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lunedì 5 aprile 2010

Informatizzazione e pubblica amministrazione. Il Fascicolo Sanitario Elettronico.


Entro il 2012, secondo un ambizioso piano del governo, tutte le regioni dovrebbero adottare una procedura standard per dotare di fascicoli sanitari ogni utente del Servizio Sanitario Nazionale.

Il condizionale è d’obbligo, come si dice in questi casi.
Di progetti ambiziosi sulla cosiddetta ” informatizzazione del servizi pubblici” ne abbiamo visti e sentiti tanti, ma realizzazioni concrete, condivise, semplici e alla portata di tutti ancora non ci sono.

Con questa scettica ma doverosa premessa, vediamo allora lo stato dell’arte sulla predisposizione delle procedure tecniche ed organizzative per la creazione del fascicolo sanitario.

Il punto di partenza è, come accennavamo, l’obiettivo fissato per l’Innovazione nella Sanità .(1)
Tra gli obiettivi del piano E-gov 2012 spicca la creazione del Fascicolo Sanitario Elettronico:
“ Rendere disponibile ai cittadini la propria storia clinica nel c.d. Fascicolo sanitario elettronico, assicurando che tale patrimonio informativo sia disponibile nel pieno rispetto della privacy”.

I benefici sono ovvi: la possibilità di usare le mail o accedere a qualche portale dove scaricare i propri dati sanitari a seconda della necessità sarebbe un enorme passo avanti verso la semplificazione dei rapporti tra l’amministrazione sanitaria e l’utenza. Evitare lunghe e fastidiose file, risparmiare tempo e risorse, fare consistenti risparmi di gestione sono i risultati che tutti ci auguriamo.
Il 31 dicembre 2009 è scaduto il termine concesso per la comunicazione da parte di tutte le Regioni delle sperimentazioni in corso sul fascicolo sanitario. Come al solito, ci sono Regioni in dirittura d’arrivo ed altre che non sono nemmeno partite!
Le solite Regioni del Centro Nord, Emilia, Romagna, Lombardia, Toscana, si sono già segnalate per le buone sperimentazioni condotte, tanto che in Emilia Romagna le strutture sanitarie che hanno aderito al progetto SOLE (Sanità online) offriranno ai propri utenti la possibilità di accedere ai propri dati sanitari dal pc di casa con un username ed una password. (2)
Secondo le intenzioni, entro il 2010 dovrebbero essere coinvolti tutti gli abitanti della Regione – circa 4 milioni di cittadini - e anche le strutture sanitarie private. In ogni fascicolo dovrebbe essere presente anche la scheda del medico di base, aggiornabile secondo le esigenze.

Un discorso a sé, naturalmente, concerne la tutela dei dati sensibili in materia sanitaria, come stabilito dalla normativa sulla tutela della privacy.
Come si è visto, mentre si è andati abbastanza avanti sul piano tecnico e procedurale, sulla questione della tutela della privacy si registra solamente l’intervento del Garante della Privacy che, in assenza di disposizioni specifiche, ha emanato un documento intorno alla tenuta e al trattamento dei dati presenti nel fascicolo sanitario, le Linee guida in tema di Fascicolo sanitario elettronico (Fse) e di dossier sanitario, con precise indicazioni sulle modalità di accesso, sul trattamento dei dati, sui soggetti deputati alla raccolta e alla tenuta, ecc. (3)

Un documento particolarmente importante, arrivato alla sua stesura definitiva, costituisce la base tecnica per la codifica dei documenti elaborati ed usati in ambito sanitario.
Esso è il risultato di un lavoro di elaborazione effettuato dal TSE - Tavolo di lavoro permanente
per la Sanità Elettronica delle Regioni e delle Province autonome creato per produrre gli standard tecnici di riferimento. (4)
Senza entrare nello specifico del documento tecnico, che fa parte di una serie di documenti rilasciati per predisporre il passaggio alla sanità elettronica, richiamiamo brevemente un punto essenziale per la comprensione dello sforzo che richiede la predisposizione di un modello sanitario fondato sull’immaterialità dei documenti.
Il passaggio fondamentale risiede nell’architettura tecnica scelta e nella sua condivisione tra tutti i soggetti che si trovano ad operare in campo sanitario. Lo standard prefissato è denominato HL7 - CDA, dove HL7 sta per Health Level 7 e CDA è la sigla di Clinical Document Architecture.
L’ HL7 è un organismo internazionale di standard rientrante nell’ANSI (American
National Standards Institute) e formato da specialisti del mondo sanitario che ha come
scopo la predisposizione di standard per lo scambio, la gestione e l’integrazione in
formato elettronico delle informazioni sanitarie, promuovendone l’uso all’interno delle
diverse organizzazioni assistenziali. (5)
Nel corso degli anni HL7 si è affermato come lo standard universalmente adottato a
livello internazionale per la messaggistica e per i documenti elettronici in
ambito sanitario ed è adottato da tutti i più rilevanti programmi nazionali di sanità
elettronica sia in ambito europeo che extraeuropeo.

Il Clinical Document Architecture, invece, è uno standard che specifica la struttura e la semantica di documenti clinici per lo scambio all’interno del dominio sanitario.
Un documento CDA è un oggetto informativo strutturato in grado di contenere testi,
immagini, suoni ed altri contenuti multimediali.
E’ composto da differenti blocchi informativi che veicolano informazioni relative ad esempio al paziente, al medico, alla struttura sanitaria, all’autore del documento, al firmatario del documento, agli eventi clinici, alle osservazioni o procedure mediche a cui il documento si riferisce.

Per l’approfondimento degli aspetti strutturali e per l’uso dei documenti a cui siamo abituati e che usiamo ancora in ambito cartaceo, si rimanda al documento citato e al sito http://www.sanitaelettronica.gov.it/se/.




NOTE

1) Come dice il documento di presentazione del piano” La UE vuole, entro il 2012, la riduzione del 25% degli oneri amministrativi per rafforzare la competitività; mentre la dichiarazione ministeriale di Riga (giugno 2006) punta, entro il 2010, alla riduzione del 50% dell’esclusione dei gruppi sociali svantaggiati e delle regioni arretrate” . Vedi http://www.governo.it/governoinforma/dossier/piano_e_gov_2012/. Il piano E-gov 2012, afferma il documento citato è “da una parte, un piano - flessibile e in progress - per obiettivi, proposti in collaborazione con le amministrazioni, che devono risultare raggiungibili, monitorabili, e commisurati alle risorse disponibili; dall’altra, rappresenta un impegno sia per la diffusione di servizi di rete, sia per l’accessibilità e la trasparenza della pubblica amministrazione al fine di avvicinarla alle esigenze di cittadini e imprese.” Basti ricordare che il fascicolo sanitario elettronico era stato inserito nei progetti di innovazione anche nei piani precedenti e che nelle intenzioni doveva essere completato entro il 2010.
2) Vedi http://www.progetto-sole.it/consultazione/obiettivi.php. In Lombardia, invece, l’accesso ai propri dati sanitari dovrebbe essere possibile con l’uso di una smart card, mentre la Ligura ha scelto la dizione di conto corrente salute.
3) Vedi http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=1633793.
4) Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie – TSE –Tavolo di Lavoro permanente per la sanità elettronica, Standard tecnici per la creazione del documento di prescrizione secondo lo standard HL/ - CDA Rel. 2 – 22/4/2009 – Versione 02.00 – Stato def.. Si trova all’indirizzo http://www.sanitaelettronica.gov.it/se/documenti/TSE-IBSE-RMMG-CDA2-Prescrizione-v02%2000-rid-DEF.pdf. Il TSE è composto dai rappresentanti del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, del Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali, delle Amministrazioni Regionali e delle Province Autonome ed è coordinato dal Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie.
5) Vedi http://www.hl7.org..

