venerdì 24 luglio 2009

In Aqua Veritas. Consumi responsabili con l'acqua del sindaco





Nei piccoli gesti quotidiani, nelle scelte che compiamo senza badarci troppo, si nascondono spesso questioni di grande importanza, perché qualche volta le grandi imprese nascono da piccole scelte.

Qualche tempo fa è stata lanciata un'iniziativa da parte di Massimo Cacciari, filosofo, sindaco di Venezia, insieme all'attore Marco Paolini, per invitare al consumo “dell'acqua del sindaco”, quella che scorre dal rubinetto, evitando di sprecare denaro e risorse energetiche importanti per procurarsi dell'acqua da bere comprandola in negozio o al supermarket

Dopo poco tempo, visto che si trattava di una buona idea, la pratica di attingere acqua dal rubinetto anziché da una bottiglia di plastica, sta velocemente convincendo molti ristoranti e molte mense scolastiche a offrire dell'ottima acqua in caraffa, rispondendo positiviamente all'appello “Imbrocchiamola!”, lanciata dal sito di altraeconomia.it. e da Legambiente.(1)

I sostenitori dell'acqua pubblica, ritengono, infatti, che si tratta di acqua buona, sicura e controllata quotidianamente, sulla base di severi standard di purezza stabiliti per legge. (2)

Anche se una piccola provocazione come questa può sembrare una notizia poco importante, un po' di folklore o poco più, se proviamo a riflettere sul giro d'affari e di risorse energetiche impiegate nella produzione e nel trasporto delle acque in bottiglia, potremo considerare questo tipo di notizie con meno superficialità.

Un primo calcolo sul consumo di acqua minerale in Italia propone, infatti, una cifra intorno ai 200 litri pro capite (3). Basta moltiplicare questa cifra per € 0,30 di media per ogni bottiglia da 1.5 litri e si può avere un'idea della cifra annua spesa per l'acqua in bottiglia.
Nel nostro paese si producono oltre 12 miliardi di bottiglie e si consumano, per produrle, 655 mila tonnellate di petrolio, scaricando in aria 910.000 tonnellate di CO2.
A cui si aggiungono le emissioni dovute a tutti i kilometri percorsi dai Tir che li trasportano da una parte all'altra della penisola.
Finiscono in discarica circa 200 mila tonnellate di polietilene, la materia di cui è fatta la bottiglia, il cui smaltimento è a carico di cittadini ed enti locali.
Di questa enorme massa di materiale plastico, peraltro, solo un terzo viene riciclato.
Per capire quanto sia lo spreco di materiale che va a finire in discarica, basti pensare che riciclando circa otto bottiglie in polietilene si può ottenere un pile!

Come si può facilmente vedere dalle cifre che abbiamo citato, e che testimoniano di quanto sia radicato ormai un fenomeno che ha cominciato a diventare importante da circa vent'anni a questa parte, la scelta dell'acqua pubblica e del ritorno al consumo dell'acqua del rubinetto, è suffragata da molte buone ragioni.

La prima buona ragione deriva dai costi. L'acqua che si preleva dal rubinetto ha un costo di circa 500 volte inferiore al costo industriale per produrre l'acqua in bottiglia di plastica.

La seconda buona ragione, anzi ottima, è che l'acqua del rubinetto è quasi sempre di buona qualità, altrimenti dovremmo considerare che gli organismi di controllo dicono il falso....., stante il fatto che i parametri di potabilità, molto severi, sono stabiliti per legge.

La terza buona ragione è relativa all'impatto ambientale del consumo di acque raccolte in posti molto lontani dal posto in cui si consumano. Mentre sta cominciando a diffondersi l'idea di consumare cibi prodotti nel territorio in cui si producono, per evitare aumento dei costi e inquinamento ambientale, non si applica lo stesso meccanismo anche all'acqua da bere.

Così, e arriviamo ad un'altra buona ragione per cambiare stili di consumo, preferiamo scaricare nell'ambiente enormi quantità di CO2 per avere a disposizione delle acque prelevate in montagna , e non riflettiamo sul fatto che per arrivare al supermarket sotto casa hanno viaggiato sotto il sole per giorni e giorni.

Per concludere, quindi, non solo costa meno, non solo è altrettanto sicura delle acque minerali vendute in bottiglie di plastica, ma garantisce un enorme risparmio economico ed ambientale.
Se proprio non si può fare a meno delle bollicine, si può provare a usare degli speciali filtri per uso domestico, in grado di offrire un prodotto gradevole al gusto. (4)
La imbroccheremo?

