martedì 29 luglio 2008

Società dell'informazione e sviluppo dell'e-government (Prima parte)



Gli approcci teorici allo studio e alla definizione della moderna Information Society possono essere ricondotti sostanzialmente a due grandi direttrici d’indagine:1) studi economici e di geopolitica ;2) studi filosofici, sociologici e antropologici.(1)

Quanto al primo filone di ricerche, occorre subito rilevare l’avvento di una nuova forma di competizione tra sistemi economici, il cui campo di battaglia è il mercato mondiale.

Tutti gli analisti che sono intervenuti sul fenomeno della centralità del terziario avanzato come terreno privilegiato nella competizione globale, hanno individuato nell’innovazione tecnologica il più potente motore di sviluppo dei sistemi economici: gli ultimi decenni del XX secolo sono anche il tempo in cui si avverte il peso crescente delle tecnologie digitali nella ristrutturazione profonda dei processi produttivi e nelle relazioni tra i soggetti economici e tra gli Stati-Nazione, visti sempre più come sistemi-paese o aree economico-politiche estese.

In altri termini, la competizione tra i soggetti economici si gioca sull’accesso alle informazioni e sullo sfruttamento delle risorse immateriali e intellettuali, oltre che sull’impiego e la trasformazione di materie prime. (2)


Sugli stessi fenomeni, con un approccio orientato all’analisi fenomenologica delle trasformazioni in atto, i pensatori e gli scienziati sociali che si sono interessati dell’argomento hanno manifestato posizioni differenti sugli effetti dell’irruzione delle nuove tecnologie sui sistemi di idee, di tradizioni e di culture, soprattutto nel campo della conoscenza e della sua trasmissione, nelle mutazioni antropologiche introdotte nelle moderne società, nell’analisi delle nuove forme di disuguaglianza che vengono provocate, nelle trasformazioni organizzative della produzione e del lavoro. (3)


Un filone particolare di studi concerne anche l’uso delle nuove tecnologie per ottenere una migliore funzionalità dei sistemi amministrativi pubblici; negli ultimi anni, poi, si è registrato un crescente interesse per le potenzialità della tecnologia nel favorire la nascita del cosiddetto e-government, intendendo con questa espressione la possibilità di progettare ed erogare servizi all’utenza usando le connessioni telematiche. Si tratta di un tema di rilevante interesse per l’analisi che qui vogliamo condurre. Le pagine che seguono sono dedicate ad un aspetto ancora più circoscritto di questa tematica: ricostruire una puntuale e sintetica cronologia delle scelte di policy compiute dall’UE e dal nostro paese in merito a quest’argomento, cercando di ricavare i dati di contesto politico-istituzionali – comunitari e nazionali – per collocare nella giusta prospettiva la pratica e la metodologia dell’e-government.

Il Libro Bianco

Dopo l’approvazione del Trattato di Maastricht nel 1992, l’Unione Europea avviò una nuova stagione di politica comunitaria con una serie di scelte culturali e organizzative volte a dare un maggiore impulso ad attività di ricerca e di sviluppo nel nuovo settore dell’Information and Communication Tecnology (ICT), ritenendo la comunicazione e le nuove tecnologie strumenti primari per la competizione geopolitica globale, in particolare nel rapporto/confronto con gli Stati Uniti d’America.

La prima tappa importante di questo percorso è stata certamente la pubblicazione del Libro Bianco di Jacques Delors, allora Presidente della Commissione. In esso, per la prima volta, è stata utilizzata l’espressione “società dell’informazione” e si è teorizzata la centralità dell’innovazione tecnologica nel campo delle telecomunicazioni e nel trattamento e circolazione delle informazioni, attribuendo a tale innovazione un ruolo chiave nel rivitalizzare le mature economie europee nella concorrenza con il vitale colosso statunitense.Per gli estensori del saggio, il passaggio dall’ICT alla società dell’informazione avviene con l’utilizzo sempre più massiccio e qualitativamente pervasivo delle nuove possibilità di produzione, gestione e trasmissione dell’informazione nei processi produttivi, dando vita alla cosiddetta new economy, espressione che sta ad indicare un mutamento strutturale nei processi di un modello produttivo che, giunto al culmine dell'industrializzazione, concentra conoscenze, capitali e forza lavoro nella produzione di servizi immateriali anziché di beni tradizionali. Essa è il frutto di ondate successive di innovazione tecnologica, iniziate negli anni ’60 nel campo dell’hardware, proseguito negli anni successivi con sviluppi sempre più innovativi del software e culminato con l’introduzione della ‘rete’ nella seconda metà degli anni ’90. Nella “nuova economia”, le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione rappresentano input ed output fondamentali del processo produttivo, indipendentemente dal settore cui vengono applicate, influenzando tutte le fasi del ciclo economico: dall’organizzazione aziendale al ciclo di vita del prodotto, dall’accesso a banche dati e servizi a nuove modalità di comunicazione e consumo. La società dell’informazione si sviluppa a partire da questo nuovo scenario produttivo, come generalizzazione degli effetti di una trasformazione che, partendo dal settore economico, innesca e potenzia imponenti trasformazioni sociali e culturali.Il potenziale offerto dall’interscambio rapido ed efficace di dati tra individui e organizzazioni disegna un nuovo modello economico, sociale e culturale; al centro del nuovo sistema produttivo vi è lo scambio di conoscenza, l'attività di raccolta, elaborazione e trasferimento delle informazioni.


