mercoledì 14 gennaio 2009

Forme moderne di esclusione sociale: il caso del digital divide (divario digitale)



L'espressione digital divide, circolata negli ultimi anni, ha una storia tutto sommato breve ma a suo modo significativa.
Questa locuzione, che sta ad indicare la “distanza” - o addirittura l'esclusione - economica, culturale e sociale che si può creare a partire dalla diversità delle risorse a disposizione per l'accesso alla Rete, acquista una rilevanza davvero notevole solo se riflettiamo su quanto Internet renda possibile l'accesso a tecnologie fino a poco tempo fa alla portata di pochi eletti e che adesso sono disponibili per tutti, e su come la Rete offra oggi inedite possibilità di comunicazione, di cooperazione, di condivisione dei saperi, di innovazione e di divertimento.(1)

Queste innumerevoli tecnologie, per essere davvero a disposizione di tutti, dipendono però dal grado di apertura della Rete e a sua volta l'apertura e l'accessibilità dipendono dagli standard tecnici che via via si impongono e dalle leggi che ne regolano il funzionamento.
Le regole di uso della Rete, attualmente, vedono un inasprimento degli aspetti repressivi delle norme e la creazione di specifici standard tecnologici che tendono a limitarne l'apertura e la facilità di accesso, attraverso l'uso di software proprietario con rigidi criteri di usabilità. (2)

Se alla scarsità sull'offerta creata per via artificiale dalle leggi e dai dispositivi tecnici aggiungiamo anche la diseguale distribuzione delle risorse dal lato della domanda, cioè dai fruitori di Internet, si potrà intuire quanto la libertà d'accesso alla rete possa essere sostanzialmente condizionata dalle disuguaglianze di reddito a disposizione, dall'analfabetismo informatico e dalla carenza o scarsità di infrastrutture tecnologiche adeguate. (3)

La situazione in Europa

Qualche mese fa, è stato pubblicato un importante documento della Commissione Europea che presenta i risultati di un'indagine di medio termine intorno allo stato di avanzamento delle politiche europee contro il digital divide – inserite nel più generale progetto denominato i2010. (4)

In esso è possibile ritrovare dati e informazioni provenienti da altri studi svolti dall’Unione su tutti i paesi membri e ci consente di mettere a fuoco alcuni elementi di esclusione sociale per un gran numero di cittadini.
I punti che ci sono sembrati più interessanti sono i seguenti:

