giovedì 27 agosto 2009

Rapporto Istat 2008: Italia in difficoltà al Sud e sempre più multietnica


E' stato presentato a Roma, nello scorso mese di maggio, il consueto rapporto annuale ISTAT, relativo all'anno appena trascorso.(1)

Questo nuovo rapporto Istat del 2008 ci racconta di un'Italia dove cresce la disoccupazione, dove aumentano le differenze tra Nord e Sud e dove si registra un aumento della popolazione residente, soprattutto grazie all'arrivo di nuovi stranieri e all'alta natalità di quelli già residenti.

E' il ritratto di un paese in mutamento, disomogeneo territorialmente e con una sempre crescente presenza di stranieri.

Anche se la lettura delle cifre non è sempre appassionante, si tratta di una raccolta di dati preziosa e scientificamente accurata di molti fenomeni che sono spesso sovra o sottostimati, a seconda se si collocano o meno al centro delle attenzioni mediatiche e del dibattito politico.

Vediamo per grandi blocchi tematici le aree di maggior interesse.

DISAGIO ECONOMICO
Circa la metà delle famiglie (il 45% del totale, 10 milioni di nuclei familiari), a reddito alto o medio alto, che vivono nel Nord Italia non hanno avuto livelli apprezzabili di disagio economico, mentre circa il 10 % delle famiglie, circa due milioni e mezzo in tutto, soffrono difficoltà economiche sensibili, soprattutto in presenza di spese impreviste, stimate dall'Istituto di ricerca in una somma che si aggira intorno ai 700 euro.
Circa un milione e 330 mila, il 5,5 per cento, sono invece le famiglie occasionalmente in difficoltà per le spese alimentari, mediche e quelle per i trasporti.
Il 6,3 per cento, un milione e 500 mila circa, sono infine le famiglie con gravi problemi di bilancio, in lotta contro bollette, affitto, e spese di prima necessità.
In questo caso la prevalenza geografica del disagio, è da rintracciarsi al Sud, dove si addensa il maggior numero di famiglie con più di tre figli o con la presenza di un solo genitore o con il maggior numero di inoccupati.

OCCUPAZIONE
Rallenta l’occupazione, attestandosi intorno allo 0,8 per cento, ovvero solo circa 183 mila persone in più rispetto al 2007, dato per la prima volta inferiore ai livelli di disoccupazione. L’incremento ha interessato esclusivamente le regioni del Nord e del Centro, con variazioni rispettivamente dell’1,2 e dell’1,5 per cento, mentre nel Mezzogiorno l’occupazione è diminuita dello 0,5 per cento.
Il rapporto evidenzia anche una differenza tra i lavoratori «standard», cioè a tempo pieno e durata indeterminata, che sono circa 18 milioni, tra quelli «parzialmente standard», cioè a tempo parziale e con durata non predeterminata, che sono circa 2,6 milioni, e gli atipici, i dipendenti, a termine e i collaboratori, che sono quasi 2,8 milioni.
Aumentano i lavoratori stranieri, passando al 7,5 per cento, con un picco del 9 per cento nel Centro-Nord, nonostante la flessione dell’occupazione. In crescita anche il lavoro femminile, che si attesta al 39,9 per cento e a un tasso di occupazione salito al 47,2 per cento, ma siamo ancora lontani dal dato europeo, dove le donne rappresentano il 44,8 per cento dell’occupazione totale.
Si evidenzia una forte flessione degli occupati nell’industria, che rispetto al 2007 sono scesi di circa 63 mila unità, cioè dell’1,2 per cento, e nell’agricoltura, scesi del 3,1 per cento, pari a 28 mila persone, con un relativo aumento del ricorso alla cassa integrazione; risulta ancora in crescita il terziario.
E riappare una disoccupazione che investe anche gli stranieri, toccando l’8,5 per cento, due decimi di punto in più rispetto al 2007, portando cioè a 26 mila gli stranieri in cerca di lavoro in più rispetto all’anno precedente, pari a circa 162 mila unità.
Per quanto riguarda la perdita del lavoro il 2008 si distingue per una crescita del dato, rispetto all'anno precedente, del 54 per cento. Sette uomini su dieci dichiarano di aver perso il lavoro soprattutto nella trasformazione industriale e nelle costruzioni, dato confermato anche per i lavoratori stranieri.