La Commissione rifiuta però il rigido determinismo tecnologico insito nel concetto nord-americano, fatto proprio all’allora Vice Presidente degli USA Al Gore, di "autostrade dell'Informazione" e va oltre: si adotta il modello della distribuzione dei servizi di comunicazione, che mette in grado aziende e cittadini di utilizzare le nuove tecnologie e opportunità. Si dispiega, così, un ruolo nuovo delle tecnologie e ciò cambia nel profondo il lavoro e la vita degli individui: per vivere e lavorare nella Società dell'Informazione sono necessarie conoscenze sempre maggiori e aggiornate e la formazione, sinora relegata alla parte iniziale della vita, deve espandersi sul suo intero arco, diventare permanente. (4)


Il rapporto Bangemann e il Libro Verde


Un’altra tappa importante, immediatamente successiva alla pubblicazione del Libro Bianco, è stata la pubblicazione, nel 1994, di uno studio di un gruppo di economisti sulla Società dell’informazione, conosciuto come rapporto Bangemann . In esso erano presenti una serie di considerazioni e di raccomandazioni sulla definizione di un quadro normativo, da cui prendeva avvio il Primo piano di Azione (1996), “Verso la società dell’informazione in Europa” (5), con l’integrazione delle politiche comunitarie corrispondenti al nuovo paradigma produttivo.

Dello stesso anno è anche il Libro Verde (6), che operava un’importante svolta verso le problematiche sociali poste dall’ICT, soprattutto nel campo del lavoro e della formazione, presentandosi come una sintesi significativa del dibattito all’interno dei paesi membri; vi si avanzava l’idea che la frammentazione organizzativa e legislativa sull’argomento dovesse essere superata in direzione della disponibilità e tempestività dell’informazione pubblica per tutti i soggetti interessati, cittadini ed imprese.Alcune importanti questioni, relative al rapporto tra informazione, pubblica amministrazione e nuove tecnologie in materia di servizi pubblici al cittadino e alle imprese, vi erano messe a fuoco per agevolare una maggiore efficienza delle amministrazione pubbliche (il cosiddetto e-government) nella raccolta e diffusione di informazioni.


L’iniziativa eEurope – le politiche comunitarie per l’e-governement.


Il definitivo passaggio organizzativo per pianificare la politica comunitaria e coordinare le azioni dei singoli stati è stata la presentazione, al vertice europeo di Helsinki del dicembre 1999, dell’iniziativa eEurope – An Information Society for All. (7)

Gli obiettivi principali proposti erano sostanzialmente tre: 1) accesso più economico, rapido e sicuro a internet;2) investire nelle risorse umane e nella formazione;3) promuovere l’utilizzo di Internet. Il piano operativo, a sua volta, si basava su tre approcci principali: a) la creazione di un adeguato quadro giuridico;b) fornire sostegno alle nuove infrastrutture e ai nuovi servizi in tutta Europa; c) applicare il metodo aperto del coordinamento e dell’analisi comparativa.Qualche tempo dopo, nel marzo del 2000, il Consiglio europeo straordinario riunito a Lisbona ha fissato le linee strategiche valide per l’intera Unione, con l’intento di diventare “l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo”; in questo summit, la Commissione è stata incaricata di predisporre un Piano d’azione, denominato eEurope2002, fatto proprio dall’Unione al vertice di Feira del giugno dello stesso anno.In continuità con questo piano si pone anche l’iniziativa eEurope 2005 (8), che all’obiettivo strategico di creare un’economia dell’informazione, aggiunge, in questo nuovo action plan, l’ambizione di creare un “contesto favorevole agli investimenti privati e alla creazione di nuovi posti di lavoro, accrescere la produttività, modernizzare i servizi pubblici e garantire a tutti i cittadini la possibilità di partecipare alla società dell’informazione globale, [per mezzo di] servizi, applicazioni e contenuti sicuri basati su un’infrastruttura a banda larga ampiamente disponibile”. (9)Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi, il piano d'azione eEurope si articola attorno a due categorie di azioni che dovrebbero, secondo la Commissione, rafforzarsi a vicenda. Appartengono alla prima categoria le azioni relative a servizi, applicazioni e contenuti per i servizi pubblici online e l’e-business, mentre la seconda categoria riguarda l'infrastruttura a banda larga e le questioni di sicurezza. Secondo questo piano, entro il 2005 l’Europa dovrà dotarsi di:- moderni servizi pubblici on line- servizi di e-learning - servizi di e-health - un ambiente dinamico di e-business;e, come catalizzatori di tali sviluppi,- ampia disponibilità di accesso a banda larga a prezzi concorrenziali- infrastruttura di protezione dell'informazione.A sua volta, Il piano d'azione è strutturato attorno a quattro linee interdipendenti:innanzi tutto misure di politica generale, volte a riesaminare ed adattare la normativa nazionale ed europea; a rafforzare la concorrenza e l’interoperabilità; a sensibilizzare e a dimostrare l’impegno dei responsabili politici. Per il piano d’azione eEurope 2005 gli obiettivi principali sono i seguenti:collegare le pubbliche amministrazioni, le scuole e i centri di cura alle reti a banda larga;* offrire servizi pubblici interattivi, accessibili a tutti su piattaforme diverse;* fornire servizi sanitari on line;* eliminare gli ostacoli all’installazione delle reti a banda larga;* riesaminare la normativa relativa all’e-business* istituire una task force sulla sicurezza informatica.In secondo luogo, l’attuazione delle misure di politica generale dovrà appoggiarsi sullo sviluppo, l’analisi e la diffusione di esempi di buona prassi (best practices).