mercoledì 12 novembre 2008

SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE E SVILUPPO DELL’E-GOVERNMENT (Ultima parte)


I Centri Regionali di Competenza (CRC)

Il Piano d’azione sull’e-government nel nostro paese, così come è stato proposto nel Primo Avviso, ha configurato una metodologia d’intervento orientata a privilegiare un’aggregazione virtuosa tra amministrazioni e a richiedere una progettualità finalizzata alla realizzazione di servizi on-line e alla costruzione di meccanismi di riuso delle soluzioni, con lo scopo di favorire lo scambio di esperienze e competenze tra Amministrazioni.
Il numero di progetti presentato, come si legge nel Primo Rapporto sull’innovazione nelle regioni d’Italia, è piuttosto elevato: 377. Dopo una lunga valutazione, il numero di progetti co-finanziati definitivo è di 134.

L’attuazione dell’e-governement locale si è sviluppata grazie ad una stretta cooperazione tra le Regioni e le autonomie locali e ad una positiva collaborazione con le strutture centrali, tramite l’attivazione di strutture nazionali e regionali.
Le strutture nazionali sono state individuate nel DIT e nel Centro Tecnico, al fine di garantire un supporto politico e tecnico efficace alla prima fase del piano di e-government in Italia; a livello locale, invece, sono stati costituiti, a partire dal 2002, assieme alle Regioni e con il sostegno del Dipartimento della Funzione Pubblica, i Centri Regionali di Competenza per l’e-government e la società dell’informazione (CRC).(28)

I Centri regionali di competenza sono strutture di carattere operativo, diffuse sul territorio regionale, con il ruolo di facilitatori nell'attuazione dei processi di innovazione attraverso la realizzazione di piani di attività formative, informative e di assistenza agli Enti Locali nell’attuazione dei progetti di e-government e in generale dei piani per la società dell’informazione. (29)
Gli obiettivi stabiliti per i CRC sono così sintetizzabili:
- supportare e rafforzare le competenze degli Enti Locali nello sviluppo di iniziative per l’e-government e la SI, in coerenza con gli obiettivi fissati dalle Linee Guida del Governo;
- aumentare l’attenzione e comprensione dei decisori pubblici rispetto ai problemi da affrontare, al ruolo propulsivo che possono assumere per il cambiamento, e l’importanza di “fare sistema”;
- diffondere modelli, approcci e strumenti condivisi su aspetti critici (organizzativi, gestionali, culturali, ecc.) dei processi di innovazione nell’amministrazione pubblica;
- sviluppare la cooperazione su questi temi nei sistemi regionali e su scala interregionale;
- garantire una informazione tempestiva e efficace sullo stato di attuazione e sui risultati delle politiche regionali e nazionali per la SI”.

Sotto il profilo organizzativo, si è scelto di avviare in ogni regione un Team di Progetto; da parte delle strutture centrali si mette a disposizione un consulente senior e 1-2 figure junior, in genere professionisti con competenze multi-disciplinari, già operanti nel contesto locale; beni strumentali per il Team di Progetto; servizi di varia natura gestiti dallo staff centrale presso il Formez, a supporto delle attività sul territorio e della creazione del network nazionale dei CRC. Le Regioni, a loro volta, mettono a disposizione proprio personale, in grado di partecipare con continuità alle attività dei Team di Progetto, lo spazio per ospitarli e i servizi connessi.

Il ruolo dell’Osservatorio

Nell’ambito del piano di attività dei Centri Regionali di Competenza importanti funzioni sono attribuite all’’Osservatorio sull’e-government e la società dell’informazione. Tale Osservatorio si occupa di monitorare la diffusione delle nuove tecnologie nei contesti territoriali e in modo particolare nel funzionamento della pubblica amministrazione locale, nonché l’utilizzo dei servizi pubblici innovati da parte dei cittadini e delle imprese.
L’obiettivo dell’Osservatorio, è quello di ricostruire, attraverso contributi locali e opportune rielaborazioni, una visione nazionale coerente delle dinamiche evolutive dell’e-government e della società dell’informazione a livello locale. Allo stesso tempo, l’Osservatorio propone anche una lettura e approfondimenti “regionalizzati” di dati e fenomeni che sono spesso considerati solo in modo aggregato a livello nazionale.
Nell’ottica di una costruzione graduale del patrimonio informativo e dei meccanismi organizzativi della rete, l’Osservatorio, nella fase attuale, non pretende di fornire un quadro esaustivo di tutte le dimensioni della Società dell'Informazione - commercio elettronico, capitale umano, ricerca e innovazione nelle imprese, ecc.- né di riuscire a rappresentare tutti i processi di sviluppo a livello di realtà regionale.

Il primo macro-ambito tematico su cui si è raggiunta una dimensione organizzativa e operativa stabile è quello dell’innovazione nella Pubblica Amministrazione locale che viene osservata nelle diverse fasi che la caratterizzano:
§ la programmazione e attuazione delle politiche regionali e locali
§ la progettazione di infrastrutture e servizi in base agli obiettivi delle politiche di innovazione
§ l’offerta effettiva dei servizi innovati
§ le infrastrutture e la cooperazione applicativa
In linea con il modello organizzativo del progetto CRC, le attività dell’Osservatorio sono realizzate nei CRC a livello regionale e nella struttura di coordinamento centrale, presso il Formez. (30)

I CRC, nell’esercizio della loro funzione di Osservatorio Regionale, sono impegnati nella raccolta di informazioni e dati, in buona parte aderenti ad un modello comune e condiviso di analisi rispetto alle altre regioni.
Lo staff di coordinamento dell’Osservatorio all’interno dello staff centrale stimola il processo di definizione e condivisione di quei modelli comuni che permettono l’omogeneizzazione dei dati raccolti a livello regionale, ed opera approfondimenti tematici su scala nazionale e letture trasversali dei dati e delle dinamiche rilevate nelle diverse regioni.

Nelle sue azioni di ricerca e di studio, l’Osservatorio prevede anche di promuovere collaborazioni con altri centri di ricerca e con l’Università per indagini di tipo qualitativo e quantitativo.

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NOTE

(28) Vedihttp://www.innovazione.gov.it/ita/egovernment/entilocali/centrireg.shtml.

