sabato 28 marzo 2009

Usi e significati del termine globalizzazione (ultima parte)


Dopo aver dato qualche elemento per orientarsi nella descrizione di un fenomeno difficile da circoscrivere e sfuggente a molte categorie analitiche, c'è da chiedersi, per riprendere un punto importante della discussione in corso, se siamo di fronte ad un evento del tutto nuovo, che si è andato concretizzando negli ultimi anni in virtù della coincidenza di alcune prepotenti innovazioni politico-tecnologiche, oppure lo stadio attuale è solamente una fase di un processo che data da diversi secoli e che ha conosciuto solamente una impressionante accelerazione?

A qualsiasi ambito si applichi (economico, delle comunicazioni, ecologico, etc.) questo rimane un quesito chiave nel dibattito in corso.
Sarà opportuno richiamare qui alcune"visioni" della globalizzazione, in modo da offrire un terreno comune di discussione.

Tra i sostenitori dell'idea che la globalizzazione rappresenti un processo di lunga data vi è uno dei primi analisti del fenomeno, I. Wallerstein, neomarxista, al quale va attribuita l'idea di “sistema-mondo”, un'idea per la quale la globalizzazione rappresenta un processo secolare, caratterizzato da una progressiva espansione capitalistica che parte all'incirca con l'arrivo sul continente americano di Cristoforo Colombo e prosegue sino a noi.

Anche per P. Hirst e G. Thompson, la globalizzazione non rappresenterebbe una novità nella storia mondiale, essendosi già verificate condizioni simili ed addirittura di superiore apertura ed integrazione in altre epoche storiche, ad esempio tra il 1870 e il 1914, poichè l'attuale economia internazionalizzata deriva da una serie di eventi che originano dallo shock petrolifero degli anni '70.

Un altro riferimento significativo è rappresentato da R. Robertson, che si sforza di analizzare la globalizzazione come ambito unitario, dove viene assegnata grande importanza ai meccanismi culturali di integrazione; per l'A. cresce la consapevolezza della coscienza del mondo come "un tutto" e tale consapevolezza potrebbe agevolare l'interdipendenza e l'integrazione sociale.

Per U. Beck, il teorico della seconda modernità, occorre avere un approccio prudente alla globalizzazione, anche se i rischi connessi alla globalizzazione possono determinare dei processi politici del tutto nuovi per quella che l'A. chiama una "seconda modernità", fondata su valori di uguaglianza, libertà e capacità di informazione.

Contrariamente a Hirst e Robertson, S. Huntington, le cui tesi sono state usate anche nello scontro politico ed ideologico corrente, abbandona il campo strettamente economico e privilegia un'analisi sostanzialmente culturale. A suo parere, la globalizzazione rappresenta un momento di uno scontro tra “civiltà”, intese come elementi di identità di vaste porzioni di umanità. In questa visione, l'egemonia occidentale - vista anche in termini religiosi - verrebbe a confrontarsi con altre civiltà emergenti – come quella islamica - con esiti potenzialmente sfavorevoli.

Meno ottimista è un altro importante analista, A. Giddens, per il quale la globalizzazione è l'intensificazione di relazioni sociali mondiali colleganti tra loro luoghi anche distanti, tanto che eventi locali possono essere determinati da eventi sorti a distanze estremamente ampie; tuttavia, afferma Giddens, tale processo è un processo dialettico aperto e non è esattamente determinato.

Uno stesso fenomeno viene dunque letto attraverso lenti interpretative diverse, accentuando ora i rischi ora le opportunità.
In definitiva, sembra prefigurarsi una distinzione tra la globalizzazione e globalismo economico. Mentre la globalizzazione sembra un processo irreversibile, piena di rischi ma anche di opportunità anche se sembra piuttosto controverso definirne la novità o la continuità con la storia , il cosiddetto globalismo economico sembra connotato da uno spirito predatore e antisolidaristico, tanto da prefigurare la scomparsa di ogni forma di welfare, col suo sottrarsi sempre più ai costi fiscali e paradossalmente al lavoro stesso.

Più in generale, la crisi del sistema di stati-nazione viene sempre più accelerata proprio quando ci si trova di fronte ad una crisi di dimensioni planetarie e le più importanti decisioni a carattere economico, politico o ambientale vengono prese al di fuori della consueta cornice istituzionale degli stati.
Da più parti, a questo proposito, si invoca la necessità di una governance globale, proprio in virtù della maturità riconosciuta dei processi di integrazione globale. Non c' è però un Trattato di Westfalia all'orizzonte. Anche l'UE, che ha accelerato i processi di integrazione politica ed economica, è in una fase di stallo e, come al solito, segue a vista le decisioni dei paesi guida, Francia e Germania in testa.

Avanzano poi altri attori sulla scena, distinti dagli Stati-nazione e in grado di costruire legami transfrontalieri, sia in senso economico che culturale. Si tratta di quei soggetti che vengono categorizzati come Terzo settore, un contenitore del tutto particolare che raccoglie al suo interno fenomeni e tendenze del tutto eterogenee, come il commercio “equo e solidale”, la crescita del volontariato e delle attività di solidarietà e di cooperazione, l'autorganizzazione di gruppi attivi su vari temi, come l'ambiente e i diritti umani, così come la nascita e la diffusione di organizzazioni sociali private spontanee, con diffusione internazionale, che si propongono di controllare, contrastare o regolare i fenomeni legati alla globalizzazione.
Questo lungo excursus ci ha almeno fornito un'idea di globalizzazione: si tratta di un insieme variegato e non sempre facilmente interpretabile insieme di fenomeni.
Ma, considerando che si tratta di un processo ancora in atto, la globalizzazione si presenta come un Giano bifronte, e rimane a disposizione di tutti come rischio e come risorsa per il futuro.

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Bibliografia essenziale


Immanuel Wallerstein, Il sistema mondiale dell'economia moderna, 3 voll. Il Mulino, Bologna 1978, 1982, 1995).

P. Hirst, G.Thompson, La globalizzazione dell'economia, Editori Riuniti, Roma, 1997,

Z. Bauman, Globalizzazione e glocalizzazione, Armando Editore, Roma 2005.

Z. Bauman, Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Laterza, Roma-Bari 2001,

A. Giddens, Le conseguenze della modernità., il Mulino, Bologna 1994

R. Robertson, Globalizzazione. Teoria sociale e cultura globale, Asterios, Trieste 1999

Ulrich Beck, Che cos'è la globalizzazione. Rischi e prospettive della società planetaria, Asterios Editore, Trieste, 1999

S.Huntington, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale,Garzanti, Milano, 2000

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