Il 2007 è stato un anno importante per la diffusione di Internet in Europa; è stata superata la fatidica soglia del 50% (esattamente il 51%) dei cittadini “connessi”, cioè utenti che navigano in Rete con una qualche regolarità. Tuttavia, come spesso accade, il dato medio europeo nasconde molte differenze fra i diversi stati membri. Secondo uno studio Eurostat citato nel report, in Italia risulterebbe che circa il 34% della popolazione si connette regolarmente a Internet, con una crescita nel periodo 2005-2007 di circa il 6%.
Un dato che non cresce in maniera così rapida come si vorrebbe, anche per ragioni infrastrutturali, è la diffusione della banda larga. Si è infatti notato che fra i fattori che incoraggiano un uso frequente e maturo, qualitativamente diverso, di Internet, vi è l’utilizzo della banda larga, alla cui diffusione è dedicata buona parte del documento che stiamo analizzando.
La penetrazione sulla popolazione della banda larga nei paesi europei è solo del 20% della popolazione in Europa. I paesi con la maggior penetrazione di banda larga sono i paesi nordici, attorno al 30%. L’Italia si colloca sotto la media europea, con solo il 17,3%. Come si vede, siamo ben lontani da cifre da piena inclusione e si può affermare che la diffusione della banda larga nel nostro paese riguarda solo una minoranza.
- Avere o non avere accesso a Internet veloce influenza significativamente i modi d’uso della Rete e dei suoi servizi. Le differenze nell’uso di internet con e senza banda larga non riguardano tanto i servizi più semplici e che richiedono meno banda, come la posta elettronica, ma i servizi avanzati come il download di giochi, musica e film, o l’Ip TV.
Le differenze riguardano anche i modi d’uso all’interno di paesi che hanno livelli d’accesso elevati, laddove possono verificarsi forti disuguaglianze fra territori diversi e il documento evidenzia che differenze davvero rilevanti permangono tra categorie socioeconomiche diverse.
Queste differenze influiscono sul ritmo di sviluppo economico della società, strutturalmente associato all’uso delle tecnologie Ict . e se non si riesce a garantire a tutti non solo la possibilità dell’accesso, ma la possibilità di usare internet in maniera matura, come detto, i rischi di sviluppo diseguale aumentano enormemente.
A incidere sulla diffusione della banda larga vi sono ragioni anzitutto infrastrutturali, con i vari paesi dell'Unione che hanno politiche di sviluppo differenziate e con un'ottica ancora legata alle Reti nazionali. Le tecnologie sono ancora in evoluzione e, specialmente quelle mobili, potranno ancora disegnare un impatto della Rete sulla società che non riusciamo adesso a immaginare pienamente, ma è ragionevole attendersi cambiamenti significativi per le nostre abitudini; senza politiche di inclusione, però, il differenziale fra “alfabetizzati” informatici e “non alfabetizzati” rischia di aumentare.
Le politiche adottate in questo settore mostrano un panorama di luci ed ombre. Alcune sembrano funzionare bene, come ad esempio per l'e-governement. Altre azioni evidenziano un sostanziale fallimento, come quello sull'accessibilità per i cittadini disabili. In Europa solo il 5% dei siti si può definire accessibile, nonostante “La carta di Riga” fissasse come obiettivo il 100% entro il 2008. (5)

La situazione italiana

Nel contesto delle azioni comunitarie progettate per ridurre le disuguaglianze dovute allo sviluppo diseguale della società dell'informazione, l'Italia conserva una sua specificità marcata, dovuta soprattutto ad alcuni problemi storici.
In primo luogo, la grande differenza di accesso alla Rete tra Sud e Nord del Paese.
In secondo luogo, l'assenza di una infrastruttura tecnica che raggiunga i centri piccoli e le località distanti dai grandi centri urbani.
Con il piano eEurope 2002, il Governo italiano ha elaborato un programma pluriennale per superare i cronici problemi infrastrutturali del nostro Paese in termini di facilità e di economicità di accesso alla Rete. Nonostante i passi avanti compiuti, tuttavia, molti studiosi concordano nel ritenere che il vero problema del divario digitale si manifesta soprattutto sul piano della carenza infrastrutturale.
Milioni di cittadini sono esclusi dal collegamento veloce ad Internet, dalla cosiddetta banda larga. Tecnicamente, si definisce banda larga un accesso posizionato intorno ad un valore soglia di circa 1 Mbit/sec.
A questo livello di accesso, la copertura del territorio è costantemente sotto la media europea mentre in alcuni Stati si può già affermare che si è vicini alla copertura pressoché completa.
E' vero, peraltro, che questa copertura è assicurata con un mix tecnologico che in Italia stenta ad affermarsi, dato che solo negli ultimi tempi sembra prendere piede il ricorso alle reti wireless.
La recente disponibilità della tecnologia WIMAX, in grado di superare alcuni problemi strutturali delle reti wifi (come ad esempio l'impossibilità di ricevere il segnale se il ricevente si muove al di sopra di una certa velocità), potrebbe aiutare a risolvere in modo definitivo il problema dell'accesso alla Rete di privati, imprese, ricercatori, scuole, università, ecc. (6)