Ciascun CRC è costituito sulla base di apposite convenzioni tra il Ministro per l'innovazione e le Tecnologie e i Presidenti delle Regioni.
(29) Per ulteriori approfondimenti cfr. www.crcitalia.it Ciascun centro regionale sviluppa un piano di attività con modalità operative e finalità proprie, adeguate alle esigenze della realtà locale, e, al tempo stesso, è in rete con gli altri centri regionali e beneficia di servizi e supporti comuni.
(30) Relativamente al tema della fruizione dei servizi l’Osservatorio CRC al momento si pone in posizione di attesa e segue attentamente la reportistica e l’evoluzione delle metodologie a livello nazionale nonché i benchmarking multiregionale in ambito UE


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sabato 11 ottobre 2008

SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE E SVILUPPO DELL’E-GOVERNMENT (Quarta parte)


Front office e multicanalità

Seguendo una linea inaugurata prima in California e poi fatta propria dall’amministrazione britannica, l’organizzazione dei contenuti è stata ripensata orientandosi al cittadino, strutturando la navigazione con la metafora degli eventi di vita, in funzione dei bisogni dell’utente e non dell’organizzazione della P.A. (per es. avere una casa, lavorare, gestire un’impresa). (22)
La strutturazione di un front office multicanale, inoltre, organizzata in sportelli fisici o virtuali, è presentata nell’allegato al I° avviso di e-government - Front Office e servizi di e-government per cittadini e imprese, come una soluzione appropriata per consentire agli utenti l’accesso al servizio nelle modalità più congeniali e più adeguate al contesto.
Il focus viene dunque individuato sul front end: la riorganizzazione deve essere “esplicitamente finalizzata al miglioramento del servizio all’utente” (23), la riduzione degli accessi dovrebbe comportare un miglioramento dell’efficienza e della qualità dell’erogazione stessa.
A questo proposito riportiamo un passo della ricerca Rur-Censis sulle Città digitali :” Alcuni dei progetti relativi ai servizi ai cittadini che verranno co-finanziati dal Piano e-government rivolgono l’attenzione all’integrazione dell'intero front office dell'ente con la logica multicanale. Un front-office multicanale implica un “multi-accesso” alle banche dati a disposizione dell’amministrazione, lo sviluppo di servizi informativi accessibili da parte del cittadino in tempo reale e da qualunque luogo, indipendentemente dalla tecnologia a disposizione dell’utente. Sms, Wap o Umts, sportello presidiato, chiosco, chat, portale, e-mail, fax, telefono/n° verde, call center/web call center: Sarà più facile avere notizie immediate, ad esempio, circa lo stato della viabilità della zona in cui si sta circolando o su problemi relativi a lavori in corso, o circa lo stato d’avanzamento di una pratica, evitando lunghe file agli sportelli”. (24)
Poiché i servizi forniti dalla P.A. sono in numero elevato – ad una prima mappatura sono risultati più di 500 - , l’individuazione dei servizi prioritari cerca di strutturare una scala gerarchica in relazione ai benefici attesi da parte degli utenti.
I criteri di base seguiti dalle amministrazioni per definire la lista dei servizi più importanti sono stati i seguenti:1) semplicità di implementazione;
2) la facilità dei sistemi di pagamento con carte elettroniche;
3) frequenza media dell’utilizzo del servizio;
4) diffusione dell’uso di Internet.

Il processo federalista: la P.A come network
L’impianto istituzionale della Repubblica, con la riforma del Titolo V della Costituzione, ha assunto una chiara fisionomia federalista e le modifiche che ciò comporta in relazione allo svolgimento dei compiti istituzionali vanno in direzione di una crescente sussidiarietà.L’affermazione del federalismo, tuttavia, richiede lo sviluppo di forme nuove e più efficienti di coordinamento, nuovi assetti organizzativi, nuovi rapporti istituzionali tra i due soggetti principali, le Regioni e i Comuni. Le Linee guida del giugno 2002 assegnano proprio alle ICT il compito di diventare la risorsa strategica nel rafforzare la cooperazione interistituzionale. (25)
Un documento importante per comprendere quali sono le direzioni intraprese per l’attuazione del federalismo come nuova opportunità di riorganizzazione della pubblica amministrazione italiana, è stato elaborato dal Comitato Tecnico della Commissione Permanente per l’Innovazione e le tecnologie. (26)
Questo obiettivo, viene detto in questo documento, “può essere conseguito solo mediante l’elaborazione di una visione comune dell’innovazione nello Stato federale e di un percorso condiviso per la definizione e l’attuazione di tale visione”.La questione dell’erogazione servizi a distanza, in un nuovo contesto istituzionale, viene ripensata in termini di partecipazione e di costruzione di modelli comuni – e condivisi – di erogazione e gestione.
In tale prospettiva, alle Regioni spetta in primo luogo il compito di predisporre i servizi infrastrutturali per i diversi Enti Locali, per i cittadini e per le imprese (i servizi delle reti unitarie regionali), mentre il ruolo dei Comuni è principalmente collegato alla realizzazione e erogazione della maggior parte dei servizi rivolti ai cittadini e alle imprese.
Andrebbe dunque costruito un modello comune di interazione on line con le pubbliche amministrazioni, in grado di garantire adeguati livelli di accessibilità per tutte le categorie di utenti e per consentire la stessa modalità di interazione con tutti i servizi della P.A.Gli elementi principali di questo modello riguardano, secondo i curatori del documento che stiamo qui analizzando, i seguenti aspetti:1) Il Sistema Pubblico di Connettività (SPC) : si tratta di valorizzare le esperienze già avviate e di promuovere l’integrazione e l’interconnessione delle reti regionali (RUPAR) e centrali già esistenti (RUPA). L’SPC è stato regolato dal DECRETO LEGISLATIVO 28 febbraio 2005, n.42.
2) La Struttura dei Portali: la rete di relazioni costruita deve facilitare l’utilizzazione e l’integrazione dei servizi per i diversi tipi di portali, nazionali, locali e settoriali. (27)
3) Gli strumenti di accesso ai servizi on line.
L’esigenza è quella di garantire modalità di accesso standard sicure, facili e utilizzabili per i servizi di tutte le amministrazioni, evitando la proliferazione inutile di strumenti di identificazione concorrenti e non comunicanti. (28)
(continua)
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Note
(22) Sulla metodologia che ha portato alla definizione di servizio prioritario cfr. Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie, Allegato n° 1 – al I° avviso di e-government Front Office e servizi di e-government per cittadini e imprese, 2002. Si tratta di un allegato tecnico al DPCM 14 febbraio 2002, relativo alle procedure per l’utilizzo dei fondi assegnati al finanziamento del piano d’azione di e-government, cui ha fatto seguito il cosiddetto Primo Avviso, per la selezione di Progetti proposti dalle Regioni e dagli Enti Locali per l'attuazione dell'e-Government .
(23) Allegato n° 1 – al I° avviso di e-government Front Office e servizi di e-government per cittadini e imprese, cit.,p.3. Naturalmente il back office non viene dimenticato; anzi, riacquista importanza nella cooperazione interistituzionale, quando più amministrazioni risultano coinvolte nel processo di erogazione. L’intento principale di questa cooperazione dovrebbe essere quello di evitare la fornitura di un cosiddetto “falso servizio”.
(24) Rur, Censis, Dipartimento della Funzione Pubblica, Formez, 7° Rapporto – Le città digitali in Italia, Roma, 24 febbraio 2003, p.16. La multicanalità, la disponibilità dell’accesso ad uno stesso servizio su diverse piattaforme tecnologiche, è stato uno dei requisiti fondamentali previsti dall’Avviso, ed ha quindi pesato nella valutazione dei progetti presentati. In generale, infatti, sono stati premiati progetti che prevedono l’erogazione di servizi tramite un numero elevato di canali per consentire un accesso migliore e più efficace ad un maggior numero di cittadini. Una recente indagine sull’uso della rete nell’approccio tra P.A. e cittadini ha mostrato che i servizi a distanza più soggetti a richiesta di innovazione riguardano soprattutto i servizi di base. Cfr. Censis, ForumPA, Cittadini digitali. L’innovazione nella pubblica amministrazione: gli Italiani, Internet e i nuovi servizi, Roma, 8/5/2003.
(25) Linee guida, cit., p.50 “le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono essenzialmente “strumenti per il coordinamento”, cioè tecnologie che possono facilitare e semplificare il rapporto tra soggetti diversi. Questa potenzialità, insita nell’utilizzo delle ICT, è diventata oggi una necessità nel percorso di attuazione del federalismo che prevede una cooperazione “paritaria” tra le Amministrazioni del Paese. Appare evidente che questa architettura non può essere attuata con tecnologie e metodologie tradizionali di coordinamento, ma mediante un profondo, pervasivo e consapevole utilizzo delle tecnologie ICT.” A nostro avviso, questa insistenza sulla rilevanza strategica attribuita all’innovazione tecnologica sembra smentire o attenuare l’importanza degli interventi normativi, formativi e organizzativi necessari per garantirsi un ragionevole grado di successo.
(26) Comitato Tecnico della Commissione permanente per l’Innovazione e le Tecnologie costituita tra i Presidenti delle Regioni ed il Ministro per l’Innovazione e le tecnologie, L’e-government per un federalismo efficiente – una visione condivisa, una realizzazione cooperativa. Note di riferimento per lo sviluppo dell’e-government nelle amministrazioni centrali, nelle regioni e negli enti locali, 1/4/2003.
(27) “Gli elementi di base su cui costruire una visione condivisa allo scopo di integrare il sistema dei siti/portali possono essere raggruppati nei seguenti temi-chiave:1. Struttura del Portale2. Metafora di organizzazione dei servizi, nomenclatura e ontologia semantica per la definizione dei servizi3. Elenco dei servizi disponibili4. Interfacce per la cooperazione applicativa tra le diverse amministrazioni5. Autenticazione degli utenti6. Infrastruttura di sicurezza degli enti e dei canali di accesso”, Ivi, p.13.
(28) “Le carte per l’accesso ai servizi in rete sono riconducibili a due tipologie:- la Carta d’Identità Elettronica, (CIE) emessa dai comuni in sostituzione della carta d’identità tradizionale;- le altre carte per accedere ai servizi in rete (carta sanitaria, carta tributaria,carte regionali dei servizi, carte cittadine dei servizi etc.), che devono essere conformi ad un unico standard denominato “Carta Nazionale dei Servizi” CNS). Ivi, p.19 A questi due strumenti va aggiunta anche la firma digitale, soprattutto in quei casi in cui l’erogazione del servizio si traduce in un atto amministrativo.

