sabato 27 dicembre 2008

Come combattere le paure planetarie (seconda ed ultima parte)


Altro aspetto che il summit ha cercato di analizzare è quello relativo ai processi di globalizzazione in corso, soprattutto a partire dai flussi economici, di immigrazione e multiculturali nei rapporti tra il Nord e il Sud del mondo.

A questo proposito, Bill Emmott, economista inglese, ha osservato che gli eventi che si sono verificati negli ultimi tempi nei mercati internazionali hanno ulteriormente amplificato sui media un sentimento di paura per i processi della globalizzazione. Ciò significa che i processi di globalizzazione sono la causa delle crisi dei mercati finanziari? A parere di Emmott, i fenomeni attuali sono intrinseci al capitalismo e non sono generati dalla globalizzazione; ciò che è cambiata, invece, è la percezione di questi fenomeni, dato che si rimane spesso ancorati a livello locale o nazionale. Da paladino del liberismo, conclude che la globalizzazione produce e diffonde benessere con grande rapidità, ma le turbolenze del capitalismo sono dovute ai suoi meccanismi interni, solo parzialmente correggibili.

A Emmott sembra rispondere Cristine Loh, Cina, capo dell'ufficio esecutivo del Civic Exchange, che auspica lo sviluppo di sistemi di collaborazione per incrementare le possibilità di dialogo tra tutte le nazioni. A questo proposito, sostiene la diplomatica cinese, è indispensabile riprogettare molte delle organizzazioni internazionali coinvolgendo anche i paesi emergenti. Daniel Bell, uno dei primi teorici della globalizzazione, che attualmente insegna in Cina, nel suo intervento al summit, ha argomentato come proprio in Cina si sia scelta una strada completamente diversa rispetto all'Occidente per contrastare l'ansia, dato che si sta operando per il ritorno alla tradizione confuciana vista come rimedio significativo nel processo di “detotalitarizzazione” che sta vivendo il gigante asiatico.

Un altro prestigioso economista, Jacques Attali, francese, avanza il sospetto che si sia passati da un'economia dell'ottimismo e della crescita ad un'economia della paura; questa paura, sostiene Attali, è il portato di una precisa scelta storica, l'adesione ad un modello di crescita centrato sul mercato, fisiologicamente basato sulla libertà, ma anche sulla precarietà e sul rischio. Anche la crisi attuale è inevitabilmente connessa con la paura, dato che le dinamiche psicologiche e i sentimenti sociali influenzano nel profondo le dinamiche economiche.

Ashis Nandy, sociologo e psicologo del Center for the Study of Developing Societies, India, concordando con le analisi di Attali, nota però che anche in questo caso si è verificata un certa autoreferenzialità dell'Occidente e che quando si è parlato dell'era dell'ansia, a partire dalle celebri analisi di E. Fromm, con il suo individualismo e l'avvento di una civiltà urbano-industriale, la parola timore riconduceva alla paura della solitudine, dell'alienazione, dell'anonimato, della perdita della consapevolezza. Coloro i quali parlavano di queste paure non prendevano in considerazione le paure meno rispettabili che si percepivano nelle terre più lontane dall'Occidente, come la fame, la perdita di dignità, dell'identità, l'umiliazione: erano considerati come sottoprodotti, come conseguenze di una fase storica ormai superata.

Per Gary Becker, premio Nobel dell'economia, tra le altre cose quello di cui si ha paura oggi è la disoccupazione dovuta all’utilizzo della manodopera in Cina o in altri Paesi in via di sviluppo e il dilagare della crisi dei mercati finanziari. Per Becker, il fattore centrale su cui puntare è la formazione: l’ignoranza porta alla paura e al disorientamento. Le persone devono credere nel ruolo dell’istruzione e della formazione professionale, per rendersi utili alla società e al superamento delle ansie contemporanee.

Infine, tra i traguardi che il Summit si è posto c'è anche quello di immaginare quale potrebbe essere l'evoluzione futura del concetto della paura, soprattutto in relazione al ruolo che la tecnica e la scienza giocano nell'alimentarla o nel contrastarla.