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Note

1)Vedi http://www.altreconomia.it/site/fr_raggruppamento_detail.php?intId=5. Un particolareggiato dossier sul consumo di acque in bottiglia di trova sul sito http://www.legambiente.eu/documenti/2008/0320_dossier_un_paese_in_bottiglia/index.php.
2)Gli standard qualitativi da rispettare sono contenuti nel Decr. Legislativo 31/2001. L' Acea di Roma, l'Acquedotto Pugliese e l'Acquedotto lucano hanno "etichettato" il loro prodotto e pubblicato sui propri siti le analisi organolettiche e il contenuto in minerali garantito da migliaia di controlli l'anno. L'acqua naturale è riapparsa dopo un decennio sui tavoli delle mense scolastiche di Roma, Milano, Firenze e Bologna. Perugia, Abbiategrasso, Monterotondo, Cusano Milanino e in molte mense scolastiche del Piemonte.
3)Impressionante il trend di crescita del consumo di acque minerali, come si può vedere sul sito http://www.beverfood.com/v2/news+article.storyid+556.htm. Si tratta di dati forniti dai produttori di acque minerali. Secondo quest'indagine, l'acqua minerale viene acquistata sulla base del gusto e della tutela della salute.
4)Il sito di altroconsumo, peraltro, sconsiglia l'uso dei filtri. Vedi comunque quali sono i vari tipi di filtri a http://www.altroconsumo.it/acqua/i-filtri-s107212.htm.

domenica 12 luglio 2009

No al decreto Alfano sulle intercettazioni - Diritto alla Rete

Riporto dal sito di Repubblica., a firma di Vittorio Zambardino.



"Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da un susseguirsi di iniziative legislative apparentemente estemporanee e dettate dalla fantasia dei singoli parlamentari ma collegate tra loro da una linea di continuità: la volontà della politica di soffocare ogni giorno di più la Rete come strumento di diffusione e di condivisione libera dell’informazione e del sapere.

Le disposizioni contenute nel Decreto Alfano sulle intercettazioni rientrano all’interno di questa offensiva.

Il cosiddetto “obbligo di rettifica“ imposto al gestore di qualsiasi sito informatico (dai blog ai social network come Facebook e Twitter fino a …. ) appare chiaramente come un pretesto, un alibi. I suoi effetti infatti - in termini di burocratizzazione della Rete, di complessità di gestione dell’obbligo in questione, di sanzioni pesantissime per gli utenti - rendono il decreto una nuova legge ammazza-internet.

Rispetto ai tentativi precedenti questo è perfino più insidioso e furbesco, perché anziché censurare direttamente i siti e i blog li mette in condizione di non pubblicare più o di pubblicare molto meno, con una norma che si nasconde dietro una falsa apparenza di responsabilizzazione ma che in realtà ha lo scopo di rendere la vita impossibile a blogger e utenti di siti di condivisione.

I blogger sono già oggi del tutto responsabili, in termini penali, di eventuali reati di ingiuria, diffamazione o altro: non c’è alcun bisogno di introdurre sanzioni insostenibili per i “citizen journalist“ se questi non aderiscono alla tortuosa e burocratica imposizione prevista nel Decreto Alfano.

La pluralità dell’informazione, non importa se via internet, sui giornali, attraverso le radio o le tv o qualsiasi altro mezzo, costituisce uno dei diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino e, probabilmente, quello al quale sono più direttamente connesse la libertà e la democrazia.

Con il Decreto Alfano siamo di fronte a un attacco alla libertà di di tutti i media, dal grande giornale al più piccolo blog.

Per questo chiediamo ai blog e ai siti italiani di fare una giornata di silenzio, con un logo che ne spiega le ragioni, nel giorno in cui anche i giornali e le tv tacciono. E’ un segnale di tutti quelli che fanno comunicazione che, insieme, dicono al potere: “Non vogliamo farci imbavagliare”.

Invitiamo quindi tutti i cittadini che hanno un blog o un sito a pubblicare il 14 luglio prossimo questo logo e a tenerlo esposto per l’intera giornata, con un link a questo manifesto.

Non si tratta di difendere la stampa, la tv, la radio, i giornalisti o la Rete ma di difendere con fermezza la libertà di informazione e con questa il futuro della nostra democrazia."

sabato 11 luglio 2009

Sommario Rivista Lavoro e Post Mercato n° 65

Lavoro e Post Mercato

Quindicinale telematico a diffusione nazionale a carattere giornalistico e scientifico di attualità, informazione, formazione e studio multidisciplinare nella materia del lavoro

vedi la rivista completa

Rivista n. 65 - del 01-07-2009

Sommario

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Argomento: Laboratorio sociale

Turismo: in momenti di crisi una organizzazione non reattiva può essere fatale

Tutti i giornali dei paesi più industrializzati ogni giorno descrivono gli effetti drammatici e sempre più estesi di una crisi che sembra avere come parametro unico la crisi del 1929. Tutti i Governi ...