POPOLAZIONE
Cresce la popolazione residente, con un aumento pari a 434 mila unità e con un tasso d’incremento del 7,3 per mille, dovuto esclusivamente, secondo il Rapporto Istat, agli stranieri, che salgono così a quasi 3 milioni e 900 mila unità, pari al 5,8 per cento della popolazione totale, con un massimo al Nord del l’8,1 per cento e un minimo al Sud, con un 2 per cento.
È di nazionalità rumena la comunità più numerosa, con circa 780 mila persone.
La gran parte degli stranieri circa l’87,5 per cento del totale, risiede al Centro e nel Nord Italia, interessando soprattutto l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto.
Il 22,2 per cento degli stranieri residenti, invece, è costituito da minorenni, pari a 761 mila unità, in aumento di circa 94 mila unità rispetto al 2007.
Questo incremento è determinato per circa i due terzi dalle nascite in Italia da genitori entrambi stranieri, che nel 2007 sono state più di 64 mila, mentre nel resto dei casi si tratta di ricongiungimenti familiari.
Interessante il confronto sulla natalità. Nel 2007 il numero medio di figli è pari a 1,28 per le donne italiane e a 2,40 per le straniere. Durante il 2007 sono stati oltre 34 mila i matrimoni con almeno uno sposo straniero, il 13,8 per cento del totale dei matrimoni registrati in Italia, cioè circa 250 mila.

URBANIZZAZIONE
L'Istat continua a rilevare l'espansione delle aree urbanizzate in Italia, con un incremento preoccupante del cemento in media di 22 metri cubi per abitante. Il Rapporto constata che quest'espansione si è verificata «in assenza di pianificazione urbanistica sovracomunale».Tra le Regioni che hanno visto un incremento maggiore dell'urbanizzazione troviamo il Molise, la Puglia, le Marche, la Basilicata e il Veneto, aree in cui la corsa all'edificazione è più accentuata. In Veneto, che già dal 1991 condivideva con la Lombardia il primato della regione con più costruzioni in Italia, le superfici edificate sono cresciute ancora del 5,4%, «approssimando situazioni di saturazione territoriale».

SCUOLA
La crescita del numero degli stranieri nel nostro Paese ha cambiato in profondità anche la composizione delle popolazione scolastica.Nell'anno scolastico 2007-08 gli alunni stranieri presenti nelle scuole italiane sono a quota 574 mila, con un rapporto di 6,4 studenti non italiani ogni 100 iscritti. La maggior presenza di studenti stranieri si registra nelle scuole primarie, sia in termini assoluti (218 mila) sia relativi (7,7 ogni 100 iscritti). Nelle scuole secondarie di secondo grado, invece, l'incidenza di alunni stranieri è più contenuta con una media 4,3 ogni 100 iscritti.

---------
NOTE
1) Vedi http://www.istat.it/dati/catalogo/20090526_00/.

sabato 22 agosto 2009

Primi bilanci per il Web 2.0. (Prima parte)



Grazie alla sempre maggiore diffusione di una banda larga di connessione che collega un sempre maggior numero di utenti attraverso i vari network attivi nello spazio digitale, e in virtù di una continua e crescente potenza di calcolo degli hardware disponibili per la connessione, da qualche anno si è affermata una nuova fase del web e di Internet.

Questa realtà che sta sotto i nostri occhi - solo per fare un esempio si sono censite otto milioni di persone che accedono regolarmente a Facebook Italia – non è classificabile come una semplice evoluzione tecnologica ma un inedito intreccio tra innovazione, uso sociale della tecnologia e nuovi modelli di business, basati sulla gratuità d'accesso in cambio di pubblicità.

Come spesso accade in questi casi, è difficile stabilire con precisione la causa e l'effetto. Non siamo ancora in grado di stabilire se le nuove tecnologie abilitano i singoli e i gruppi a prendere la parola e a condividere informazioni, idee, file e amicizie oppure se le nuove piattaforme tecnologiche hanno reso possibile ciò che potenzialmente già esisteva e che si esprimeva in forme differenti.
E' probabile che l'evoluzione tecnologica e l'uso sociale vadano di pari passo, coevolvendosi in modo sorprendente e inedito.

