazione, formazione e studio multidisciplinare nella materia del lavoro
Rivista n. 48 - del 16-10-2008
Sommario
Argomento: Laboratorio sociale
Emergenza educativa: la morte a Derby non può essere dimenticata
I lettori della nostra rivista ci perdoneranno se anche in questo numero vogliamo trattare di quello che a parere di chi scrive è il problema dei problemi o se volete il vero quesito per il progredir...
Diego Piergrossi
continua...
Argomento: Laboratorio sociale
Il mestiere di cittadino: storie di ordinaria giustizia(?)
Il Processo di Kafka è certamente una delle letture più suggestive e più drammatiche allorquando si voglia affrontare il tema della giustizia a qualunque latitudine ci si trovi, quel che si richiedere...
La Redazione (D.P.)
continua...
Argomento: Laboratorio sociale
Il lavoro di nuovo sullo schermo: la sicurezza sui luoghi di lavoro alla 65° Mostra di Venezia
Ci sono voluti troppi morti perché il mondo della cultura e il cinema si accorgessero di nuovo del mondo del lavoro.Adesso il cinema sembra rispondere agli appelli lanciati dal Presidente della...
Antonio M. Adobbato
continua...
Argomento: Rete sociale
Assicurazioni sociali: Rivalutazione delle prestazioni economiche per infortunio sul lavoro e malattia professionale
Importanti provvedimenti quelli pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n. 238 del 10 0ttobre 2008 ci riferiamo a ben quattro decreti, due del 23 luglio e due del 30 luglio uu.ss. rispettivamente in tema ...
Henri Lazzeri
continua...
Argomento: Rete sociale
5 per mille 2006: iniziati i versamenti al terzo settore!!!
Tanto tuonò che piovve!!! Alla fine il tanto "vexato" 5 per mille 2006 sta raggiungendo i suoi legittimi destinatari!La nostra Rivista ha sempre affrontato in maniera e con to...
Pierfrancesco Viola
continua...
Argomento: Evoluzione normativa
Misure urgenti per la stabilità del sistema creditizio
L’attuale sistema economico finanziario è in una fase di crisi: tutti i giornali dagli ecomici, ai generalisti a quelli sportivi, come è d’uopo in casi di straordinario rilievo, non parlano d’altro, d...
Rita Schiarea
continua...
Argomento: Evoluzione normativa
Codice dei contratti pubblici: si cambia ancora!
Non ha tregua la disciplina del settore strategico della contrattualistica pubblica, è stato pubblicato sulla gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 231 del 2 ottobre 2008 il Decreto Legislat...
Giuseppe Formichella
continua...
Argomento: Evoluzione normativa
Lavoratori della sicurezza: novità per la Polizia Penitenziaria e le Guardie Giurate
Rilevanti novità per gli operatori della sicurezza:- in data 6 ottobre nella Gazzetta Ufficiale n. 234/2008 è stato pubblicato il DPR 4 agosto 2008, n. 153 contenente il "Regolamento recante mo...
Alba Caiazzo
continua...

sabato 11 ottobre 2008

Autorità degli insegnanti ed educazione


Capita sempre più spesso, nelle discussioni più disparate, o nei talk show più corrivi, di sentire risuonare la frase “non ci sono più gli insegnanti di una volta”, immancabilmente seguita (o preceduta, poco importa) da quella che afferma: “ ai miei tempi si, che si studiava sodo”.

Come accade frequentemente quando si affrontano di petto i luoghi comuni, una breve analisi critica è in grado di smontare con facilità gli stereotipi.

E anche in questo caso, questa fraseologia un po’ stantia mostra in filigrana quel deposito di conoscenze irriflesse e di pregiudizi infondati che circondano molti fenomeni. Così accade a proposito della perdita di autorità da parte degli insegnanti.

Eppure, mai come in questi anni, si invoca e si chiede più formazione, più educazione, più diffusione della conoscenza. In nome della competizione economica o in riferimento all’aumento e alla specializzazione delle conoscenze necessarie per vivere nelle società complesse, da molte parti si percepisce un crescente deficit di istruzioni, di competenze, di abilità, quali cause di esclusione sociale.