domenica 28 settembre 2008

"SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE E SVILUPPO DELL’E-GOVERNMENT (Terza parte) "


Il contesto istituzionale italiano

Lo sviluppo dei servizi on line nel nostro paese è conforme allo spirito e al dettato degli impegni stabiliti nei piani d’azione europei. In Italia, il ruolo guida per le politiche per la Società dell’informazione è stato assunto dal Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, con una funzione di indirizzo, di coordinamento e di impulso nei confronti delle altre amministrazioni.
Per favorire lo sviluppo e l'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nei diversi settori, è stato costituito il Comitato dei Ministri per l’Informazione, con il compito principale di coordinare l'azione delle amministrazioni e la realizzazione di una strategia nelle politiche di settore collegate. Nella seconda riunione del Comitato, del febbraio 2002, sono stati licenziati alcuni importanti documenti di indirizzo che costituiscono i punti di riferimento principali delle politiche del governo.
Ai fini del nostro interesse, assume una certa rilevanza la direttiva del dicembre 2001. In essa sono presentati obiettivi concreti e misurabili, in grado di “supportare la modernizzazione del Paese attraverso la realizzazione di un nuovo modello di Stato informatizzato e digitalizzato… e favorire l’avvento dell’economia di rete rendendo disponibili on line i servizi pubblici ai cittadini ed alle imprese”. (13)
Le politiche del Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie in materia di Società dell’informazioneDi gran lunga più importante, in termini di definizione di una strategia complessiva per le politiche generali dell’innovazione e per il collegamento con le politiche comunitarie, è il documento prodotto dal Governo nel giugno del 2002, Linee guida del Governo per lo sviluppo della Società dell’Informazione nella legislatura.
Vi si ribadisce, anzitutto, l’obiettivo strategico della modernizzazione per mezzo della diffusione e dell’utilizzazione delle ICT; un primo punto rilevante riguarda la prosecuzione delle scelte comunitarie in termini di valorizzazione dei sistemi regionali:
“(…) il livello regionale ha la scala minima sufficiente per generare effetti sensibili su scala globale (…); al tempo stesso, la regione sta sotto quella soglia di complessità che rende le nazioni medio grandi sempre più difficili da governare, spingendo verso forme di devoluzione e federalismo” . (14)
La definizione di questo obiettivo strategico, a questo livello in asse con le politiche comunitarie, trova una sua declinazione nel documento governativo con l’individuazione di tre direttrici fondamentali, tra cui quella che ci interessa maggiormente: la trasformazione della Pubblica Amministrazione tramite le tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione.Prima di procedere nell’analisi puntuale di questo importante documento, vorremmo provare ad avanzare qualche riflessione sull’e-government.

Proviamo anzitutto a richiamare una prima definizione :
“Il termine e-government si riferisce all’uso di nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) che le pubbliche amministrazioni applicano ad un vasto campo di funzioni amministrative. In particolare, il potenziale networking offerto da Internet e dalle sue tecnologie ha il potenziale di trasformare le strutture e le procedure amministrative.” (OECD/PUMA, 2001) (16)

A questa definizione dell’e-government, che possiamo definire minimale, e che individua nell’aspetto tecnologico la leva fondamentale della trasformazione, possiamo aggiungere un’importante precisazione concettuale e culturale fornitaci dal Commissario Europeo per la Società dell’Informazione, Erkki Liikanen, in una prolusione tenuta alla Università Aperta della Catalogna per l’apertura dell’anno accademico:
“Information and communication technologies (ICT) can help governments to cope with these many challenges. However, the focus should not be on ICT itself. Instead, it should be on ICT use combined with organisational change and new skills in order to improve public services, democratic processes and public policies. This is the definition of eGovernment.” (17)

Il cambiamento, secondo questo punto di vista, riguarda quindi non solamente la digitalizzazione dei servizi pubblici ma una combinazione virtuosa di trasformazioni tecnologiche, organizzative e formative.
Proprio questo aspetto caratterizza il modello europeo di e-government in materia di servizi pubblici innovati:“eGovernment has already shown that it has significant effects on citizens' lives. Citizens can have greater access to information from authorities. This enables them to understand where their taxes are spent and how decision-making occurs, thus empowering citizens. This is an improvement towards more transparent, accountable and open public institutions. It reinforces democracy”. (18)

Sotto questo profilo, le Linee guida tentano di costruire un modello di e-governement per la P.A.; la diffusione dei servizi on line è considerata un elemento chiave della trasformazione degli enti pubblici e nella ridefinizione del rapporto tra le istituzioni e i cittadini. (19)