Anche dal punto di vista dei programmi a disposizione, si hanno da qualche tempo software sempre più friendly e facili da usare, per creare blog personali o di gruppo, per gestire le proprie foto in Rete, per condividere e scambiare file in peer to peer, per condividere i “preferiti” con gli altri, per ritrovare vecchi amici e conoscerne di nuovi. Senza dimenticare, peraltro, l'uso di informazioni condivise per la recensione dal basso di beni o servizi. Se si prova a cercare informazioni su qualsiasi bene che si intende acquistare, ci sono a disposizione vari forum di utenti che illustrano caratteristiche tecniche, pregi e difetti di ogni singolo modello cercato....

Altro elemento interessante, e che emerge da una analisi anche superficiale, è che non si butta via niente: il nuovo attrae più del vecchio ma nel senso che lo sviluppa, lo integra, lo potenzia e lo arricchisce, collocandosi accanto ad esso e non sostituendolo integralmente.
Così come la televisione non ha ucciso la radio – tra l'altro è in crescita continua la presenza sul web dei canali radio - non c'è quasi mai una killer application definitiva di un media rispetto ad un altro. Come si può vedere dall'esperienza di ciascuno, si procede più con una logica di accumulo che con un modello di vera e propria sostituzione.

Per questo, non si è abbandonata l'email quando si è reso possibile l'uso dell'instant messaging, delle chat e delle videochat, vale a dire la possibilità di scambiarsi messaggi in tempo reale,come in una normale conversazione, mediata in questo caso da una tastiera o da una webcam.

Anche le newsletter non stanno cedendo del tutto il passo. Le newsletter sono state un formidabile strumento di diffusione di conoscenze per gruppi che condividevano interessi (politici, culturali, scientifici, ludici, ecc.) e avevano la necessità di aggiornarle periodicamente. Per il principio che si conserva tutto, non sono state integralmente sostituite dalle RSS (Real Simple Syndication). Con questo servizio i siti e i blog offrono la possibilità ai visitatori di ricevere la notizia attraverso la posta elettronica o tramite un programma che agisce sul web, detto aggregatore , che il sito o il blog è stato aggiornato.

Siti e blog.
A riprova del principio dell'uso personale degli strumenti messi a disposizione nella rete, l'uso che si fa dei blog e dell'integrazione crescente tra siti e blog è forse l'aspetto più emblematico. Anche qui le carte si mischiano di frequente. I blog erano nati come delle pagine “povere” e graficamente elementari per uscire dalle logiche monodirezionali del sito-vetrina e provare a scambiare opinioni su qualsiasi aspetto e in qualsiasi ambito. Ci sono blog testuali di esperti e di opinionisti, blog collettivi, photo e video blog, blog tematici e blog integrati nei siti. Per correre ai ripari, molti siti integrano al loro interno alcuni blog, spesso a cura di firme prestigiose e riconosciute, per creare quel senso di community che è considerata la merce più preziosa di questi tempi.
Un particolare aspetto dei blog, infatti, è quello dei commenti. Chiunque, dopo aver letto il post sviluppato dall'autore, può intervenire e esprimere la sua opinione. Nei casi migliori, come nella logica dei forum sui più disparati argomenti, nascono interessanti confronti di idee e di scambi proficui di conoscenze.

Communities e social network
L'aspetto forse più conosciuto e più eclatante del cosiddetto web 2.0 è la diffusione impressionante delle piattaforme di social network, quali myspace, facebook o twitter. Pur nelle loro diversità di progettazione e di sviluppo, questi siti rendono possibile la condivisione contemporanea di foto, messaggi, video, amicizie, interessi e quant'altro. Si dice, con qualche ragione, che se non si è presenti su uno di questi siti con un proprio profilo non si è nessuno; in altri termini, questi spazi di incontro e di condivisione del cyberspazio hanno integrato e per certi versi potenziato i modelli relazionali tra individui, che trovano in queste piattaforme un sistema semplice, economico e sempre più ricco di opzioni per scambiarsi notizie, impressioni e.... affetto.

Il panorama degli argomenti su cui convergono gli interessi dei frequentatori di questi social network è piuttosto ampio e variegato. Si va dalla ricerca di vecchi compagni di classe e di gruppi di aficionados del calcetto ai gruppi di fans delle star o delle celebrità più conosciute, dai gruppi politici più tradizionali ai gruppi che condividono gli interessi più disparati, seri e meno seri.
Insomma, si tratta di una sorta di duplicato potenziato delle relazioni che interessano molti individui, che in questo modo possono condividere e far crescere relazioni che con i mezzi tradizionali sarebbe stato più difficoltoso e oneroso coltivare.

