martedì 8 dicembre 2009

Il concetto integrale di salute nella sicurezza sui luoghi di lavoro. (prima parte)


Come ci ricorda spesso la cronaca, con il continuo riproporsi di tragici incidenti sul lavoro, Il tema della salute e sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro è uno di quelli che occorrerebbe affrontare, oltre che con il doveroso impegno della denuncia, sempre più in termini di prevenzione e di misure organizzative adeguate.

Numerose discipline e studi specialistici, come l’ergonomia, lo studio dei sistemi organizzativi, la psicologia del lavoro, ecc. si sono negli ultimi tempi sempre più affiancate al legislatore nel proporre un adeguamento della nozione di salute, ampliando e precisando in modo considerevole la definizione del bene giuridico da proteggere nella fattispecie della sicurezza sul lavoro.

Come previsto dal Decr. Leg.vo 81/08, Il datore di lavoro è responsabile, oltre che della sicurezza fisica di base dei propri dipendenti, anche della salute mentale e sociale dei propri dipendenti e deve adeguare la propria competenza, accrescendo le proprie conoscenze in materia, alla luce del nuovo “bene giuridico da proteggere”. (1)

Egli dovrà gestire il suo potere decisionale, peraltro, con una mutata e specifica definizione di “salute” (art. 2, c.1, lett. o), alla quale il datore di lavoro dovrà prestare interesse particolare poiché essa è da intendere come uno “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità”.

Il nuovo dettato legislativo, ampliando in modo significativo la nozione di salute, ci offre una interessante e preziosa opportunità di stabilire con precisione il bene giuridico da proteggere. (2)

La nuova formulazione, peraltro, ci conduce a riflettere su alcune conseguenze significative.

In primo luogo, la salute, presa in considerazione nella recente formula, è, infatti, una condizione, vale a dire una situazione personale e collettiva sul lavoro che deve permanere nel tempo.
Questa condizione, come ci chiarisce la definizione in esame, non consiste, secondo un’interpretazione minimalista sin qui prevalente, “solo in un’assenza di malattia o d’infermità”.

In secondo luogo, se sospendiamo per un momento la disquisizione in punta di diritto sui profili di responsabilità del datore di lavoro in ordine alla sicurezza lavorativa,
Il mantenimento di tale condizione è, evidentemente, pur sempre rilevante, ma non
sufficiente a rendere il datore di lavoro esente da eventuali responsabilità;

Infatti, lo stato di salute considerato degno di protezione è quello del “completo benessere”.
Il grado della salute, la condizione di benessere, che il legislatore chiede che sia perseguito, corrispondono all’appagamento e alla soddisfazione, beninteso relativamente alla sola vita lavorativa;

La dimensione della salute nel suo dato più elementare, vale a dire nel suo aspetto fisico, continua a rappresentare una categoria essenziale da proteggere. Ma la tutela innanzitutto fisica è da perseguire, secondo la nuova nozione, ad un livello elevato, rappresentato, come si è detto prima, da “pieno appagamento”.

(continua)

NOTE
1) Secondo il DLgs 81/08, all’art. 2, c. 1, lett. b), infatti, il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa.
2) Come esplicitato nello stesso Decr. Leg.vo n. 81/08: “l’oggetto” da proteggere con la disciplina citata è rappresentato, proprio da quanto espresso nell’art. 2, c. 1, lett. o), la “salute”. Questo concetto di salute è frutto delle oramai celebre definizione data dall’OMS nel 1948 nel suo Statuto. Da notare che ci sono voluti sessant’anni per accoglierlo come criterio guida, nonostante i dibattiti che da diversi anni esistono intorno a questa definizione. Riandando alla storia, è solo dal ‘700 che abbiamo una medicina scientifica, che richiama il metodo di Ippocrate dell’osservazione. Il modello bio-medico, nato insieme alla società industriale, si occupa più della patologia, delle malattie, che non della salute e delle condizioni materiali e lavorative delle popolazioni. E’ solo negli ultimi decenni che si è affacciato il concetto di salute globale, che porta con sé un modello di salute abbastanza diverso da quello conosciuto sin qui e che intende l’individuo come unità psicofisica e non come portatore di singoli organi. Inoltre, acquista rilevanza maggiore l’interazione con l’ambiente circostante, anche nell’eventualità di un ricorso sempre più intenso alle cure genetiche e agli interventi sul DNA. E’ dal rapporto dinamico tra codici genetici ed ambiente che si profila l’esigenza di un nuovo modello di salute.

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