In questa modellizzazione, la P.A. centrale riveste in linea di massima il ruolo di back office, mentre la P.A . locale costituisce il vero front end per l’erogazione dei servizi, a tutto vantaggio dei cittadini che potranno rivolgersi ad una sola amministrazione anche per gestire procedure complesse. Questa trasformazione dovrebbe consentire al cittadino di disinteressarsi di come l’amministrazione sia organizzata e consentirgli di richiedere servizi in base alle proprie esigenze.
Il modello proposto si compone di sei elementi fondamentali:Il modello proposto si compone di sei elementi fondamentali:
- servizi,
-riconoscimento digitale,
- canali d’accesso,
- enti di erogazione,
- interoperabilità e cooperazione interistituzionale,
- l infrastruttura di comunicazione

.Come si vede, i primi quattro elementi riguardano un primo livello che definisce il set della domanda e dell’offerta; gli ultimi due, invece, più di struttura, riguardano gli aspetti istituzionali e infrastrutturali che rendono possibile l’incontro tra cittadini e P.A. per l’erogazione dei servizi.
Quanto al primo fattore, l’insieme dei servizi offerti dovrebbe prevedere modalità innovative ed elevata qualità, focalizzandosi su alcuni servizi definiti prioritari e riunificando i punti di accesso: web, sportello unico, call center, ecc.
Elemento altrettanto importante è la procedura di riconoscimento per ottenere l’erogazione dei servizi, con l’utilizzo della Carta di Identità Elettronica, la Carta Nazionale dei Servizi e la firma digitale.Tendendo sullo sfondo gli aspetti normativi e infrastrutturali, si può vedere come l’enfasi posta sull’altro fattore rilevante, l’efficienza del back office, richiama necessariamente sia una riorganizzazione della P.A. in termini di processo e non più di adempimento, sia un sostanziale cambiamento nella gestione delle competenze e delle professionalità presenti nel settore amministrativo.
Il passaggio agli aspetti operativi avviene con una attribuzione, abbastanza dettagliata, dei compiti per la P.A centrale e per quella locale; il quadro di riferimento generale è quello deliberato nella riunione del Comitato dei Ministri del febbraio 2002.
Alle Amministrazioni centrali compete l’organizzazione di 37 servizi, compresi tra gli 80 servizi prioritari selezionati per cittadini ed imprese(40+40). (20)
Quanto alla presenza in rete della P.A., per superare la frammentazione e l’eterogeneità delle risorse informative e di servizio, Il Portale del cittadino, progettato per incentivare la collaborazione tra sistema centrale e locale, cerca di unificare e modificare l’interazione e la comunicazione con il cittadino. (21)(continua)
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NOTE

(13) Linee guida in materia di digitalizzazione dell’amministrazione. Direttiva del 21 dicembre 2001.
(14) Ministro per l’innovazione e le tecnologie, Linee guida del Governo per lo sviluppo della Società dell’Informazione nella legislatura, giugno 2002., p. 19.
(15) Le altre due sono: a) La realizzazione di interventi nel sistema Paese per l’innovazione e lo sviluppo della Società dell’Informazione e b) L’azione internazionale. Si rinvia al documento per approfondire questi due importanti aspetti. Ivi, p.20. V. anche Comitato dei Ministri per la Società dell’informazione, riunione del 13 febbraio 2002.
(16) Vedi http://www.oecd/puma.org . Si tratta del sito dell’Organisation for Economic Co-operation and Development, importante organismo internazionale di cooperazione e di consulenza. PUMA è il programma dell’OECD dedicato al settore pubblico.
(17) E-Government for Europe’s public service of the future, Inaugural lecture of the 2003-2004 Academic Year. URL: http://www.uoc.edu/inaugural03/eng/article/. c.n.
(18) Ibidem, ivi. Il modello statunitense, ben diverso da quello europeo, predilige un approccio pragmatico, orientato in modo centrale sui risparmi economici ottenuti con l’erogazione on line dei servizi. Non è questa la sede per tentare una comparazione tra i due modelli, ma è evidente che l’evoluzione dell’e-government verso l’uno o l’altro dei modelli influenzerà in maniera netta lo stato delle relazioni tra cittadini e amministrazioni e l’intera struttura delle istituzioni pubbliche. Un primo incontro con il modello statunitense si può avere all’URL: http:www/whitehouse/omb/egov/index.html.
In sede di conclusione ritorneremo su questa importante questione.
(19) Così nel documento governativo: “ (…) servire i cittadini e le imprese come “clienti” da gestire con la massima attenzione. Il concetto di cliente non significa che le Amministrazioni operano in un’ottica di profitto, ma più semplicemente che il loro obiettivo diventa quello di erogare servizi in linea con le esigenze di chi ne usufruisce e la soddisfazione del ricettore del servizio è strumento fondamentale di verifica della sua qualità.”. Ivi, p. 28. Ci sono numerosi studi sul tema della qualità nell’erogazione dei servizi; citiamo qui uno dei più importanti, Zeithalm V.A., Parasuraman A., Berry L.L., Servire Qualità, McGraw Hill, Milano, 1991. I criteri per definire la qualità sono esposti in un significativo decalogo: 1. Aspetti tangibili: aspetto delle strutture fisiche, delle attrezzature, del personale ecc. 2. Affidabilità: capacità di prestare il servizio promesso in modo affidabile e preciso. 3. Capacità di risposta. 4. Competenza: possesso delle capacità e delle conoscenze necessarie a prestare il servizio. 5. Cortesia: gentilezza, rispetto, considerazione e cordialità del personale.. 7. Sicurezza: assenza di pericoli, rischi, dubbi. 8. Accesso: accessibilità e facilità di contatto. 9. Comunicazione: tenere informati i clienti con un linguaggio comprensibile. 10. Comprensione del cliente: sforzarsi di conoscere i clienti e le loro esigenze.
(20) Così nella parte I – Scenari e politiche per la Società dell’Informazione, delle Linee guida del Governo per lo sviluppo della Società dell’Informazione nella legislatura, giugno 2002., p. 13: “ Questa evoluzione delle tecnologie porterà significativi impatti su cittadini, imprese e Pubbliche Amministrazioni. (…) [Per le Pubblica Amministrazione si avrà]- facilità di entrare in contatto e fornire servizi al cittadino;- miglioramento dei canali di comunicazione tra Amministrazioni che consentirà grande efficienza e mascheramento della complessità al cittadino e all’impresa;- ottimizzazione dell’uso delle risorse pubbliche attraverso l’applicazione delle tecnologie.”
(21) v. il portale all’indirizzo http://www.italia.gov.it .
Cfr. Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 maggio 2002 per la conoscenza e l'uso del dominio internet ".gov.it"

sabato 2 agosto 2008

SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE E SVILUPPO DELL’E-GOVERNMENT (Seconda parte)