Ci sono luci ed ombre, però, in questa crescita esponenziale dei social network. Ne segnaliamo alcuni, in modo da farsi un'idea sullo sviluppo futuro possibile di questi potenti strumenti di scambio sociale.
Il primo riguarda la tutela della privacy. La possibilità di raccogliere con facilità informazioni e dati importanti sugli utilizzatori dei S.N., rende ancora irrisolto il problema della riservatezza e del controllo sui dati che con troppa facilità vengono richiesti e si pubblicano su questi siti.
Un altro elemento problematico riguarda la libertà di espressione e delle regole di funzionamento del sito. Come sa chiunque abbia utilizzato queste piattaforme, se il gestore, a suo insindacabile giudizio, ritiene che l'attività dell'utilizzatore abbia leso il diritto di qualcuno o sia potenzialmente offensiva, può cancellare il profilo dell'utente, facendogli così perdere i contatti, i messaggi o i file che aveva condiviso con altri, senza possibilità di poterli recuperare e senza poter ottenere una qualche spiegazione.

Infine, giusto per offrire un qualche elemento di valutazione in più, questi siti, che in fondo non fanno altro che mettere a disposizione degli strumenti di connessione sociale mediati dalle reti, non hanno ancora trovato il modo di estrarre valore da quest'attività. Si pensa alla pubblicità online, naturalmente, considerando il numero dei potenziali clienti. Da qualche indagine fatta per saggiare la praticabilità dell'advertising sui social network, molti utenti interpellati in proposito hanno espresso chiaramente la loro contrarietà sull'argomento.
Si andrà dunque verso un uso a pagamento dei social network?

(continua)

mercoledì 19 agosto 2009

Primi bilanci per il Web 2.0. (Seconda ed ultima parte)


Portali e motori di ricerca
L'ingresso in Rete, che fino a pochi anni fa passava attraverso i portali, avviene oggi attraverso i motori di ricerca. Anche in questo caso, sembra che il dilemma tra passato e futuro si risolva facendo appello alle capacità da parte degli utenti di creare contenuti. I primi motori di ricerca, come Yahoo o Virgilio, non erano altro che dei siti in cui venivano raccolti da esperti della Rete i link alle pagine ritenute più interessanti. L'arrivo di motori di ricerca sempre più potenti, in grado di vagliare miliardi di pagine in pochi istanti, ha apparentemente consegnato al passato quel tipo di ricerche. Eppure, la ricerca umana dentro a Internet si è presa una rivincita. I motori sono una risorsa fondamentale per navigare ma la capacità discriminatoria umana sulla rilevanza delle notizie resta per il momento superiore, almeno fino a quando non verrà progettato il cosiddetto web semantico. La vera differenza col passato è che adesso la ricerca fine viene effettuata non da dipendenti pagati dai motori di ricerca ma direttamente dagli internauti, che commentano e appongono delle etichette (tag) su siti pubblici. Accanto al social networking c'è dunque un social bookmarking.

Download e upload di file
“Scaricare” o “caricare” file tra computer a distanza è sempre stato una delle attività più peculiari della Rete. La differenza sostanziale con i sistemi oggi in uso è che le stesse attività di condivisiome, accresciute enormemente grazie alla potenza di calcolo e alla potenza delle reti di connessione, si effettuano con sistemi definiti P2P, cioè Peer to Peer, da pari a pari. Questi software, sempre più evoluti e performanti, mettono in collegamento in orizzontale, da pari a pari appunto, i computer, senza dover passare da server che facciano da semaforo e da smistamento. Ogni singolo pc funziona da server o da client a seconda dell'attività che sta svolgendo, spesso anche contemporaneamente. La questione più rilevante, però, è la facilità di condivisione di risorse intellettuali che, essendo digitalizzate, viaggiano con grande facilità all'interno della Rete. La condivisione di file musicali, video e software apre il serio problema della proprietà intellettuale di cui non vogliamo parlare in questa sede e che merita un discorso a sé. Per il momento basti segnalare il problema: lo scambio di file porta con sé una sfida fondamentale al sistema del copyright. Bisogna vedere in quali termini e con quali prospettive sarà affrontato il problema in futuro, se si applicheranno gli schemi conosciuti per la tutela del diritto d'autore o se i nuovi mezzi di comunicazione ne richiedono un ripensamento radicale.