(continua)


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Note


1) Questa didascalica distinzione, naturalmente, deve tener conto delle reciproche e continue interrelazioni disciplinari in una metodologia che dovrebbe tendere alla convergenza delle conoscenze e alla interdisciplinarietà. Il riferimento d’obbligo è il saggio di G.BOCCHI e M. CERUTI, (a cura di) La sfida della complessità, Milano, Feltrinelli, 1985. Cfr. in particolare i saggi di E. MORIN e di E. LASZLO.

(2) La letteratura sulla società e sull’economia post-industriale è oramai imponente. Per gli scopi che qui ci interessano, ci limitiamo a richiamare il saggio di D. Bell, The coming of Post industrial society, New York, Basic Book, 1973 e quello di A. Touraine, La società post-industriale, Il Mulino, Bologna, 1970.

(3) Anche su questo punto ci limitiamo a fornire qualche riferimento di massima. Sulla questione della modernità si veda il classico di J.F. Lyotard, La condizione postmoderna.Rapporto sul sapere, Milano, Feltrinelli, 1981; alle sollecitazioni dell’autore francese ha criticamente risposto J. Habermas, soprattutto in Id. Il discorso filosofico della modernità, Laterza, Roma-Bari, 1987; un testo collettaneo interessante sull’argomento è G. Mari (a cura di), Moderno Postmoderno, Feltrinelli, Milano, 1987. Imprescindibile il lavoro di M. Castells, autore della trilogia L’età dell’informazione: economia, società cultura. In italiano si veda La nascita della società in rete. Egea, Milano, 2000. Altri studi significativi sono: Beniger J. R., Le origini della società dell'informazione, Utet, Torino, 1995; Gallino L., Globalizzazione e disuguaglianze, Laterza, Roma-Bari, 2000, Garibaldo F., Bolognani M., La società dell'informazione, Donzelli Editore, Roma, 1996. Un’ importante direttrice di studio riguarda la modifica delle condizioni del lavoro: si vedano i contributi di De Masi D., Il futuro del lavoro.Fatica e ozio nella società post-industriale, Rizzoli, Milano, 1999; Rifkin J., La fine del lavoro. Il declino della forza lavoro globale e l'avvento dell'era post-mercato, Baldini e Castoldi, Milano, 1997; Sassen S., Le città nell’economia globale, Il Mulino, Bologna, (1994); Sennet R., L’uomo flessibile, Feltrinelli, Milano, 2000. Sulle modifiche introdotte dalla tecnologia per l’esercizio della democrazia, si vedano i contributi di Rodotà S., Tecnopolitica, Editori Laterza, Roma-Bari, 1997 e Scheer L. La democrazia virtuale, Costa & Nolan, Genova, 1997. Sulla costituzione di un nuova dimensione antropologica e culturale originata dalle tecnologie digitali, cfr. Levy P., L’intelligenza collettiva.Per un’antropologia del cyberspazio, Feltrinelli, Milano, 2002.

(4) E’ in questi anni che s’inaugura la nuova stagione della formazione permanente e dell’educazione degli adulti. A partire da questo momento, le politiche della UE si orientano verso un cospicuo utilizzo di risorse per sostenere la continuing education; per un primo inquadramento si veda M. Tomassini, La società della conoscenza. La capacità di apprendimento fa la differenza sia per gli individui che per le organizzazioni, in Forma ed informa, 1996, n°2.


(6) Green Paper, Living and working in the information society: people first, COM (96) 389 def. Bruxelles, 1996

(7) Bruxelles, 14/06/2000.. Questa metodologia d’intervento permarrà in linea di massimo anche nel nuovo action plan del 2005. I risultati della raccolta dei dati e del raggiungimento degli obiettivi, insieme a tutti i documenti correlati, si trovano all’URL http://europe.eu.int/comm/information_society/eeurope/index_en.html

(8) Bruxelles, 28.5.2002 COM 263 definitivo.(9) Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e al Comitato delle Regioni, eEurope2005:una società dell’informazione per tutti, Bruxelles, 28/05/2002.COM (2002) 263, def.

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