Con grande affanno, ma dedicandovi risorse finanziarie e intellettuali sempre più risicate, tutti però concordano sulla centralità della formazione e dell’educazione per l’accesso da posizioni di forza al “mercato del lavoro” e per evitare il rischio di marginalità economica in relazione alla competizione tra sistemi paese. (1)
Inoltre, si percepisce che tutte le agenzie educative, in primis scuola e sistema universitario, non sono più in grado di far fronte a questo aumento della domanda di formazione e di educazione e si ricorre a quella proliferazione di corsi, master, alte specializzazioni, stages, corsi di perfezionamento ecc. che inseguono o determinano una richiesta di formazione professionalizzata e tendenzialmente già impiegabile su un mercato del lavoro mutevole e complesso. Fenomeno tipico di questi ultimi anni è anche la richiesta di “supplenza educativa” della scuola o di vero e proprio maternage su questioni che prima erano attribuite alla competenza esclusiva delle famiglie. Così vediamo proliferare le educazioni alla salute, le educazioni alla legalità, le educazioni stradali, tutte le educazioni variamente assortite che la fertile fantasia ministeriale o l’emergenza di turno suggeriscono ai Ministri della Pubblica Istruzione.
Si intuisce, con questo sistema basato sull’accumulazione delle educazioni, che un meccanismo di trasmissione di vecchie e nuove conoscenze si è interrotto, ma la progettazione degli interventi o addirittura la modifica dei curricoli rimangono sempre di là da venire.
Da ultimo, al di la dell’inadeguatezza delle istituzioni educative, si lamenta una generica manchevolezza degli insegnanti a trasmettere e a costruire un nucleo solido di conoscenze adeguato alla richieste della società, a causa di una altrettanto generica perdita d’autorità che sarebbe alla base dei molti mali della scuola e del sistema della formazione. Senza considerare la vaghezza e la parzialità di queste accuse (dove stanno infatti, in questo generale sfacelo, le istituzioni e le famiglie?), dove starebbe il fondamento di questa presunta incapacità degli insegnanti a occuparsi della funzione più preziosa di ogni sistema sociale, la trasmissione delle conoscenze?
A chi attribuire, dunque, quella che viene da molti definita la mancanza di autorevolezza degli insegnanti? All’avvento della scolarizzazione di massa? Ai movimenti antiautoritari del ’68? Alle varie riforme della scuola succedutesi nel tempo? All’abolizione del voto di condotta per la promozione?Alla perdita di considerazione sociale del ruolo degli insegnanti?
E se tutto questo non fosse che l’effetto e non la causa di una più generale perdita del principio d’autorità, riguardante in special modo le società occidentali?
Ricordiamo tutti che il principio d’autorità è un potente principio ordinatore, un architrave sul quale edificare le istituzioni, gli ordinamenti legislativi, l’ordine sociale, la conoscenza, l’educazione, la trasmissione del sapere e persino l’attribuzione dei ruoli rispetto al genere. (2)Senza voler rifare a ritroso la storia delle idee a proposito del concetto d’autorità, basti ricordare qui che l’autorità, come concetto, va distinto sia dal potere politico che da quello militare. (3)
Essa ha a che fare con una dimensione quasi sacrale, religiosa, fondativa di ogni potere costituito. Anche in questo caso, non dobbiamo ripercorrere le svolte teoriche e politiche che si sono prodotte nella nostra cultura rispetto alle metamorfosi del principio d’autorità.Ricordiamo qui, per nostra comodità, che relativamente alla concezione del potere dello stato, solo con Machiavelli prima, e con Hobbes e Locke poi, si è affermata una concezione tipicamente moderna dell’autorità, svincolata dai legami religiosi e sacrali. (4)
L’opera di “laicizzazione” dello Stato è stata poi proseguita da Rousseau che, nella sua critica dell’assolutismo, fondava la legittimità dello Stato e delle istituzioni nella volontà popolare. E’ a partire da queste idee fondative, da queste nuove concezioni del principio d’autorità, che si è inaugurata l’età moderna.Cosa c’entra, si chiederanno i lettori, la crisi dell’autorevolezza degli insegnanti e delle istituzioni educative con la teoria dello Stato? In casi come questo ci si confronta con le idee fondanti della nostra civiltà, dove i fondamenti teorici che sono alla base della nostra fisionomia culturale in ambito filosofico, scientifico e letterario, interagiscono fino a delineare una figura precisa, un’autentica dimensione di antropologia culturale.