Due ci sono sembrati gli interventi più interessanti: quello di A. Giddens, teorico della terza via, saggista e politologo e quella di E. Boncinelli, scienziato di grande notorietà.
Il primo, prendendo ad esempio i rischi dovuti al global warming, nota come gli atteggiamenti di reazione al problema siano sostanzialmente di tre tipi: gli scettici verso il rischio, i profeti di sventura e gli scienziati.
Gli scettici dicono che non c'è un rischio per l'umanità e sostengono che non è il caso di preoccuparsi. Poi c'è la visione dei profeti di sventura: più il gas serra resta nell'atmosfera, maggiori saranno i danni. Questo è l'atteggiamento più frequente nell'opinione pubblica. Si tratta di una visione convenzionale, influenzata dal movimento verde. C'è di fatto un terzo gruppo di opinionisti: i radicali. Loro non sono giornalisti, osservatori casuali, ma sono scienziati. Secondo questo gruppo, il fenomeno del surriscaldamento globale è inquietante e procede velocemente. Non seguirà un percorso graduale, una crescita esponenziale, ma sarà improvviso, con conseguenze drammatiche.
Uno dei motivi per cui si ha paura è che molti fraintendono la natura del rischio, come nei comportamenti paradossali seguiti all'attacco alle Twin Towers: la reazione a quegli attacchi è stata di smettere di volare; il risultato è che si è preferita la macchina e quindi ci sono stati molto più incidenti stradali, con vittime che prendendo l'aereo si sarebbero forse salvate. In definitiva, conclude Giddens, la percezione del rischio non è comparabile con il rischio reale.
C'è poi il tema dell'amplificazione delle paure da parte della politica e dei media. I politici le amplificano per il proprio tornaconto.
Come si risponde al rischio in modo proficuo, si chiede Giddens? Introducendo più politica, una migliore politica, oltre gli schemi consueti e a cui siamo abituati. Bisogna abbandonare la solita politica che non ci farà considerare il cambiamento climatico come problema primario. Il cambiamento climatico non rientra in una categoria di destra o di sinistra. Occorre una visione radicale, che sarà la chiave della politica del futuro.
Per Boncinelli, dell'università Vita-Salute di Milano, le promesse mirabolanti del positivismo ottocentesco non sono state mantenute e la scienza non ha garantito a tutti felicità e saggezza. Provoca invece, la scienza, un crescente timore se non addirittura paura ma la paura, dice lo scienziato, è la peggiore ricetta. La scienza è molte cose insieme: primo, non è definitiva ma è affidabile ed è fonte di molte applicazioni pratiche ed utili; chi ieri nasceva miope era handicappato, oggi no. In secondo luogo è – o dovrebbe far parte a pieno titolo del processo culturale – ma in Italia accade raramente. In terzo luogo, è una forma mentis che aiuta lo spirito critico e che aiuta a giudicare ed a essere giudicati. Poi, riferendosi al suo campo specifico di interesse, molto resta ancora da fare e da studiare, dice Boncinelli. Noi conosciamo del nostro patrimonio genetico solo il 3% e il resto deve essere ancora studiato e compreso. C'è ancora molto da conoscere; chi agita la paura è perchè spesso ha solo l'intenzione di esercitare un controllo sociale e di mantenere intatto il suo potere.

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Bibliografia essenziale

Bauman Z., Modus Vivendi. Inferno e utopia nel mondo liquido,Laterza, Bari, 2007

Becker G. S., Il capitale umano, Laterza, Bari, 2008

Bell D.A., China's New Confucianism: Politics and Everyday Life in a Changing Society, Princeton University Press, Priceton, 2008

E. Boncinelli, E. Severino, Dialogo su etica e scienza, Editrice San Raffaele, Milano, 2008

Castel R., La discriminazione negativa. Cittadini o indigeni? Quodlibet, Macerata, 2008

Furedi F., Invitation to Terror, Continuum Press, London, 2007

Furedi F., Politics of Fear, Continuum Press, London, 2005, second edition, Continuum Press, 2006

Giddens A., L' Europa nell'età globale, Laterza, Bari, 2007

Hillman J., Un terribile amore per la guerra, Adelphi, Milano, 2005

Maffesoli M., La trasfigurazione del politico. L'effervescenza dell'immaginario postoderno,Bevivino, Milano, 2008

Nandy A., Time Warps: The Insistent Politics of Silent and Evasive Pasts, Permanent Black, Delhi, 2001;

Natoli S., La mia filosofia. Forme del mondo e saggezza del vivere, ETS, Pisa, 2008

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