Il fenomeno wiki
Se c'è un tratto evidente nel web 2.0, oltre quello della condivisione e della creazione di contenuti da parte degli utenti, sta nella forza della collettività e nello spostamento della centralità dell'autore singolo alla crescente importanza della costruzione collettiva.
Un fenomeno che attesta l'importanza dell'impresa coellettiva è quello del cosiddetto wiki, il cui più celebre frutto è wikipedia, l'enciclopedia on line, curata dagli utenti, i quali mettono a disposizione il proprio sapere e le proprie conoscenze per costruire voci enciclopediche su ogni argomento possibile. La specificità di questa enciclopedia, oltre ad essere interamente reperibile on line, è che tutte le voci che vengono messe a disposizione degli utenti sono passibili di essere revisionati da utenti più esperti o più aggiornati, in linea con l'idea che la conoscenza non è data una volta per tutte e che vive in continuo sviluppo. Non sono mancate polemiche, su questo punto, proprio per la difficoltà di avere un controllo scientifico certo sui contenuti dell'enciclopedia.
Sulla scia dei software che ne rendono semplice l'applicazione, il modello wiki prende sempre più piede, tanto da essere adottato da alcune organizzazioni per lavorare in comune su alcuni documenti e per conservare traccia delle revisioni via via apportate.

Citizen Journalism
Analogamente al fenomeno wiki, che ha riguardato la creazione di documenti redatti collettivamente, anche il giornalismo è stato investito da questo processo di spostamento dall'autore riconosciuto e famoso alla nascita di forme di giornalismo dal basso, in cui gli utenti diventano cacciatori o fonti di notizie essi stessi.
I tradizionali quotidiani di carta dapprima si sono posti il problema di una loro presenza on line, offrendo spesso un duplicato del prodotto cartaceo, con l'idea che cambiava il canale di distribuzione ma non il modo di produrre e di costruire un mezzo d'informazione. In una fase successiva, le redazioni on line si sono autonomizzate, fino al punto che molte pubblicazioni ormai esistono solo on line. Sfruttando le tecnologie oggi disponibili, attualmente stanno sviluppandosi forme di giornalismo dal basso – dette citizen journalism – per identificare tutte quelle forme di produzione e distribuzione delle notizie che si basano sul fatto che i lettori sono anche reporter e alimentano il sito web del giornale con fatti o notizie.
Rimane da chiarire, dunque, oltre alla questione se i giornali di carta hanno il destino segnato, se il modello della produzione giornalistica con una redazione e dei professionisti riconosciuti rimarrà tale, fatte salve le modifiche dovute ai nuovi mezzi di comunicazione e la comparsa di nuovi dispositivi di lettura portatili come i kindle.

Dispositivi di connessione mobili
Altro elemento che connota l'attuale immagine del web riguarda l'uso di dispositivi (devices) diversi dal pc per l'accesso alla Rete.
Nel giro di pochi anni, infatti, le reti di connessione senza fili, wireless, hanno raggiunto potenze di banda che non hanno nulla da invidiare alle connessioni via cavo tradizionale. Tanto che le offerte dei vari operatori di telecomunicazione si stanno sempre più orientando verso il mercato della connessione tramite dispositivo mobile, offrendo tariffe via via sempre più convenienti. L'apsetto rilevante dell'accesso al web tramite cellulare (ma si può facilmente ipotizzare anche tramite console di gioco o tramite apparecchi televisivi) amplia enormemente il numero di utenti e amplifica i fenomeni di condivisione, di scambio e di produzione di contenuti che abbiamo visto a proposito dei computer connessi alla Rete.

Quello che abbiamo fin qui richiamato non è che una parte delle novità emergenti nel livello superiore raggiunto attualmente dal web rispetto alle prime tecnologie disponibili.
I prossimi traguardi sono abbastanza difficili da ipotizzare. Ci sarà sicuramente un interesse spasmodico per i motori di ricerca, il cui traguardo finale è per il momento il cosiddetto web semantico, vale a dire la possibilità che le ricerche in rete si svolgano non su algoritmi di frequenza di citazioni ma si basino invece sul tipo di ricerche che si compiono con la logica tipicamente umana della pertinenza e della rilevanza.