Quel che qui si intende sostenere è che la crisi del principio di autorità degli insegnanti, dei maestri, dei precettori, dei tutori (e anche dei mâitres a penser ) si radica nel più generale contesto di trasformazione del principio di autorità che ha coinvolto le moderne società occidentali. Processi di questo genere, tuttavia, sono di lunga durata, per cui risulta difficile coglierne le dimensioni e gli effetti. Se ci limitiamo a verificare i sintomi di crisi in settori prepolitici quali la pedagogia o l’istruzione, si vedrà che l’età moderna, nei suoi passaggi storici principali, si è configurata spesso come critica del principio d’autorità, definendosi come moderna proprio in opposizione a princìpi ritenuti antiquati e autoritari.Solo per citarne alcuni, la Riforma luterana, la rivoluzione scientifica di Galilei e Bacone, la nascita degli Stati Nazione e della supremazia della legge, le rivoluzioni liberali e giacobine, le teorie darwiniane, freudiane e marxiane, ecc. sono processi storici, religiosi e teorici che nella loro diversità sono unificati dalla critica del principio d’autorità: tutto deve essere sottoposto al vaglio della critica, della ragione e della sperimentazione. (5)
Allo stesso modo, anche la morale è sottoposta al vaglio della ragione e l’individuazione di ciò che è giusto e ingiusto si misura con i procedimenti razionali. Similmente, anche la configurazione dei ruoli e delle posizioni all’interno dei gruppi sociali si modifica in relazione a queste dinamiche di razionalizzazione e di secolarizzazione. (6)
Il passaggio successivo, che è importante per il discorso che stiamo conducendo, è che i processi di critica al potere autoritario, nelle sue più ampie accezioni – politico, religioso, culturale - , portano ad una trasformazione dei ruoli attribuiti a tutti coloro che per la loro attività si fondano sull’autorità o sull’autorevolezza, come nel caso degli insegnanti.L’autorità funzionale degli insegnanti, per essere veramente efficace, ha bisogno di una asimmetria e una superiorità riconosciute e mantenute come tali, sia in ambito strettamente conoscitivo che in quello più largamente educativo. I ruoli che si stabiliscono nel set educativo non possono essere sottoposti a negoziato, pena il fallimento o l’inefficienza del processo educativo. Ebbene, questo è esattamente ciò che accade. La rottura di questo schema deriva dal lungo processo di critica cui è stato sottoposta ogni forma di potere, ivi compreso il sistema educativo.
Sarebbe abbastanza fuorviante, quindi, riproporre princìpi di autorità ormai consegnati al passato, ampiamente screditati, fuori dalla sensibilità contemporanea, che li considererebbe antistorici; il compito che occorrerà assegnarsi per il futuro è piuttosto quello di ricostituire un’autorevolezza senza autorità e senza autoritarismi. Compito certo non facile.
Esso richiede, per funzionare, che coloro che si confrontano nel campo dell’apprendimento e della trasmissione del sapere, si riconoscano a vicenda e che rispettino i propri ruoli e le rispettive sfere di autonomia. Il riconoscimento reciproco, basato su un piano di uguaglianza sostanziale, oltre che formale, comporta uno scambio negoziale aperto e trasparente. Nulla si toglierebbe, in questo modello, alla superiorità conoscitiva e di esperienza degli insegnanti; allo stesso modo, nulla si toglierebbe, in termini di identità e di autonomia conoscitiva agli studenti, con un modello educativo basato sul rispetto dei ruoli. Un buon insegnante riconosce per primo i limiti delle conoscenze trasmesse, poiché ne conosce il senso complessivo di avventura intellettuale sempre aperta e sottoposta a continua revisione; un docente attento e consapevole sa anche che la scuola non è l’unica agenzia educativa, per quanto conservi ancora una sua centralità. Come dice Seneca, “gli uomini, mentre insegnano, imparano”.