Diego Piergrossi


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Argomento: Laboratorio sociale

In Aqua Veritas. Consumi responsabili con l'acqua del sindaco

Nei piccoli gesti quotidiani, nelle scelte che compiamo senza badarci troppo, si nascondono spesso questioni di grande importanza, perché qualche volta le grandi imprese nascono da piccole scelte.

Antonio M. Adobbato


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Argomento: Formazione

Studenti/Professori Scuole Superiori: dal 2010 i nuovi licei.

Importanti novità per gli studenti ed i professori delle Scuole Superiori il Consiglio dei ministri del 12 giugno ha approvato la riforma dei licei che partirà dal 2010. Oltre al classico, scientifico...

Alba Caiazzo


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Argomento: Formazione

Agenzia elle Entrate: varati gli aggiornamenti in materia di abilitazione ai servizi telematici

Il sistema delle abilitazioni ai servizi telematici è stato oggetto di revisione,
al fine di adeguare gli stessi alle prescrizioni fornite dal Garante per la protezione
dei dati personali ...

Pierfrancesco Viola


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Argomento: Evoluzione normativa

Semplificazione normativa: pronto il Decreto taglia leggi.

Continua l’opera di semplificazione normativa. Con l’obiettivo di arrivare a non oltre 5 mila atti legislativi, il Consiglio dei ministri del 12 giugno 2009 ha approvato in via preliminare, su propost...

Giuseppe Formichella



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Argomento: Evoluzione normativa

Professionisti: le principali novità relative agli studi di settore in vigore dal periodo d’imposta 2008.

La circolare di cui con il presente articolo si dà notizia ( CIRCOLARE N. 29 /E del 18 giugno 2009: Studi di settore. Periodo d'imposta 2008) fornisce chiarimenti in ordine alle principali novità rel...

Rita Schiarea




Argomento: Approfondimento

Primi bilanci per il Web 2.0. (Prima parte)

Grazie alla sempre maggiore diffusione di una banda larga di connessione che collega un sempre maggior numero di utenti attraverso i vari network attivi nello spazio digitale, e in virtù di una conti...

Antonio M. Adobbato

sabato 4 luglio 2009

Bisogni impellenti e bisogni invisibili. Forme di aiuto inusuali per i terremotati dell’Abruzzo.


Quando si ha bisogno di aiuto di solito si lancia l’ SOS, il celebre acronimo di Soccorso Ora Subito.
E così è stato per il terribile evento sismico del 6 aprile a l’Aquila, per i quasi 300 morti e per le catastrofiche distruzioni di edifici e monumenti che hanno ferito profondamente una città appartata ma ricca di fascino e di testimonianze storiche ed artistiche di prima grandezza.

Spenti i riflettori dei media, a quasi due mesi dal disastro, si può misurare come la macchina organizzativa della Protezione civile si sia messa al servizio dei bisogni primari e immediati della popolazione civile colpita. E si capisce come ad ogni tragedia, la capacità di rispondere in tempi brevi e in modo efficiente si affina e migliora sempre più.
Sulle necessità di cominciare a lavorare su un ritorno ad una vita “normale”, sulle responsabilità di costruttori, progettisti, committenti, ecc., sulla capacità della popolazione colpita di ripensare i progetti di vita così tragicamente interrotti, ci dirà il tempo.

Vogliamo con quest’occasione provare a riflettere sulle diverse accezioni che la parola aiuto può assumere, scegliendo due esempi che fuoriescono dall’alveo conosciuto dell’aiuto materiale alle popolazioni colpite da eventi naturali catastrofici come quello dello scorso aprile.

Ci chiediamo, in altri termini, quali significati attribuire alla parola aiuto, quando un evento naturale ed imprevedibile costringe tutti coloro che ne sono investiti a fare i conti con la propria caducità, con il rischio di perdere ogni bene, compreso quello della vita.
Cosa accade, dunque, quando capita di trovarsi di fronte alla perdita irrecuperabile dei propri cari e di tutte le relazioni di affetto e di amore che connotano le esistenze di tutti?

E poi, ancora: cosa succede a tutti coloro che si sono impegnati a portare avanti importanti progetti di vita, come gli studenti universitari, che hanno investito le loro migliori energie per inseguire il sogno di una laurea e di un lavoro, progettando un ingresso nel mondo degli adulti e dell’impegno?
Non sono bisogni impellenti anch’essi, sebbene meno visibili e meno misurabili?
E, ripetiamo, quando si ha un grande bisogno e non si hanno le risorse si chiede aiuto. E spesso le risposte arrivano, anche quando i bisogni non sono espressi in modo diretto ed urgente.