L’e-government: le amministrazioni on line

Nell’ambito delle politiche generali dei singoli paesi coinvolti nell’azione, la questione dell’e-government, nel passaggio dalla prima alla seconda azione, subisce una significativa accelerazione e viene sottoposta ad una sostanziale revisione soprattutto nelle modalità organizzative.
Se in eEurope 2002 si assegna all’e-government il compito di aumentare la visibilità istituzionale e di sviluppare i processi di erogazione delle informazioni da parte delle istituzioni pubbliche , con eEurope 2005 si introducono la ristrutturazione del back office per la migliore erogazione dei servizi e la creazione di un accesso unico, ma in multipiattaforma, alle amministrazioni pubbliche.
Se operiamo una semplice comparazione dei due documenti troveremo nel dettaglio questo spostamento di accenti e di rimodulazione operativa:

eEurope 2002 :
Rendere accessibili on-line i dati pubblici essenziali,comprese le informazioni di tipo giuridico,amministrativo,culturale, sull'ambiente e sul traffico. Gli Stati membri devono garantire un accesso elettronico generalizzato ai servizi pubblici di base.
eEurope2005:
Servizi pubblici interattivi. Entro la fine del 2004, gli Stati membri devono provvedere affinché i servizi pubblici di base siano, se necessario, interattivi, accessibili a tutti e sfruttino le potenzialità della banda larga e dell’accesso multi-piattaforma. Sarà necessario a tal fine procedere alla ristrutturazione dei servizi di back-office, ristrutturazione sulla quale verteranno le attività in materia di buona prassi. Dovranno altresì essere risolte le questioni relative all'accesso da parte delle persone con esigenze particolari quali i disabili e gli anziani.La Commissione e gli Stati membri definiranno un elenco di servizi per i quali è auspicabile una totale interattività. (10)

Con il Piano eEurope 2002 si era previsto di mettere in rete i servizi fondamentali entro la fine del 2002; si prevedeva di operare per un accesso più rapido, sicuro ed economico alla rete. Solo con il piano eEurope 2005, si è operativamente definita la necessità di consentire l’accesso ai servizi on line anche da parte di coloro che rischiano di scontare una nuova forma di esclusione, in cui il digital divide si declina in termini di mancata alfabetizzazione digitale o di disabilità sensoriali e cognitive. (11)
Entro l’anno terminale, stabilito nel 2005, gli Stati membri dovranno organizzarsi per offrire servizi pubblici on line (e-governement, e-learning, e-health, e-business). Non dovrà essere dimenticato l’aspetto infrastrutturale per consentire un effettivo sviluppo dell’amministrazione on line: la velocità e la sicurezza di accesso sono da considerare elementi fondamentali e vanno quindi sviluppati con la diffusione della banda larga a prezzi accessibili e con un‘adeguata protezione delle interazioni (privacy) e delle transazioni economiche.
L’ ultimo passaggio di questo complesso e ambizioso progetto europeo, alle prese con i primi segni della crisi, si colloca nell’anno 2005, allorchè si compie un primo bilancio dell’attività e si tracciano le linee di sviluppo per gli anni che rimangono alla scadenza del decennio.
Nel giugno del 2005, infatti, la Commissione delle Comunità Europee presenta il nuovo piano “i2010 – Una società europea dell’informazione per la crescita e l’occupazione”. (12)
La parola chiave è “rilanciare”. Ribadendo la centralità della conoscenza e dell’innovazione come motori dello sviluppo (senza tuttavia provare a precisare a quali condizioni e con quali strumenti), vi si annuncia il legame sostanziale tra la convergenza digitale ormai compiuta e l’adeguamento e la convergenza delle politiche. Che è come ammettere la sostanziale ancillarità della politica rispetto agli sviluppi tecnologici e organizzativi e il cui compito residuale è, al fondo, quello di regolatore o di facilitatore, con investimenti mirati e con adeguati interventiu legislativi.Per la prima volta si prende atto dei segnali di crisi della costruzione europea e del crescente disagio espresso da ampi settori delle opinioni pubbliche europee, cercando di correre ai ripari. Lo si fa nel solito modo delle tecnocrazie europee (sciolte dagli affanni dei rinnovi dei parlamenti per mezzo della legittimazione popolare), con ampie indagini e progetti con orizzonti pluriennali.Il nuovo piano strategico prevede il ripensamento di tre priorità, in modo da elaborare un approccio integrato alle politiche di sviluppo.
La prima priorità dovrebbe riguardare la costruzione di uno spazio unico europeo dell’informazione, in grado di offrire un mercato ampio e competitivo alla Information Society e ai media;la seconda priorità riguarderebbe un nuovo impulso agli investimenti nella ricerca sulle ICT;la terza, che ci riguarda più da vicino, dovrebbe avere come obiettivo la costruzione di una società europea dell’informazione basata sull’inclusione sociale, dando risalto al miglioramento dei servizi pubblici, allo sviluppo sostenibile e alla qualità della vita.Sulla base di questo ultimo ambizioso – quanto generico – obiettivo, emerge la centralità del digital divide tra le varie regioni dell’Europa, tale da imporre un piano articolato e variegato per consentire la piena partecipazione dei cittadini e per un rafforzamento della coesione sociale.
Quanto ai servizi pubblici, la Commissione si manifesta sensibile a tutti quei servizi basati sulle ITC con forti caratteristiche di trasparenza, di accessibilità e di efficacia, soprattutto in relazione ai costi.Come si vede, niente di nuovo sotto il profilo concettuale, se non la consapevolezza delle resistenze, dei ritardi e delle vischiosità del sistema, inaugurando una fase meno autoreferenziale e più pronta al dialogo con tutti i soggetti coinvolti.(continua)

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NOTE
(10) L’interattività dei servizi determina il grado di relazione che si riesce ad instaurare tra cittadino e amministrazione in termini di erogazione del servizio. Si tratta di una delle questioni chiave nelle metodologie d’analisi per valutare il grado di innovazione dei servizi on line. Una definizione chiara la troviamo in Web-based Survey on Electronic Public services, ricerca curata da Cap Gemini Ernst &Young per conto dell’UE e pubblicata nell’ottobre del 2002; Si tratta di uno studio comparativo sui servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche dai 15 Stati membri dell’Unione più Islanda, Norvegia e Svizzera. “Stage 1-Information: The information necessary to start the procedure to obtain this public service is available on-line. Stage 2- One-way Interaction: The publicly accessible website offers the possibility to obtain in a non-electronic way (by downloading forms) the paperform to start the procedure to obtain this service. An electronic form to order a non-electronic form is also considered as stage 2. Stage 3- Two-way Interaction: The publicly accessible website offers the possibility of an electronic intake with an official electronic form to start the procedure to obtain this service. This implies that there must be a form of authentication of the person (physical or juridical) requesting the services in order to reach stage 3. Stage 4- Full electronic case handling: The publicly accessible website offers the possibility to completely treat the public service via the website including decision and delivery. No other formal procedure is necessary for the applicant via "paperwork"”. Ivi, p.7.. Di seguito vediamo invece i livelli stabiliti da eEurope (v. http://europa.eu.int/information_society/eeurope/2002/action_plan/ pdf/egovindicators.pdf) :Ø Stage 1 Information: online info about public services,Ø Stage 2 Interaction: downloading of forms,Ø Stage 3 Two-way interaction: processing of forms, incl. authentication,Ø Stage 4 Transaction: case handling; decision and delivery (payment).
(11) Cfr. su questo punto P. TARALLO (a cura di), Digital Divide, Franco Angeli, Milano, 2003; in particolare il saggio di A. BUONGIOVANNI, Il digital divide in Italia e il saggio di F. MARZANO, E-government,. Vedi anche Linee Guida per l'organizzazione, l'usabilità e l'accessibilità dei siti web delle Pubbliche Amministrazioni, Circolare n°3 del 13 marzo 2001, Dipartimento della Funzione Pubblica.
(12)Vedi http://ec.europa.eu/information_society /eeurope/i2010key_documents /index_en.htm#i2010_Communication

martedì 29 luglio 2008

Società dell'informazione e sviluppo dell'e-government (Prima parte)



Gli approcci teorici allo studio e alla definizione della moderna Information Society possono essere ricondotti sostanzialmente a due grandi direttrici d’indagine:1) studi economici e di geopolitica ;2) studi filosofici, sociologici e antropologici.(1)

Quanto al primo filone di ricerche, occorre subito rilevare l’avvento di una nuova forma di competizione tra sistemi economici, il cui campo di battaglia è il mercato mondiale.