La differenza, davvero rilevante e significativa, rispetto al passato, è che questa relazione aperta e problematica, è sottoposta a revisione di continuo, non è mai data una volta per tutte e va conquistata e costruita ogni giorno. Quanto agli alunni, dovrebbero sapere che la “fatica” della conoscenza e del rispetto delle prerogative degli adulti, saranno ripagate dalla comprensione del proprio ruolo sociale e della propria identità individuale, oltre che da un mondo meno ostile e incomprensibile.
Anche le ultime prese di posizione ministeriali rispetto al voto in condotta, manifestazione materiale del ripristino dell’autorità, non fanno che sottolineare questa distorsione prospettica, dettata più dalla paura e dalla nostalgia che non da una vera comprensione del problema.
Come dice giustamente un grande scrittore francese, Daniel Pennac, “il voto di condotta non è espressione della vera autorità, che nella scuola può essere solo di ordine intellettuale ed esemplare. Viviamo in un periodo segnato da una paura costitutiva cui vengono date risposte autoritarie, formali, insufficienti e chi le propone ha più paura di tutti.”A esemplificare queste parole di Pennac, il libro "La classe", di imminente pubblicazione presso Einaudi, edizione italiana di "Entre les murs", caso letterario che in Francia, grazie ad un passaparola sotterraneo, ha avuto un inaspettato successo, conquistando anche il premio France Culture-Télérama. Il tragicomico resoconto delle vicende dell'autore-prof alle prese con i suoi alunni tra le mura del liceo Mozart ha fatto molto discutere alla sua uscita nel 2006 e da quelle pagine è nato anche l’omonimo film diretto da Laurent Cantet, vincitore quest'anno della Palma d’oro e che vedremo nelle nostre sale a ottobre. Le singole giornate dell'anno scolastico, passano fra scontri e scambi surreali, alle prese con i tentativi degli alunni di districarsi tra gli ausiliari, futuri anteriori e pronomi, e quelli dei professori di trasmettere qualcosa, con un minimo di autorevolezza. Entrambi fallimentari, in un crescendo di frustrazione e situazioni tragiche, che la ripetitività rende comiche, in una scuola descritta con distacco e con l’intento di non emettere giudizi troppo frettolosi.
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NOTE
(1) Si tratta, com’è evidente, di una posizione non neutra, ideologicamente orientata, intorno al rapporto tra conoscenza e lavoro, ma è una tematica che richiederebbe uno studio apposito e che non possiamo affrontare qui.
(2) Con il termine autorità, dal latino auctoritas, derivato a sua volta da augeo, accrescere, si intende quell'insieme di attributi propri di una istituzione, di una singola persona o di gruppi rispetto ai quali i singoli individui si assoggettano in modo volontario (o in modo coercitivo, con l’autoritarismo) per raggiungere finalità eticamente ritenute superiori o degne di particolare attenzione. Come spesso accade è a Platone che va fatta risalire la prima problematizzazione del termine autorità: per il filosofo greco, la vera autorità derivava dalla conoscenza e quindi il fondamento del potere doveva essere in mano ai filosofi. Successivamente, mitiga questa concezione con il richiamo alla necessità di obbedire alle leggi. Aristotele, invece, sostiene che è la natura a stabilire chi è il governante o il governato, tentativo di pari importanza a quello platonico. Per lo stagirita, la natura stabilisce la differenza tra giovani e vecchi; i primi sono destinati ad essere governati e i secondi a governare.Cfr. Platone, La Repubblica, Mondadori, Milano,1990 e Id. Leggi e Aristotele, Politica, Laterza,Roma-Bari,1983. Sulla funzione svolta dall’autorità nelle società complesse, Vedi N.LUHMANN, Potere e complessità sociale, Il Saggiatore, Milano,1979.