Al bisogno degli studenti universitari che non vogliono interrompere i loro progetti, che hanno perso tutto nel sisma, che non hanno più libri, dispense, fascicoli, biblioteche e librerie disponibili, si è risposto con una bella iniziativa, chiamata Uniliber. (1)
Si tratta di un appello lanciato su iniziativa del Consiglio Studentesco dell’Università dell’Aquila per raccogliere testi universitari necessari agli studenti dell’Ateneo aquilano colpito dal terremoto. I membri del Consiglio Studentesco, insieme ai volontari del Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani, hanno compilato una lista dei testi adottati dai docenti universitari aquilani per l’anno accademico in corso. E a questo appello, molte ed importanti case editrici hanno già risposto con entusiasmo. (2)

Al grande bisogno di essere ascoltati per trasmettere il senso delle paure e delle angosce subite, al senso di precarietà e di disorientamento che si prova di fronte ad un tragedia di queste dimensioni, si è cercato di rispondere in un modo diverso dal solito, in aggiunta all’aiuto materiale di cui si ha immediatamente bisogno, quando si perdono improvvisamente la propria casa e tutti i beni materiali.
A livello interiore, infatti, l’incoerenza tra quello in cui ci crede (la casa come sicurezza) e quello che si è vissuto (la casa come pericolo mortale), destabilizza le persone colpite da eventi di questo genere, fino a provocare attacchi di ansia o di panico.
Come ha fatto in altre occasioni, l’ordine degli psicologi ha inviato sul posto molti professionisti volontari che hanno attuato una specifica attività di sostegno psicologico e altre strategie terapeutiche. (3)

Con l’aiuto degli uomini della Croce rossa e della Protezione Civile, hanno attuato il cosiddetto “defusing”, interventi di accoglienza della popolazione, con colloqui mirati a evitare che la forte emotività scatenata dall’evento non resti imprigionata nel profondo. Altro tipo di intervento è il cosiddetto “debriefing”, con cui si punta a fare un bilancio di gruppo dell’accaduto, si divide in più tappe ed è gestito da uno psicologo esperto nelle emergenze.

Visto dalla prospettiva di un bambino, poi, l’evento rischia di avere degli affetti devastanti e duraturi. Se la persona adulta possiede già alcuni strumenti psicologici per razionalizzare l’accaduto traumatico, un bambino vive l’evento soprattutto sotto l’aspetto emotivo.
Diventa in questi casi indispensabile un intervento che passa attraverso colloqui mirati con i genitori, e attività che abbiano come obiettivo l’esternazione dell’evento traumatico, usando il gioco, i disegni, le favole.
A questo proposito, un vero e proprio decalogo su come affrontare questo tipo di emergenze per i minori, diventato un punto di riferimento indispensabile per chi opera in questo campo, è quello proposto dall’organizzazione internazionale “savethechildren”.
Vediamo alcuni punti:
- evitare la visione prolungata di immagini del disastro;
- capire la loro percezione dell’evento;
- rassicurare i bambini e offrire supporto psicologico;
- dedicar loro tempo ed attenzione;
- accettare l’aiuto di esperti, ecc. (4)

Problemi diversi, invece, hanno gli anziani, spesso persone fragili e cagionevoli, che fanno un’enorme fatica ad adattarsi ai ritmi delle tendopoli. Per queste persone, poi, risulta più difficile accettare la perdita di un familiare giovane o anche solo di un conoscente, senza provare terribili sensi di colpa per essere sopravvissuti.

Come si vede, si ha bisogno di aiuto per molte cose diverse, perché molteplici sono le dimensioni emotive nei vissuti esistenziali delle persone. Tuttavia ci risulta più facile fare una donazione per l’acquisto di beni materiali e più difficoltoso comprendere che l’aiuto psicologico riveste una specifica e fondamentale importanza.

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NOTE
1) UniLiber e' una iniziativa promossa da Fahrenheit, trasmissione radiofonica di RAI Radio Tre e dal Consiglio Studentesco dell'Università dell'Aquila, in collaborazione con il CNGEI (Corpo Nazionale giovani esploratori italiani) e la Protezione Civile.
2) La lista dei libri richiesti, è disponibile sul sito internet di Fahrenheit e viene periodicamente aggiornata. Vedi: http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/archivio_2009/uniliber_lista1.pdf.
3) Per un primo punto della situazione, v. http://psicologiaemergenza.blogspot.com/.. Altro sito interessante è quello degli psicologi per i popoli, dove si possono trovare alcune riflessioni su esperienze di aiuto psicologico alle popolazioni colpite da eventi drammatici. Per leggere qualche testimonianza toccante delle esperienze vissute, v. http://www.savethechildren.it/2003/testimonianze-abruzzo.asp.
4) Per un approfondimento, cfr. http://www.savethechildren.it/2003/comunicati.asp?id=601.