Oltre un anno fa, l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha aperto una Consultazione pubblica sull’introduzione di tecnologie di tipo Broadband Wireless Access (BWA) e nel mese di ottobre 2007 si è tenuta un'asta per la vendita di concessioni delle frequenze ancora libere.
L'asta prevedeva delle concessioni provinciali o regionali di durata decennale, con l'assegnazione ad un WiSP di un'esclusiva del servizio su un determinato territorio.
L'asta si è conclusa nel febbraio del 2008 con l'assegnazione di tutte le licenze, con un incasso per l'erario di circa 136 milioni di euro. (7)
Si spera che l'uso di questa tecnologia possa, se non risolvere l'annoso problema del divario digitale nel nostro paese, almeno alleviarne gli effetti più perversi e porre rimedio alla difficoltà di accesso a quel gigantesco collettore di idee e informazioni che è diventata Internet in questi ultimi anni.



Note

(1)Il termine digital divide è stato usato per la prima volta dall'amministrazione Clinton per indicare la disomogeneità dell'accesso e della fruizione dei servizi informatici della popolazione statunitense. Sull'importanza di Internet per l'economia e la cultura nelle società contemporanee, si veda il fondamentale lavoro di M. Castells, La nascita della società in rete. Egea, Milano, 2000.
(2)E' il caso dei DRM, Digital Right Managements, veri e propri lucchetti digitali predisposti dalle Società produttrici di contenuti audio, video, giochi, ecc. che limitano o impediscono l'accesso a determinati contenuti o prodotti.
(3)In assenza di interventi, il digital divide potrebbe incrementare le già esistenti diseguaglianze di tipo economico. Si pensi a quanto possa incidere in termini di mancato sviluppo la mancanza di reti infrastrutturali di comunicazione per i paesi in via di sviluppo o per interi continenti, come nel caso dell'Africa. Per la gran parte dei paesi poveri, l'assenza o la scarsità di reti di telecomunicazione aumenta in modo drammatico la distanza dai flussi delle informazioni, delle conoscenze e in definitiva della ricchezza connessa al settore delle comunicazioni. Per questi motivi è stato proposto un ambizioso piano delle Nazioni Unite per colmare questo gap. Vedi http://www.un.org/millennium/sg/report/summ.htm. Nel discorso del Millennio dell'allora Segretario K. Annan, si trovano alcune indicazioni sulla diffusione delle ICT nei paesi poveri.
(4)Vedi COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS - Preparing Europe’s digital future -i2010 Mid-Term Review -Volume 1: i2010 — Annual Information Society Report 2008 -Benchmarking i2010: Progress and Fragmentation in the European Information Society. Si trova all'indirizzo:
http://ec.europa.eu/information_society/eeurope/i2010/docs/annual_report/2008/sec_2008_470_Vol_1.pdf.
(5)Vedi http://ec.europa.eu/information_society/events/ict_riga_2006/index_en.htm
(6)Il WiMAX (acronimo di Worldwide Interoperability for Microwave Access) è una tecnologia che consente l'accesso a reti di telecomunicazioni a banda larga e senza fili. L'acronimo è stato definito da WiMAX Forum, un consorzio formato da più di 420 aziende. Questa tecnologia supporta velocità di trasmissione di dati condivisi fino a 70 Mbit/s in aree metropolitane.
(7)Vedi http://www.comunicazioni.it/ministero/ufficio_stampa/comunicati_stampa/pagina179.html
Per sottolineare l'urgenza del problema del divario digitale, sentita dalle fasce di popolazione più attente alla disponibilità e diffusione delle tecnologie più avanzate, citiamo una battagliera associazione che sul suo sito aggiornatissimo diffonde analisi e proposte sul fenomeno del DD nel nostro paese: http://www.antidigitaldivide.org/index.php?module=CMpro&func=listpages&subid=2
Tra le altre cose, si è fatta promotrice di una campagna per l'abolizione del Canone Telecom e per la riduzione delle tariffe per la connessione ADSL.
Per vedere la copertura territoriale dell'ADSL si veda il portale Alice all'indirizzo: http://adsl.alice.it/assistenza/anti_digital_divide.html

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