(3) La prima, che i romani chiamavano potestas, si riferiva al potere dei magistrati di emanare editti e di farli rispettare; il potere militare, invece, pur provenendo da magistrati, ha caratteristiche più spiccatamente militari.C’è un secondo significato, nella parola auctoritas, “innalzare, elevare”, che specifica la peculiarità della concezione dell’autorità dell’età classica romana: il nucleo centrale di questa concezione è la sacralità della fondazione, nel senso del vincolo che essa rappresenta per tutte le generazioni future. Così i senatores, le autorità del tempo, ricevono l’autorità per tradizione e trasmissione da coloro che avevano posto le fondamenta. Cfr. su questo punto H. ARENDT, Tra passato e futuro, Garzanti, Milano, 1991. Sulla sacralità dell’autorità, cfr. il fondamentale lavoro di R. GIRARD, Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, Adelphi. Milano,1983. Al di là del contesto strettamente politico, la parola auctoritas (e degli auctores) aveva un valore intrinseco perché proveniente dalle sacre scritture e dalla rivelazione divina o, nel caso dei romani, dalla fondazione della città. Essendo oggetto di fede, e di osservanza per tradizione, esse erano il riferimento indiscusso ed indiscutibile per ogni campo del sapere e per ogni forma di conoscenza. La forza di questo principio della fondazione e della tradizione viene fatta propria dalla Chiesa cristiana, erede politica e spirituale di Roma.L’auctoritas, infine, era il principio su cui si basava la conoscenza prima del cambio di paradigma rappresentato dalla conoscenza scientifica di Galilei e di Bacone. (4) Vedi N. BOBBIO-M.BOVERO, Società e Stato nella filosofia politica moderna, Il Saggiatore, Milano, 1979. Cfr. N. MACHIAVELLI, Il Principe. Si può leggere l’opera integralmente in formato elettronico all’indirizzo: http://www.liberliber.it/biblioteca/m/machiavelli/il_principe/html/. Cfr. anche Il testo di T. HOBBES, Leviatano, Editori Riuniti, Roma, 2005. Per Hobbes, il potere si fonda interamente sul patto tra popolo e sovrano assoluto, per LOCKE nella libertà ed eguaglianza di tutti gli individui.(5) Relativamente all’accesso e alla trasmissione delle conoscenze, La Riforma Luterana, com’è noto, ha contrastato il primato della Chiesa nell’interpretazione dei testi sacri, dando la possibilità di avvicinarsi autonomamente alle scritture. Quanto alle teorie darwiniane, freudiane e marxiane, con la loro ricerca di princìpi esplicativi tratti dalla natura stessa o dalla cultura umana, è evidente che esse hanno contribuito in modo sostanziale ad un’opera di demistificazione e di razionalizzazione.
(6) Vedi G. MARRAMAO, Potere e secolarizzazione, Editori Riuniti, Roma, 1983.

SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE E SVILUPPO DELL’E-GOVERNMENT (Quarta parte)


Front office e multicanalità

Seguendo una linea inaugurata prima in California e poi fatta propria dall’amministrazione britannica, l’organizzazione dei contenuti è stata ripensata orientandosi al cittadino, strutturando la navigazione con la metafora degli eventi di vita, in funzione dei bisogni dell’utente e non dell’organizzazione della P.A. (per es. avere una casa, lavorare, gestire un’impresa). (22)
La strutturazione di un front office multicanale, inoltre, organizzata in sportelli fisici o virtuali, è presentata nell’allegato al I° avviso di e-government - Front Office e servizi di e-government per cittadini e imprese, come una soluzione appropriata per consentire agli utenti l’accesso al servizio nelle modalità più congeniali e più adeguate al contesto.
