sabato 4 luglio 2009

Bisogni impellenti e bisogni invisibili. Forme di aiuto inusuali per i terremotati dell’Abruzzo.


Quando si ha bisogno di aiuto di solito si lancia l’ SOS, il celebre acronimo di Soccorso Ora Subito.
E così è stato per il terribile evento sismico del 6 aprile a l’Aquila, per i quasi 300 morti e per le catastrofiche distruzioni di edifici e monumenti che hanno ferito profondamente una città appartata ma ricca di fascino e di testimonianze storiche ed artistiche di prima grandezza.

Spenti i riflettori dei media, a quasi due mesi dal disastro, si può misurare come la macchina organizzativa della Protezione civile si sia messa al servizio dei bisogni primari e immediati della popolazione civile colpita. E si capisce come ad ogni tragedia, la capacità di rispondere in tempi brevi e in modo efficiente si affina e migliora sempre più.
Sulle necessità di cominciare a lavorare su un ritorno ad una vita “normale”, sulle responsabilità di costruttori, progettisti, committenti, ecc., sulla capacità della popolazione colpita di ripensare i progetti di vita così tragicamente interrotti, ci dirà il tempo.

Vogliamo con quest’occasione provare a riflettere sulle diverse accezioni che la parola aiuto può assumere, scegliendo due esempi che fuoriescono dall’alveo conosciuto dell’aiuto materiale alle popolazioni colpite da eventi naturali catastrofici come quello dello scorso aprile.

Ci chiediamo, in altri termini, quali significati attribuire alla parola aiuto, quando un evento naturale ed imprevedibile costringe tutti coloro che ne sono investiti a fare i conti con la propria caducità, con il rischio di perdere ogni bene, compreso quello della vita.
Cosa accade, dunque, quando capita di trovarsi di fronte alla perdita irrecuperabile dei propri cari e di tutte le relazioni di affetto e di amore che connotano le esistenze di tutti?

E poi, ancora: cosa succede a tutti coloro che si sono impegnati a portare avanti importanti progetti di vita, come gli studenti universitari, che hanno investito le loro migliori energie per inseguire il sogno di una laurea e di un lavoro, progettando un ingresso nel mondo degli adulti e dell’impegno?
Non sono bisogni impellenti anch’essi, sebbene meno visibili e meno misurabili?
E, ripetiamo, quando si ha un grande bisogno e non si hanno le risorse si chiede aiuto. E spesso le risposte arrivano, anche quando i bisogni non sono espressi in modo diretto ed urgente.

Al bisogno degli studenti universitari che non vogliono interrompere i loro progetti, che hanno perso tutto nel sisma, che non hanno più libri, dispense, fascicoli, biblioteche e librerie disponibili, si è risposto con una bella iniziativa, chiamata Uniliber. (1)
Si tratta di un appello lanciato su iniziativa del Consiglio Studentesco dell’Università dell’Aquila per raccogliere testi universitari necessari agli studenti dell’Ateneo aquilano colpito dal terremoto. I membri del Consiglio Studentesco, insieme ai volontari del Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani, hanno compilato una lista dei testi adottati dai docenti universitari aquilani per l’anno accademico in corso. E a questo appello, molte ed importanti case editrici hanno già risposto con entusiasmo. (2)

Al grande bisogno di essere ascoltati per trasmettere il senso delle paure e delle angosce subite, al senso di precarietà e di disorientamento che si prova di fronte ad un tragedia di queste dimensioni, si è cercato di rispondere in un modo diverso dal solito, in aggiunta all’aiuto materiale di cui si ha immediatamente bisogno, quando si perdono improvvisamente la propria casa e tutti i beni materiali.
A livello interiore, infatti, l’incoerenza tra quello in cui ci crede (la casa come sicurezza) e quello che si è vissuto (la casa come pericolo mortale), destabilizza le persone colpite da eventi di questo genere, fino a provocare attacchi di ansia o di panico.
Come ha fatto in altre occasioni, l’ordine degli psicologi ha inviato sul posto molti professionisti volontari che hanno attuato una specifica attività di sostegno psicologico e altre strategie terapeutiche. (3)

Con l’aiuto degli uomini della Croce rossa e della Protezione Civile, hanno attuato il cosiddetto “defusing”, interventi di accoglienza della popolazione, con colloqui mirati a evitare che la forte emotività scatenata dall’evento non resti imprigionata nel profondo. Altro tipo di intervento è il cosiddetto “debriefing”, con cui si punta a fare un bilancio di gruppo dell’accaduto, si divide in più tappe ed è gestito da uno psicologo esperto nelle emergenze.

Visto dalla prospettiva di un bambino, poi, l’evento rischia di avere degli affetti devastanti e duraturi. Se la persona adulta possiede già alcuni strumenti psicologici per razionalizzare l’accaduto traumatico, un bambino vive l’evento soprattutto sotto l’aspetto emotivo.
Diventa in questi casi indispensabile un intervento che passa attraverso colloqui mirati con i genitori, e attività che abbiano come obiettivo l’esternazione dell’evento traumatico, usando il gioco, i disegni, le favole.
A questo proposito, un vero e proprio decalogo su come affrontare questo tipo di emergenze per i minori, diventato un punto di riferimento indispensabile per chi opera in questo campo, è quello proposto dall’organizzazione internazionale “savethechildren”.
Vediamo alcuni punti:
- evitare la visione prolungata di immagini del disastro;
- capire la loro percezione dell’evento;
- rassicurare i bambini e offrire supporto psicologico;
- dedicar loro tempo ed attenzione;
- accettare l’aiuto di esperti, ecc. (4)

Problemi diversi, invece, hanno gli anziani, spesso persone fragili e cagionevoli, che fanno un’enorme fatica ad adattarsi ai ritmi delle tendopoli. Per queste persone, poi, risulta più difficile accettare la perdita di un familiare giovane o anche solo di un conoscente, senza provare terribili sensi di colpa per essere sopravvissuti.

Come si vede, si ha bisogno di aiuto per molte cose diverse, perché molteplici sono le dimensioni emotive nei vissuti esistenziali delle persone. Tuttavia ci risulta più facile fare una donazione per l’acquisto di beni materiali e più difficoltoso comprendere che l’aiuto psicologico riveste una specifica e fondamentale importanza.

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NOTE
1) UniLiber e' una iniziativa promossa da Fahrenheit, trasmissione radiofonica di RAI Radio Tre e dal Consiglio Studentesco dell'Università dell'Aquila, in collaborazione con il CNGEI (Corpo Nazionale giovani esploratori italiani) e la Protezione Civile.
2) La lista dei libri richiesti, è disponibile sul sito internet di Fahrenheit e viene periodicamente aggiornata. Vedi: http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/archivio_2009/uniliber_lista1.pdf.
3) Per un primo punto della situazione, v. http://psicologiaemergenza.blogspot.com/.. Altro sito interessante è quello degli psicologi per i popoli, dove si possono trovare alcune riflessioni su esperienze di aiuto psicologico alle popolazioni colpite da eventi drammatici. Per leggere qualche testimonianza toccante delle esperienze vissute, v. http://www.savethechildren.it/2003/testimonianze-abruzzo.asp.
4) Per un approfondimento, cfr. http://www.savethechildren.it/2003/comunicati.asp?id=601.

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