Tutti gli analisti che sono intervenuti sul fenomeno della centralità del terziario avanzato come terreno privilegiato nella competizione globale, hanno individuato nell’innovazione tecnologica il più potente motore di sviluppo dei sistemi economici: gli ultimi decenni del XX secolo sono anche il tempo in cui si avverte il peso crescente delle tecnologie digitali nella ristrutturazione profonda dei processi produttivi e nelle relazioni tra i soggetti economici e tra gli Stati-Nazione, visti sempre più come sistemi-paese o aree economico-politiche estese.

In altri termini, la competizione tra i soggetti economici si gioca sull’accesso alle informazioni e sullo sfruttamento delle risorse immateriali e intellettuali, oltre che sull’impiego e la trasformazione di materie prime. (2)


Sugli stessi fenomeni, con un approccio orientato all’analisi fenomenologica delle trasformazioni in atto, i pensatori e gli scienziati sociali che si sono interessati dell’argomento hanno manifestato posizioni differenti sugli effetti dell’irruzione delle nuove tecnologie sui sistemi di idee, di tradizioni e di culture, soprattutto nel campo della conoscenza e della sua trasmissione, nelle mutazioni antropologiche introdotte nelle moderne società, nell’analisi delle nuove forme di disuguaglianza che vengono provocate, nelle trasformazioni organizzative della produzione e del lavoro. (3)


Un filone particolare di studi concerne anche l’uso delle nuove tecnologie per ottenere una migliore funzionalità dei sistemi amministrativi pubblici; negli ultimi anni, poi, si è registrato un crescente interesse per le potenzialità della tecnologia nel favorire la nascita del cosiddetto e-government, intendendo con questa espressione la possibilità di progettare ed erogare servizi all’utenza usando le connessioni telematiche. Si tratta di un tema di rilevante interesse per l’analisi che qui vogliamo condurre. Le pagine che seguono sono dedicate ad un aspetto ancora più circoscritto di questa tematica: ricostruire una puntuale e sintetica cronologia delle scelte di policy compiute dall’UE e dal nostro paese in merito a quest’argomento, cercando di ricavare i dati di contesto politico-istituzionali – comunitari e nazionali – per collocare nella giusta prospettiva la pratica e la metodologia dell’e-government.

Il Libro Bianco

Dopo l’approvazione del Trattato di Maastricht nel 1992, l’Unione Europea avviò una nuova stagione di politica comunitaria con una serie di scelte culturali e organizzative volte a dare un maggiore impulso ad attività di ricerca e di sviluppo nel nuovo settore dell’Information and Communication Tecnology (ICT), ritenendo la comunicazione e le nuove tecnologie strumenti primari per la competizione geopolitica globale, in particolare nel rapporto/confronto con gli Stati Uniti d’America.

La prima tappa importante di questo percorso è stata certamente la pubblicazione del Libro Bianco di Jacques Delors, allora Presidente della Commissione. In esso, per la prima volta, è stata utilizzata l’espressione “società dell’informazione” e si è teorizzata la centralità dell’innovazione tecnologica nel campo delle telecomunicazioni e nel trattamento e circolazione delle informazioni, attribuendo a tale innovazione un ruolo chiave nel rivitalizzare le mature economie europee nella concorrenza con il vitale colosso statunitense.Per gli estensori del saggio, il passaggio dall’ICT alla società dell’informazione avviene con l’utilizzo sempre più massiccio e qualitativamente pervasivo delle nuove possibilità di produzione, gestione e trasmissione dell’informazione nei processi produttivi, dando vita alla cosiddetta new economy, espressione che sta ad indicare un mutamento strutturale nei processi di un modello produttivo che, giunto al culmine dell'industrializzazione, concentra conoscenze, capitali e forza lavoro nella produzione di servizi immateriali anziché di beni tradizionali. Essa è il frutto di ondate successive di innovazione tecnologica, iniziate negli anni ’60 nel campo dell’hardware, proseguito negli anni successivi con sviluppi sempre più innovativi del software e culminato con l’introduzione della ‘rete’ nella seconda metà degli anni ’90. Nella “nuova economia”, le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione rappresentano input ed output fondamentali del processo produttivo, indipendentemente dal settore cui vengono applicate, influenzando tutte le fasi del ciclo economico: dall’organizzazione aziendale al ciclo di vita del prodotto, dall’accesso a banche dati e servizi a nuove modalità di comunicazione e consumo. La società dell’informazione si sviluppa a partire da questo nuovo scenario produttivo, come generalizzazione degli effetti di una trasformazione che, partendo dal settore economico, innesca e potenzia imponenti trasformazioni sociali e culturali.Il potenziale offerto dall’interscambio rapido ed efficace di dati tra individui e organizzazioni disegna un nuovo modello economico, sociale e culturale; al centro del nuovo sistema produttivo vi è lo scambio di conoscenza, l'attività di raccolta, elaborazione e trasferimento delle informazioni.


La Commissione rifiuta però il rigido determinismo tecnologico insito nel concetto nord-americano, fatto proprio all’allora Vice Presidente degli USA Al Gore, di "autostrade dell'Informazione" e va oltre: si adotta il modello della distribuzione dei servizi di comunicazione, che mette in grado aziende e cittadini di utilizzare le nuove tecnologie e opportunità. Si dispiega, così, un ruolo nuovo delle tecnologie e ciò cambia nel profondo il lavoro e la vita degli individui: per vivere e lavorare nella Società dell'Informazione sono necessarie conoscenze sempre maggiori e aggiornate e la formazione, sinora relegata alla parte iniziale della vita, deve espandersi sul suo intero arco, diventare permanente. (4)


Il rapporto Bangemann e il Libro Verde


Un’altra tappa importante, immediatamente successiva alla pubblicazione del Libro Bianco, è stata la pubblicazione, nel 1994, di uno studio di un gruppo di economisti sulla Società dell’informazione, conosciuto come rapporto Bangemann . In esso erano presenti una serie di considerazioni e di raccomandazioni sulla definizione di un quadro normativo, da cui prendeva avvio il Primo piano di Azione (1996), “Verso la società dell’informazione in Europa” (5), con l’integrazione delle politiche comunitarie corrispondenti al nuovo paradigma produttivo.

Dello stesso anno è anche il Libro Verde (6), che operava un’importante svolta verso le problematiche sociali poste dall’ICT, soprattutto nel campo del lavoro e della formazione, presentandosi come una sintesi significativa del dibattito all’interno dei paesi membri; vi si avanzava l’idea che la frammentazione organizzativa e legislativa sull’argomento dovesse essere superata in direzione della disponibilità e tempestività dell’informazione pubblica per tutti i soggetti interessati, cittadini ed imprese.Alcune importanti questioni, relative al rapporto tra informazione, pubblica amministrazione e nuove tecnologie in materia di servizi pubblici al cittadino e alle imprese, vi erano messe a fuoco per agevolare una maggiore efficienza delle amministrazione pubbliche (il cosiddetto e-government) nella raccolta e diffusione di informazioni.


L’iniziativa eEurope – le politiche comunitarie per l’e-governement.