Il focus viene dunque individuato sul front end: la riorganizzazione deve essere “esplicitamente finalizzata al miglioramento del servizio all’utente” (23), la riduzione degli accessi dovrebbe comportare un miglioramento dell’efficienza e della qualità dell’erogazione stessa.
A questo proposito riportiamo un passo della ricerca Rur-Censis sulle Città digitali :” Alcuni dei progetti relativi ai servizi ai cittadini che verranno co-finanziati dal Piano e-government rivolgono l’attenzione all’integrazione dell'intero front office dell'ente con la logica multicanale. Un front-office multicanale implica un “multi-accesso” alle banche dati a disposizione dell’amministrazione, lo sviluppo di servizi informativi accessibili da parte del cittadino in tempo reale e da qualunque luogo, indipendentemente dalla tecnologia a disposizione dell’utente. Sms, Wap o Umts, sportello presidiato, chiosco, chat, portale, e-mail, fax, telefono/n° verde, call center/web call center: Sarà più facile avere notizie immediate, ad esempio, circa lo stato della viabilità della zona in cui si sta circolando o su problemi relativi a lavori in corso, o circa lo stato d’avanzamento di una pratica, evitando lunghe file agli sportelli”. (24)
Poiché i servizi forniti dalla P.A. sono in numero elevato – ad una prima mappatura sono risultati più di 500 - , l’individuazione dei servizi prioritari cerca di strutturare una scala gerarchica in relazione ai benefici attesi da parte degli utenti.
I criteri di base seguiti dalle amministrazioni per definire la lista dei servizi più importanti sono stati i seguenti:1) semplicità di implementazione;
2) la facilità dei sistemi di pagamento con carte elettroniche;
3) frequenza media dell’utilizzo del servizio;
4) diffusione dell’uso di Internet.

Il processo federalista: la P.A come network
L’impianto istituzionale della Repubblica, con la riforma del Titolo V della Costituzione, ha assunto una chiara fisionomia federalista e le modifiche che ciò comporta in relazione allo svolgimento dei compiti istituzionali vanno in direzione di una crescente sussidiarietà.L’affermazione del federalismo, tuttavia, richiede lo sviluppo di forme nuove e più efficienti di coordinamento, nuovi assetti organizzativi, nuovi rapporti istituzionali tra i due soggetti principali, le Regioni e i Comuni. Le Linee guida del giugno 2002 assegnano proprio alle ICT il compito di diventare la risorsa strategica nel rafforzare la cooperazione interistituzionale. (25)
Un documento importante per comprendere quali sono le direzioni intraprese per l’attuazione del federalismo come nuova opportunità di riorganizzazione della pubblica amministrazione italiana, è stato elaborato dal Comitato Tecnico della Commissione Permanente per l’Innovazione e le tecnologie. (26)
Questo obiettivo, viene detto in questo documento, “può essere conseguito solo mediante l’elaborazione di una visione comune dell’innovazione nello Stato federale e di un percorso condiviso per la definizione e l’attuazione di tale visione”.La questione dell’erogazione servizi a distanza, in un nuovo contesto istituzionale, viene ripensata in termini di partecipazione e di costruzione di modelli comuni – e condivisi – di erogazione e gestione.
In tale prospettiva, alle Regioni spetta in primo luogo il compito di predisporre i servizi infrastrutturali per i diversi Enti Locali, per i cittadini e per le imprese (i servizi delle reti unitarie regionali), mentre il ruolo dei Comuni è principalmente collegato alla realizzazione e erogazione della maggior parte dei servizi rivolti ai cittadini e alle imprese.
Andrebbe dunque costruito un modello comune di interazione on line con le pubbliche amministrazioni, in grado di garantire adeguati livelli di accessibilità per tutte le categorie di utenti e per consentire la stessa modalità di interazione con tutti i servizi della P.A.Gli elementi principali di questo modello riguardano, secondo i curatori del documento che stiamo qui analizzando, i seguenti aspetti:1) Il Sistema Pubblico di Connettività (SPC) : si tratta di valorizzare le esperienze già avviate e di promuovere l’integrazione e l’interconnessione delle reti regionali (RUPAR) e centrali già esistenti (RUPA). L’SPC è stato regolato dal DECRETO LEGISLATIVO 28 febbraio 2005, n.42.