Altro elemento su cui già si orientano le ricerche è quello della riduzione o della sparizione della latenza di accesso alle applicazioni e all'accesso alla rete. La ricerca di materiali, processori e sistemi di calcolo sempre più potenti tenderanno a traguardare questo obiettivo.

Non è certamente dietro l'angolo, ma comincia a profilarsi la possibilità che molte delle applicazioni che adesso risiedono negli hard disk dei computer o dei cellulari, siano sempre più spostati su server remoti – è il cosiddetto cloud computing - che li metteranno a disposizione a seconda delle necessità e delle risorse disponibili del terminale che li richiede, superando molti ostacoli in tema di installazioni, compatibilità e versioni aggiornate.

In definitiva, quel che sembra sempre più significativo adesso è che le tecnologie hardware e software diventino sempre più trasparenti, invisibili all'utente finale, perché quel che davvero interessa sempre più è l'uso sociale e condiviso delle risorse e delle conoscenze.

sabato 15 agosto 2009

Firmata la Carta Europea della libertà di stampa



Come sappiamo, la libertà d'informazione comprende la libertà di stampa e la libertà di essere informati, tanto da dover garantire, se vogliamo parlare di sistemi democratici davvero tali, la promozione e la protezione dello scambio e della diffusione di informazioni.

Le drammatiche notizie che ci giungono con difficoltà dall'IRAN confermano questa elementare necessità.
In Iran, fin dall'inizio della crisi politica innescata dai contestati risultati elettorali, è stata chiara l’importanza strategica soprattutto dei nuovi media nella diffusione delle notizie che i media ufficiali non possono pubblicare.
Si tratta di un vero e proprio fronte telematico della protesta, che vede da una parte il governo iraniano con i suoi tentativi di censura e controllo dell'informazione e dall’altra i manifestanti che usano twitter e i blog personali, appoggiati da buona parte degli “smanettoni” di tutto il mondo a cercare di raccontare quello che sta accadendo, con mezzi digitali di fortuna. (1)

E' con il rigetto degli arcana imperii, che proteggeva le scelte segrete del sovrano nei regimi assolutisti, che le società democratiche avanzate hanno stabilito i principi di libertà di stampa e di circolazione delle idee come presidi indispensabili alla qualità della vita democratica di un popolo.

Eppure, quel che sembra conquistato una volta per tutte, deve essere continuamente difeso.

E poiché il nostro spazio pubblico, benchè i nostri media facciano ben poco per sottolinearlo, ha un orizzonte di riferimento europeo, vogliamo segnalare una iniziativa interessante che trascende la semplice affermazione del principio costituzionale della libertà di stampa e la posiziona in uno spazio più ampio delle legislazioni nazionali, fino a farne un tema da portare all'ordine del giorno delle istituzioni europee.

Il 25 maggio scorso, infatti, 48 giornalisti europei di 19 paesi, compresi alcuni giornalisti italiani, hanno firmato la “Carta Europea della Libertà di stampa” per proteggere il settore dalle interferenze e dalle censure dei governi e assicurare la massima libertà di accesso dei giornalisti alle fonti di informazione

L’8 giugno, questo documento, che definisce i valori fondamentali che le autorità pubbliche dovrebbero rispettare nei rapporti con i giornalisti, è stato presentato e consegnato da Hans-Ulrich Jörges, Caporedattore della rivista tedesca “Stern”, a Viviane Reding, Commissario Europeo per la Società dell’informazione e i media.
La Reding, peraltro, ha già mostrato in passato una spiccata sensibilità su questo punto, tanto da aver attivato all’interno della Direzione generale da lei guidata una “task force” proprio per promuovere la diversità e pluralità dei media e la libertà di stampa.

I dieci articoli del documento individuano i principi fondamentali che i governi devono impegnarsi a rispettare nei rapporti con i giornalisti, fra cui il divieto della censura, la libertà di accesso alle fonti di informazione nazionali e straniere e la libertà di ottenere e diffondere le informazioni.
La Carta ribadisce, inoltre, la necessità di proteggere i giornalisti dai tentativi di vigilanza e auspica un sistema giudiziario efficace per tutelarne i diritti.

Crediamo di fare cosa utile proponendo una traduzione italiana della Carta.(2)


CARTA EUROPEA PER LA LIBERTA' DI STAMPA

Art. 1
La libertà di stampa è vitale per una società democratica. Bisogna fare di tutto per tutelarla e proteggerla e per rispettare la diversità dei media giornalistici in tutte le forme di distribuzione e in tutte le forme di espressioni politiche, sociali e culturali.