Il definitivo passaggio organizzativo per pianificare la politica comunitaria e coordinare le azioni dei singoli stati è stata la presentazione, al vertice europeo di Helsinki del dicembre 1999, dell’iniziativa eEurope – An Information Society for All. (7)

Gli obiettivi principali proposti erano sostanzialmente tre: 1) accesso più economico, rapido e sicuro a internet;2) investire nelle risorse umane e nella formazione;3) promuovere l’utilizzo di Internet. Il piano operativo, a sua volta, si basava su tre approcci principali: a) la creazione di un adeguato quadro giuridico;b) fornire sostegno alle nuove infrastrutture e ai nuovi servizi in tutta Europa; c) applicare il metodo aperto del coordinamento e dell’analisi comparativa.Qualche tempo dopo, nel marzo del 2000, il Consiglio europeo straordinario riunito a Lisbona ha fissato le linee strategiche valide per l’intera Unione, con l’intento di diventare “l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo”; in questo summit, la Commissione è stata incaricata di predisporre un Piano d’azione, denominato eEurope2002, fatto proprio dall’Unione al vertice di Feira del giugno dello stesso anno.In continuità con questo piano si pone anche l’iniziativa eEurope 2005 (8), che all’obiettivo strategico di creare un’economia dell’informazione, aggiunge, in questo nuovo action plan, l’ambizione di creare un “contesto favorevole agli investimenti privati e alla creazione di nuovi posti di lavoro, accrescere la produttività, modernizzare i servizi pubblici e garantire a tutti i cittadini la possibilità di partecipare alla società dell’informazione globale, [per mezzo di] servizi, applicazioni e contenuti sicuri basati su un’infrastruttura a banda larga ampiamente disponibile”. (9)Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi, il piano d'azione eEurope si articola attorno a due categorie di azioni che dovrebbero, secondo la Commissione, rafforzarsi a vicenda. Appartengono alla prima categoria le azioni relative a servizi, applicazioni e contenuti per i servizi pubblici online e l’e-business, mentre la seconda categoria riguarda l'infrastruttura a banda larga e le questioni di sicurezza. Secondo questo piano, entro il 2005 l’Europa dovrà dotarsi di:- moderni servizi pubblici on line- servizi di e-learning - servizi di e-health - un ambiente dinamico di e-business;e, come catalizzatori di tali sviluppi,- ampia disponibilità di accesso a banda larga a prezzi concorrenziali- infrastruttura di protezione dell'informazione.A sua volta, Il piano d'azione è strutturato attorno a quattro linee interdipendenti:innanzi tutto misure di politica generale, volte a riesaminare ed adattare la normativa nazionale ed europea; a rafforzare la concorrenza e l’interoperabilità; a sensibilizzare e a dimostrare l’impegno dei responsabili politici. Per il piano d’azione eEurope 2005 gli obiettivi principali sono i seguenti:collegare le pubbliche amministrazioni, le scuole e i centri di cura alle reti a banda larga;* offrire servizi pubblici interattivi, accessibili a tutti su piattaforme diverse;* fornire servizi sanitari on line;* eliminare gli ostacoli all’installazione delle reti a banda larga;* riesaminare la normativa relativa all’e-business* istituire una task force sulla sicurezza informatica.In secondo luogo, l’attuazione delle misure di politica generale dovrà appoggiarsi sullo sviluppo, l’analisi e la diffusione di esempi di buona prassi (best practices).

(continua)


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Note


1) Questa didascalica distinzione, naturalmente, deve tener conto delle reciproche e continue interrelazioni disciplinari in una metodologia che dovrebbe tendere alla convergenza delle conoscenze e alla interdisciplinarietà. Il riferimento d’obbligo è il saggio di G.BOCCHI e M. CERUTI, (a cura di) La sfida della complessità, Milano, Feltrinelli, 1985. Cfr. in particolare i saggi di E. MORIN e di E. LASZLO.

(2) La letteratura sulla società e sull’economia post-industriale è oramai imponente. Per gli scopi che qui ci interessano, ci limitiamo a richiamare il saggio di D. Bell, The coming of Post industrial society, New York, Basic Book, 1973 e quello di A. Touraine, La società post-industriale, Il Mulino, Bologna, 1970.

(3) Anche su questo punto ci limitiamo a fornire qualche riferimento di massima. Sulla questione della modernità si veda il classico di J.F. Lyotard, La condizione postmoderna.Rapporto sul sapere, Milano, Feltrinelli, 1981; alle sollecitazioni dell’autore francese ha criticamente risposto J. Habermas, soprattutto in Id. Il discorso filosofico della modernità, Laterza, Roma-Bari, 1987; un testo collettaneo interessante sull’argomento è G. Mari (a cura di), Moderno Postmoderno, Feltrinelli, Milano, 1987. Imprescindibile il lavoro di M. Castells, autore della trilogia L’età dell’informazione: economia, società cultura. In italiano si veda La nascita della società in rete. Egea, Milano, 2000. Altri studi significativi sono: Beniger J. R., Le origini della società dell'informazione, Utet, Torino, 1995; Gallino L., Globalizzazione e disuguaglianze, Laterza, Roma-Bari, 2000, Garibaldo F., Bolognani M., La società dell'informazione, Donzelli Editore, Roma, 1996. Un’ importante direttrice di studio riguarda la modifica delle condizioni del lavoro: si vedano i contributi di De Masi D., Il futuro del lavoro.Fatica e ozio nella società post-industriale, Rizzoli, Milano, 1999; Rifkin J., La fine del lavoro. Il declino della forza lavoro globale e l'avvento dell'era post-mercato, Baldini e Castoldi, Milano, 1997; Sassen S., Le città nell’economia globale, Il Mulino, Bologna, (1994); Sennet R., L’uomo flessibile, Feltrinelli, Milano, 2000. Sulle modifiche introdotte dalla tecnologia per l’esercizio della democrazia, si vedano i contributi di Rodotà S., Tecnopolitica, Editori Laterza, Roma-Bari, 1997 e Scheer L. La democrazia virtuale, Costa & Nolan, Genova, 1997. Sulla costituzione di un nuova dimensione antropologica e culturale originata dalle tecnologie digitali, cfr. Levy P., L’intelligenza collettiva.Per un’antropologia del cyberspazio, Feltrinelli, Milano, 2002.

(4) E’ in questi anni che s’inaugura la nuova stagione della formazione permanente e dell’educazione degli adulti. A partire da questo momento, le politiche della UE si orientano verso un cospicuo utilizzo di risorse per sostenere la continuing education; per un primo inquadramento si veda M. Tomassini, La società della conoscenza. La capacità di apprendimento fa la differenza sia per gli individui che per le organizzazioni, in Forma ed informa, 1996, n°2.


(6) Green Paper, Living and working in the information society: people first, COM (96) 389 def. Bruxelles, 1996

(7) Bruxelles, 14/06/2000.. Questa metodologia d’intervento permarrà in linea di massimo anche nel nuovo action plan del 2005. I risultati della raccolta dei dati e del raggiungimento degli obiettivi, insieme a tutti i documenti correlati, si trovano all’URL http://europe.eu.int/comm/information_society/eeurope/index_en.html

(8) Bruxelles, 28.5.2002 COM 263 definitivo.(9) Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e al Comitato delle Regioni, eEurope2005:una società dell’informazione per tutti, Bruxelles, 28/05/2002.COM (2002) 263, def.