2) La Struttura dei Portali: la rete di relazioni costruita deve facilitare l’utilizzazione e l’integrazione dei servizi per i diversi tipi di portali, nazionali, locali e settoriali. (27)
3) Gli strumenti di accesso ai servizi on line.
L’esigenza è quella di garantire modalità di accesso standard sicure, facili e utilizzabili per i servizi di tutte le amministrazioni, evitando la proliferazione inutile di strumenti di identificazione concorrenti e non comunicanti. (28)
(continua)
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Note
(22) Sulla metodologia che ha portato alla definizione di servizio prioritario cfr. Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie, Allegato n° 1 – al I° avviso di e-government Front Office e servizi di e-government per cittadini e imprese, 2002. Si tratta di un allegato tecnico al DPCM 14 febbraio 2002, relativo alle procedure per l’utilizzo dei fondi assegnati al finanziamento del piano d’azione di e-government, cui ha fatto seguito il cosiddetto Primo Avviso, per la selezione di Progetti proposti dalle Regioni e dagli Enti Locali per l'attuazione dell'e-Government .
(23) Allegato n° 1 – al I° avviso di e-government Front Office e servizi di e-government per cittadini e imprese, cit.,p.3. Naturalmente il back office non viene dimenticato; anzi, riacquista importanza nella cooperazione interistituzionale, quando più amministrazioni risultano coinvolte nel processo di erogazione. L’intento principale di questa cooperazione dovrebbe essere quello di evitare la fornitura di un cosiddetto “falso servizio”.
(24) Rur, Censis, Dipartimento della Funzione Pubblica, Formez, 7° Rapporto – Le città digitali in Italia, Roma, 24 febbraio 2003, p.16. La multicanalità, la disponibilità dell’accesso ad uno stesso servizio su diverse piattaforme tecnologiche, è stato uno dei requisiti fondamentali previsti dall’Avviso, ed ha quindi pesato nella valutazione dei progetti presentati. In generale, infatti, sono stati premiati progetti che prevedono l’erogazione di servizi tramite un numero elevato di canali per consentire un accesso migliore e più efficace ad un maggior numero di cittadini. Una recente indagine sull’uso della rete nell’approccio tra P.A. e cittadini ha mostrato che i servizi a distanza più soggetti a richiesta di innovazione riguardano soprattutto i servizi di base. Cfr. Censis, ForumPA, Cittadini digitali. L’innovazione nella pubblica amministrazione: gli Italiani, Internet e i nuovi servizi, Roma, 8/5/2003.
(25) Linee guida, cit., p.50 “le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono essenzialmente “strumenti per il coordinamento”, cioè tecnologie che possono facilitare e semplificare il rapporto tra soggetti diversi. Questa potenzialità, insita nell’utilizzo delle ICT, è diventata oggi una necessità nel percorso di attuazione del federalismo che prevede una cooperazione “paritaria” tra le Amministrazioni del Paese. Appare evidente che questa architettura non può essere attuata con tecnologie e metodologie tradizionali di coordinamento, ma mediante un profondo, pervasivo e consapevole utilizzo delle tecnologie ICT.” A nostro avviso, questa insistenza sulla rilevanza strategica attribuita all’innovazione tecnologica sembra smentire o attenuare l’importanza degli interventi normativi, formativi e organizzativi necessari per garantirsi un ragionevole grado di successo.
(26) Comitato Tecnico della Commissione permanente per l’Innovazione e le Tecnologie costituita tra i Presidenti delle Regioni ed il Ministro per l’Innovazione e le tecnologie, L’e-government per un federalismo efficiente – una visione condivisa, una realizzazione cooperativa. Note di riferimento per lo sviluppo dell’e-government nelle amministrazioni centrali, nelle regioni e negli enti locali, 1/4/2003.