Art. 2
La censura è vietata. Occorre garantire l'indipendenza del giornalismo in tutti i media senza persecuzioni o rappresaglie, senza ingerenze politiche o regolatrici da parte degli Stati. La stampa e i media on line non devono essere sottoposti ad un'autorizzazione statale.

Art. 3
I diritti dei giornalisti e dei media alla raccolta e alla diffusione di informazioni e di opinioni non devono essere minacciati, compressi o sanzionati.

Art. 4
La protezione delle fonti giornalistiche deve essere rispettata. Ogni azione di perquisizione delle redazioni e dei locali dove si svolge l'attività giornalistica, o di sorveglianza, o di ascolto delle comunicazioni tra giornalisti aventi ad oggetto la rivelazione delle fonti informative o la violazione del segreto redazionale è vietata.

Art. 5
Tutti gli Stati devono assicurare che tutti i media godano della completa protezione di un sistema giudiziario indipendente e delle istituzioni nella realizzazione della loro attività. Ciò deve valere in particolare per la difesa dei giornalisti e dei loro collaboratori in caso di aggressione e di attentati contro la vita e l'integrità personale. Ogni minaccia o violazione di questi diritti deve essere l'oggetto di un'inchiesta approfondita ed essere sanzionata dal sistema giudiziario.

Art. 6
L'esistenza economica e l'indipendenza dei media non deve essere messa in pericolo da istituzioni pubbliche o da altri organismi. La minaccia di sanzioni economiche è ugualmente vietata. Le imprese private devono rispettare l'indipendenza editoriale dei media e devono astenersi dall'esercizio di ogni tipo di pressione sul contenuto editoriale o di rendere indistinguibile la differenza tra la pubblicità e il contenuto giornalistico.

Art. 7
Le istituzioni pubbliche o sotto il controllo statale non devono ostacolare la libertà d'accesso alle informazioni da parte dei giornalisti. Esse sono tenute a sostenere le loro ricerche di informazioni.

Art. 8
I media e i giornalisti hanno il diritto di accedere liberamente a tutte le informazioni e alle fonti d'informazione, compresi coloro che provengono dall'estero. I visti, gli accrediti e gli altri documenti indispensabili all'attività d'informazione devono essere rilasciati senza ritardo ai giornalisti stranieri.

Art. 9
L'opinione pubblica di ogni Stato deve vedersi garantito il libero accesso all'insieme dei media e alle fonti d'informazione nazionali e internazionali.

Art. 10
Gli Stati non devono limitare l'accesso alla professione di giornalista.


---------------------------
NOTE
1) Nella recente presentazione al Parlamento del Rapporto annuale del Garante della privacy (vedi http://www.garanteprivacy.it/garante/navig/jsp/index.jsp ), il Presidente Pizzetti ha affermato che dai blog ai social network “oggi l'informazione è il prodotto di una comunicazione continua e collettiva a livello mondiale». Il presidente del Garante ha poi aggiunto che «quanto sta avvenendo in Iran dimostra che su questi strumenti, e specialmente sui più innovativi, poggia una forma di resistenza democratica mai immaginata prima».Quanto all' Italia «per quanto riguarda le nuove regole relative ai limiti della pubblicabilità delle informazioni acquisite e trattate dai giudici» il Garante ritiene opportuna una nuova disciplina, ma «ribadisce perplessità sul ricorso a sanzioni penali a carico dei giornalisti».
2)la Carta, che può essere consultata on line all’indirizzo http://www.pressfreedom.eu , è disponibile in otto lingue (croato, danese, francese, inglese, polacco, rumeno, russo e tedesco) e può essere sottoscritta dai giornalisti che vi sono interessati.

sabato 1 agosto 2009

Buon compleanno, bloghino!







Ad un anno esatto dall'inizio del monitoraggio sugli accessi a questo blog,
è tempo di fare un primo bilancio.

Secondo google analytics, dal 1 agosto 2008 questo blog ha ricevuto oltre 500 visite, con circa 1000 pagine visitate e 200 visitatori unici.

Sono piccoli numeri, ma sono comunque orgoglioso di questo piccolo vascello che raccoglie qualche idea che penso sia utile condividere con gli altri.

Ciao a tutti. E grazie. :))

M.L. nom de plume di AAM