(27) “Gli elementi di base su cui costruire una visione condivisa allo scopo di integrare il sistema dei siti/portali possono essere raggruppati nei seguenti temi-chiave:1. Struttura del Portale2. Metafora di organizzazione dei servizi, nomenclatura e ontologia semantica per la definizione dei servizi3. Elenco dei servizi disponibili4. Interfacce per la cooperazione applicativa tra le diverse amministrazioni5. Autenticazione degli utenti6. Infrastruttura di sicurezza degli enti e dei canali di accesso”, Ivi, p.13.
(28) “Le carte per l’accesso ai servizi in rete sono riconducibili a due tipologie:- la Carta d’Identità Elettronica, (CIE) emessa dai comuni in sostituzione della carta d’identità tradizionale;- le altre carte per accedere ai servizi in rete (carta sanitaria, carta tributaria,carte regionali dei servizi, carte cittadine dei servizi etc.), che devono essere conformi ad un unico standard denominato “Carta Nazionale dei Servizi” CNS). Ivi, p.19 A questi due strumenti va aggiunta anche la firma digitale, soprattutto in quei casi in cui l’erogazione del servizio si traduce in un atto amministrativo.

giovedì 9 ottobre 2008

Sommario Rivista Lavoro e Post Mercato n° 47

Lavoro e Post Mercato
Quindicinale telematico a diffusione nazionale a carattere giornalistico e scientifico di attualità, informazione, formazione e studio multidisciplinare nella materia del lavoro
Rivista n. 47 - del 01-10-2008

Sommario
Argomento: Laboratorio sociale
Lavoratori della sicurezza: necessità di un addestramento fisico e psichico adeguato. Il caso Sandri.
Si è molto parlato della morte di Gabriele Sandri, il tifoso ucciso nella sua automobile da un proiettile sparato da un operatore della sicurezza.Era l’11 novembre del 2007 in un’area di serviz...
Diego Piergrossi
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Argomento: Laboratorio sociale
Il mestiere di giornalista: quando la Hilton a Milano è più importante della strage di cristiani in India.
Dalla lettura delle prime pagine, da quelle cartacee a a quelle on line, dei quotidiani italiani -ma ahinoi non solo- più autorevoli, si ricava molte volte l'impressione di aver acquistato un periodic...
La Redazione (R.S.)
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Argomento: Rete sociale
5 per mille 2006 la beffa continua
Credo che ormai a tutti gli operatori del volontariato e del terzo settore un fatto sia chiaro che in Parlamento e al Governo prevalga l'una o l'altra fazione/polo/partito, un dato è a tutti comune: ...
Pierfrancesco Viola
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Argomento: Rete sociale
SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE E SVILUPPO DELL’E-GOVERNMENT (Quarta parte)
Front office e multicanalità Seguendo una linea inaugurata prima in California e poi fatta propria dall’amministrazione britannica, l’organizzazione dei contenuti è stata ripensa...
Antonio M. Adobbato
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Argomento: FormazioneLavoro irregolare e Sanzioni amministrative
Mai come nell'attuale contesto sociale ed economico ha assunto particolare importanza la lotta al lavoro irregolare, degna di attenzione è pertanto la recentissima Circolare dell'Agenzia dele Entrate ...
Alba Caiazzo
continua...
Argomento: Formazione
Autorità degli insegnanti ed educazione
Capita sempre più spesso, nelle discussioni più disparate, o nei talk show più corrivi, di sentire risuonare la frase “non ci sono più gli insegnanti di una volta”, immancabilmente seguita (o precedut...
Antonio M. Adobbato
continua...
Argomento: Evoluzione normativa
Giustizia: primi passi verso una riforma.
E' stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.217 del 16 settembre 2008 il Decreto Legge 16 settembre 2008, n. 143, contenente "Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudizia...
Giuseppe Formichella
continua...
Argomento: Evoluzione normativa
Afflusso di cittadini extra UE: al via le nuove disposizioni
Con l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 settembre 2008, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 2008, sono state varate nuove disposizioni urgenti di prote...
Rita Schiarea
continua...